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IL MARTIRIO DELLA PASSIONE
PERMANE NELL’INTIMO
(1942-1955)
Nell’anno 1942 avviene
un mutamento nel modo di rivivere la Passione.
Si è ottenuta
finalmente la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, quindi
cessano le manifestazioni esteriori della Passione, che avevano lo scopo di
sollecitarla.
Il 3 aprile 42 è
venerdì santo. Alexandrina si aspetta di rivivere, dalle 12 alle 15, la Passione,
come al solito: scendere dal letto e riprodurre quelle tragiche scene. Invece,
alle 11.30 si sente dire da Gesù:
“Non temere, figlia mia: non sei più crocifissa. (nella forma
consueta).
La crocifissione che senti è la più dolorosa che si possa
immaginare nella storia. Ti porterò con me in Cielo. (aggiunge per
confortarla).
Lei stessa parla
dell’aumento delle sofferenze.
Gesù mi ha sospesa la crocifissione. Mi pare che mi abbia
sospeso la vita. (...) Non ho la sofferenza della croce, non mi sento su di
essa, mi si è nascosta completamente. Ma ho una croce ancora maggiore: sono
maggiori le mie sofferenze. S (24-5-42)
Al Processo diocesano
la sorella Deolinda depone:
Dopo il 1942 terminarono le manifestazioni esteriori della
Passione, ma continuò fino alla morte a soffrire interiormente i tormenti della
Passione e continuarono le estasi dei venerdì, fino alla morte, più brevi e che
udii chiamare “estasi dolorose”. (Summ, p.223)
Inoltre, i tormenti
della Passione non sono più limitati ai venerdì.
Il 19 giugno 46
Alexandrina rispondeva a don Umberto, che l’aveva interrogata
in proposito:
In altri tempi questi sentimenti e dolori (relativi alla
Passione) li provavo specialmente durante le tre ore del venerdì, dalle 12 alle
15; i dolori della Passione si susseguivano in ordine. Oggi no: lo sgomento per
questi dolori perdura quasi sempre, al martedì, al mercoledì, al giovedì e anche
al venerdì. In ore non fisse, provo ora questo ora quell’altro tormento della
Passione. (PGA, p 12)
Se è ormai raggiunto
lo scopo della consacrazione del mondo, perché soffrire ancora tanto?
Il continuare a patire
in forma intima ma sempre molto dolorosa la tragedia della Passione ha una
grande finalità: continuare la missione di corredentrice, raggiungendo
un’assimilazione sempre meno imperfetta alla Vittima divina, fino ad arrivare a
quella unione trasformante che abbiamo visto!
Stimmate e piaghe occulte
Alexandrina, quando si
era offerta per ogni sofferenza, aveva chiesto a Gesù che nulla apparisse
all’esterno. E Gesù glielo concesse; così, delle stimmate e delle altre piaghe
sentiva gli atroci dolori, ma nulla appariva.
Il mio corpo è stato in tutti questi giorni il divertimento del
mondo intero.
Sentii come se tutta l’umanità si deliziasse nel martirizzarmi.
Il mio capo fu coronato di acute spine: il dolore penetrava nel
cervello, negli occhi e nelle orecchie; il corpo fu flagellato fino a rimanere
infranto; le mani, i piedi, il cuore furono aperti con grandi piaghe.
E questo, posso dire, avveniva continuamente.
Rimanevo spossata e piena di timore per tanto soffrire. S
(27-9-46)
Ho sempre continuato a soffrire come se avessi le piaghe aperte
nel mio cuore, nelle mani e nei piedi; tutto il mio corpo dilacerato, il capo
cinto e profondamente coronato di spine. Le sento. E talvolta ebbi la visione
del
sangue che cadeva in pioggia dal capo, bagnando il corpo e anche
la terra.
Se in tutti i giorni sentii tutto questo molto al vivo, ieri,
giovedì, ancora di più.(...) S (11-7-47)
E la Mammina, sempre come chi sta sulla stessa croce, stava a
condividere lo stesso dolore, lo stesso martirio e folle di amore nello stesso
fine di salvezza.
Le spade del suo Santissimo (Santissimo) Cuore entravano
nel mio, me lo ferivano tutto. Io sentivo come se i chiodi delle piaghe (di Gesù)
e le spine del capo penetrassero, ferissero continuamente, e mi davano
l’impressione che si muovessero in dentro e in fuori. Fu ben doloroso questo
martirio!
E compresi che non era sofferenza di alcune ore, ma che sarebbe
durata fino a quando il mondo fosse esistito!
Fu quanto mi fece capire Gesù. S (10-9-48)
E comprendiamo noi
oggi?!
La sofferenza viene
aumentata talvolta dal sentirsi oggetto della giustizia divina, in quanto
vittima.
Un Cielo oscuro, un Cielo di tremenda giustizia è piombato su di
me ed è rimasto a lampeggiare: che rimbombo, in esso! Scoppia come bombe, si
apre in fuoco e incendia la Terra.
Io, tra la Terra e questo Cielo di giustizia, schiacciata da
essa!
Le piaghe si aprono di più e sanguinano più abbondantemente, le
spine del capo e del cuore penetrano più profondamente, le spade e la lancia non
cessano di ferirlo. S (10-10-47)
Poco più di tre mesi
dopo, Gesù le chiede ancora un aumento di sofferenza!
“Accetti, sposa cara, oltre alla sofferenza della croce, delle
piaghe e delle spine, di rimanere col cuore e col petto corrosi e come se
fossero disfatti dalla lebbra?
E’ perché non soffra io e perché i peccatori non siano per
sempre corrosi dalla lebbra del peccato. Ah, figlia mia, tanti peccati! In quale
stato orrendo si trova il mondo!”
“Perdonate, Gesù, perdonate sempre! ( risponde con la sua
solita generosità).
Passate a me tutto, che io tutto accetto, sempre fiduciosa solo
in Voi”. S (30-1-48)
Ma le sofferenze
crescono al punto che crede di non farcela.
Alzo gli occhi al Cielo perché i miei sguardi dicano tutto al
Signore. Non posso più vivere qui. Se Gesù non viene a prendermi, io, ormai
senza vita, muoio. S (15-6-51)
Gesù la incoraggia
assicurandole che sarà perseverante sino alla fine.
“Coraggio, coraggio! Lascia sanguinare misticamente i tuoi piedi,
le tue mani, il tuo cuore, il tuo capo, tutto il tuo essere.
Ti ho crocifissa perché mi hai dato il consenso. Ti ho preparata
per questo atto eroico, per questa accettazione.
Hai corrisposto. Sei stata fedele e sempre sarai fedele al tuo
Signore”. S (10-4-53)
Alcuni sollievi
Gesù sa bene fin dove
può arrivare la resistenza della sua cara vittima e, quando è necessario,
interviene a procurarle un po’ di sollievo. Alle volte manda l’angelo custode a
mettere sulle piaghe un balsamo che allevia il dolore, alle volte opera Lui
stesso.
Ma osserviamo come
tutto ha un significato che va oltre l’azione materiale.
Gesù mi fece sedere sul suo grembo, mi fece reclinare il capo
sul suo divino costato e trasse fuori dalle sue sacre piaghe un non so che cosa
e, versandolo nelle mie mani e facendolo scorrere sui miei piedi, mi disse:
“Figlia mia, trasmetto balsamo dalle mie piaghe alle tue,
occulte ma dolorose, ben profonde, affinchè le tue mai seminino attraverso le
piaghe dolorose la mia semente divina e i tuoi piedi, che non camminano,
mediante le piaghe aperte strapino dai cammini errati le anime che corrono verso
la perdizione”.
Passò poi sul mio capo lo stesso balsamo e poi trasse dal suo
divin Cuore aperto altro balsamo e, versandolo nel mio, aggiunse:
“Trasmetto balsamo dalle ferite del mio sacrosanto capo al tuo,
per alleviare il dolore delle tue spine affinchè tu, resa più forte, possa con
questa sofferenza strappare dagli spiriti le cattive tendenze e i pensieri
iniqui che tanto mi offendono.
Dal mio Cuore divino trasmetto balsamo d’amore al tuo, balsamo
di fuoco affinchè tu mi ami e mi faccia amato, affinchè tu accenda questo fuoco,
questo amore, affinchè tu possegga sempre la tenerezza, la dolcezza del mio.
Passa la tua vita a fare il bene a mia imitazione”.
Trasse dalle sue labbra nuovo balsamo
che passò alle mie, aggiungendo:
“Questo balsamo è perché le tue labbra si fortifichino e possano
muoversi per parlare del mio amore alle anime e per consigliarle, con la luce
dello Spirtio Santo, a riconciliarsi con me, a seguire la mia legge.(...)
Riposa, dormi qui il tuo sonno d’amore e chiedi che io sia amato”.
S (1-9-50)
Nell’opera di conforto
non può mancare la cara Mammina!
La cara Mammina mi accarezzò e mi alitò su tutte le piaghe del
mio corpo. Mi fece sentire che nello stesso tempo passava a me il suo amore
santissimo. (Mi disse):
“Ripara, figlia mia, il mio Cuore Immacolato ferito dalle stesse
spine che feriscono quello di Gesù. Riparare il mio è riparare il suo.
Fa’ tutto quanto Egli ti chiede: tra poco avrai come ricompensa
il Cielo con tutta la gloria.(...)”.
Per congedarsi, Gesù mi disse:
“Coraggio, figlia mia, offrimi il tuo dolore.
Qualunque cosa avvenga, io sono sempre il tuo Gesù, la tua forza.
Coraggio, coraggio!” S (2-6-51)

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