Alexandrina de Balasar

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AMORE  A  GESU’

 

Il suo amore a Gesù è tanto forte che la fa soffrire per l’mpressione di non saper amare abbastanza.

Si rivolge alla cara Mammina:

“Mammina, vieni con me ai tabernacoli, vieni a coprire d’amore il mio Gesù. Offrigli tutto quanto avverrà in me, tutto quanto sono solita offrirgli, tutto quanto si possa immaginare, come atti d’amore per il nostro Signore sacramentato” (...)

“O Gesù, c’è qui Mammina, ascoltala! E’ Lei che ti parlerà per me”. (...)

“O mio Gesù,

io voglio che ogni dolore che sento, ogni palpito del mio cuore, ogni mio respiro, ogni secondo che passerò

siano atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Voglio che ogni movimento dei miei piedi, delle mie mani, delle mie labbra, della mia lingua, ogni aprirsi e chiudersi dei miei occhi, ogni lacrima, ogni sorriso, ogni gioia, ogni tristezza, ogni tribolazione, ogni svago, dispiacere, contrarietà

siano atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Voglio che ogni lettera alfabetica delle preghiere che io reciti o oda recitare, ogni parola che io pronunci o oda pronunciare, che io legga o oda leggere, che io scriva o veda scrivere, che io canti o oda cantare

siano atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Voglio che ogni bacio che ti do sulle tue sante immagini, su quelle della tua e mia cara Mammina, dei tuoi santi e sante

siano atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Voglio che ogni goccia di pioggia che cade dal cielo sulla terra, che tutta l’acqua che il mondo contiene, offerta a gocce, che tutta l’ arena del mare e tutto quanto il mare contiene

siano atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Ti offro le foglie degli alberi, tutti i frutti che possono avere, i fiori offerti petalo per petalo, tutti i granelli di semente di cereali che possono esservi nel mondo e tutto quanto contengono i giardini, i campi, i prati e i monti; offro tutto

come atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Ti offro le penne degli uccelli, il loro gorgheggio, i peli e le voci di tutti gli animali

come atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Ti offfro il giorno e la notte, il caldo e il freddo, il vento e la neve, la luna e il suo chiarore, il sole e l’oscurità, le stelle del firmamento, il mio dormire, il mio sognare

come atti d’amore ai tuoi tabernacoli.

Ti offro tutto quanto il mondo rinserra, tutte le grandezze, le ricchezze e i tesori del mondo, tutto quanto avviene in me, tutto quanto sono solita offrirti. tutto quanto si possa immaginare

come atti d’amore per i tuoi tabernacoli.

O Gesù, accetta il cielo e la terra, il mare, tutto quanto vi è contenuto, come se questo <tutto> fosse mio e io di tutto potessi disporre e tutto offrirti

come atti d’amore per i tuoi tabernacoli”. A (p.21)

 

Non vi sono parole di commento...

Nell’Autobiografia non è segnata la data in questo pezzo, ma, osservando quanto precede e quanto segue, si può datare attorno agli anni 30-33; certamente prima dell’incontro con il padre Pinho, che diventerà suo direttore.

 

Seguono stralci da L e da S, a partire dal 1941.

 

“O Gesù del tabernacolo, o Gesù del paradiso, aiutami, soccorri la tua figliolina! Io voglio amarti e non ho amore! Dammi l’amore che ti ha legato al tabernacolo, dammi l’amore che ti ha portato a creare tutto per me, dammi l’amore della Mammina, dammi l’amore di tutto il Cielo!

E’ con questo amore che io voglio amarti”. L (22-10-41)

La pena di non riuscire ad amare quanto vuole le suscita il desiderio struggente di chiedere a Gesù, a tutto il Cielo amore che le dia capacità di amare .

Questo atteggiamento è naturalmente condiviso da moltissime altre anime che amano veramente e non sono mai soddisfatte. Citiamo per esempio la grande mistica messicana Conchita, la quale pure si rivolge a Gesù stesso per avere quell’amore da dargli:

“Oggi vengo ( al tabernacolo) con tutto l’ardore dell’anima mia a chiederti amore per amarti, perché muoio per la pena di non  amarti di più, molto di più”.(vd.” Davanti all’altare”, Ed  Ancilla)

Giorno di tutti i santi. Subito di mattina presto, mentre mi preparavo a ricevere Gesù (nella Comunione) li incaricai di amare per me Gesù, Mammina e tutta la Santissima Trinità. (...)

Venne Gesù e ravvivò in me il desiderio di un amore sempre più grande. (...)

“O mio Gesù, il mio amore non ha altro fine se non quello di amarti. Voglio amarti, voglio amarti ma non con lo scopo di apparire bene, né di riuscire gradita alle creature”. S (1-11-44)

“Gesù, abbi pietà di me! (...) Vorrei avere cuore per amarti, e non è mio.(è in crisi di dubbi).

Che fare, Gesù? Consegnarmi a Te, alla tua infinita misericordia che tutto perdona e incaricare tutto il Cielo di amarti per me”.

“O Cielo,o Cielo, ama, ama in nome mio il tuo e mio Creatore!”

“ O Gesù, dammi il tuo amore benedetto perché con esso io ami Te e la cara Mammina!”  S (7-11-44)

E’ sempre ardente questo desiderio: Otto anni dopo lo troviamo riaffermato. Ma la cara vittima è salita nella scala del martirio, che deve crescere sempre più!

“Permettimi, Gesù, che io ti dia tutto l’amore della Santissima Trinità e della cara Mammina! Solo così io potrei dire: - Gesù, Tu sei amato. Io Ti amo in nome di tutto questo amore-”

“Io accetto, figlia mia, accetto tutto come se fosse così: accetto tutto l’amore del Cielo che mi vuoi offrire.

Ma voglio il tuo dolore di più, sempre di più”. S (29-8-52)

 

Vorrebbe essere tutta concentrata solo nell’amore al suo Gesù.

Trascorsi ore della notte sveglia, in una unione continua con Gesù.

Le sue prigioni d’amore (i tabernacoli) sono le mie prigioni: sempre consumata dalle brame di amarlo.

Tutto in silenzio, e io con Lui.

“Tu non sei solo, mio Amore! Io sono con Te, Ti amo, sono tutta tua”.

Con una lampada accesa fisso il Cuore santissimo di Gesù e la cara Mammina (in due quadri appesi accanto al letto).Chiedo Loro benedizioni, grazie e amore per me, per quelli che mi sono cari, per il mondo intero. Li voglio amare tutti.

Mi viene meno il coraggio: io non ho amore... (...)  S (14-11-44)

I miei desideri sono profondi, sono vivissimi. Io non vorrei trascorrere un solo istante della mia vita senza ripetere sempre:

“Ti amo, mio Gesù, io Ti amo! non vorrei per le mie labbra altro movimento, altra parola”.  S (16-4-44)

“Ascolta, Gesù, ascolta, mio Amore! (...) Fa’ che i miei occhi non vedano altro se non Te, che le mie orecchie non odano se non le cose del Cielo, che la mia lingua, le mie labbra non si muovano se non per parlare di Te, delle tue cose, per lodarti, che il mio cuore non abbia altri sentimenti se non quelli di amore e di dolore: amore per amarti e dolore per consolarti (in quanto vittima che salva anime ) e riparare. (...)”  S (27-12-46)

Non potevo pregare, non potevo parlare con Lui.

Fu così che Egli venne oggi nella mia anima, senza temere né aver nausea di tanta miseria.

Dopo averlo ricevuto (Eucaristico) rimasi a ripetere molte volte, solo spiritualmente perché non potevo di più:

“Gesù, Gesù, mio Amore, io sono tutta tua!”

E così trascorsi alcuni momenti, ma addolorata per non potere, non sapere dire a Gesù cose più belle.  S (6-4-46)

 

La sempre più forte intensità d’amore al suo Gesù la porta a desiderare ardentemente  la morte, il cielo, per unirsi finalmente al suo Amato.

Dopo esami medici che l’hanno fatta soffrire tanto nel corpo e nell’anima, si rivolge a Mammina:

“Mammina, sono pronta per più sacrificio e per più amore. Dì questo da parte mia a Gesù.

Fa’ che io soffra, fa’ che io ami: voglio morire d’amore”  L (2-5-41)

O mio Gesù, io sono miseria, ma è con questa miseria che Ti voglio amare, è proprio così che voglio essere tua, interamente tua.

Lascia, Gesù, che questa povera figliolina prenda i suoi voli. Lasciami, lasciami volare a Te! Il cielo, il cielo, Gesù! Mi hai creata per esso. (...)  Piuttosto una eternità disgraziata che farti dispiacere nella più piccola cosa. Ti amo, Ti amo, mio Gesù,  nelle lotte, nei combattimenti (con il demonio) , sul calvario e sulla croce”. S (20-10-44)

“O mio Dio, mio Dio, se in mezzo a tutto questo ( in lotta col demonio) io Ti amassi!

Rimasi per un po’ di tempo con gli occhi fissi nel Sacro Cuore di Gesù. Che sete di amarlo! S (28-10-44)

“Inventa, Gesù, dei mezzi con i quali io Ti ami! La scienza umana escogita tante invenzioni per il mondo e per il tuo divino amore gli uomini non inventano nulla!

Gesù, voglio amarti, insegnami! Voglio vivere sempre alla scuola dell’amore.

Qui non posso, qui non so amarti. Solo in cielo, solo in cielo comprenderò tutto, solo là potrò amarti con l’amore che desidero.

Quando arriverà il cielo (per me)? Quando sarà il giorno della mia partenza? Quando sarà il giorno in cui dalla morte passerò alla Vita?

O Gesù, non te lo domando, non voglio mancare a ciò che promisi. Dammelo quando ti piacerà. Ma dammi già ora amore, amore, amore che mi bruci e mi faccia morire d’amore.(...)”  S  (9-11-44)

Poco più di un mese dopo Gesù le promette che sarà accontentata: “In un’estasi d’amore sbocciata dal dolore volerai al cielo”  S (29-12-44).

E 4 anni dopo le confermerà: “Non è il dolore a darti la morte: sarà l’amore a dartela: sarai consumata da esso. Sarà l’amore che ti darà il cielo, la tua patria al termine di questo esilio”.  S (4-6-48)

La forte tensione d’amore che fa ardere nella brama di unirsi all’Amato è vissuta da altre anime tanto elevate .

Ricordiamo innanzitutto S.Paolo , con la nota affermazione:

“Bramo essere sciolto dal corpo per essere con Cristo”(Fil.1,23).

Inoltre, la Beata Angela da Foligno che nella famosa estasi avuta nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi nel 1292, grida  “Amore non conosciuto, perché mi lasci?”(...) E racconta: “Io gridavo di voler morire e provavo gran dolore perché non morivo e rimanevo, e tutte le mie giunture si disgiungevano (vd. Bernardo Commodi, “Un tuffo nell’infinito”, p.81)

Poi Santa Teresa di Gesù Bambino, che pure anelava a morire d’amore.[1]* Ci sono forti analogie nelle spiritualità di queste due anime eccelse. Alexandrina considerava sua sorella spirituale santa Teresina, che le appare durante la prima estasi della Passione (il 3-10-38) ed altre volte.

E come non ricordare  qui San Giovanni della Croce con la sua famosa invocazione alla “Fiamma d’amor viva”:  “rompi, se vuoi, la tela al dolce incontro!” ?

Le anime che hanno raggiunto la vetta si incontrano.

Gesù la conforta assicurandole che sa amare, e con un amore che si diffonderà per la salvezza delle anime.

Abbracciata al mio crocifisso e alla cara Mammina

(crocifisso e statuetta che teneva sul petto), non cessavo di chiedere loro amore (non per essere amata, ma capacità di amare).

I dolori erano quasi insopportabili, ma le brame di amore li superavano, e di molto.

In questa angustia non perdevo la mia unione con Dio. Andavo sempre mormorando:

“Mio Gesù, mi lancio tra le tue divine braccia, ti afferro per non lasciarti più, né desistere di chiederti amore. Anche se ogni volta che te lo chiedessi Tu mi respingessi e mi picchiassi, io non ti lascerei né starei zitta, ma invece con più coraggio ancora moltiplicherei il mio grido: - Gesù, Gesù, dammi amore, Gesù: sono la tua vittima!-

(...) Egli mi disse (dopo la Comunione):

“Figlia mia, dove sta la croce, la vera croce, la croce reale, ivi sta l’amore. E dove sta l’amore, sta Cristo.

Tu soffri, Tu mi possiedi, mi ami; hai tutto l’amore di Gesù. Soffri e ami con dolore senza pari, con amore senza pari.

Farò sì che il tuo dolore sia di salvezza per il mondo e che questo amore con cui mi ami si diffonda, si comunichi alle anime.

Il tuo dolore e il tuo amore sono scale ai peccatori e ai giusti per salire al cielo.

Il tuo amore incendierà le anime; il tuo dolore sarà tanto potente che, quando sarai in cielo, sino alla fine del mondo continuerà ad essere sulla terra un mezzo potente di salvezza per gli ingrati peccatori. Coraggio, figlia mia, cosa ti aspetta in cielo!”

Tale promessa, invece di inorgoglirla, fa scattare la sua umiltà.. Infatti risponde:

“O mio Gesù, come mi sento umiliata, come mi sento piccolina! Si faccia tutto secondo la tua divina volontà. Solo Tu sai quanto mi costa sentirti parlare così!”

“Sta tranquilla, sposa cara, sta tranquilla. Ciò che dico non è per elogiarti, non parlo per te, parlo per il mondo: è a lui che io voglio mostrare ciò che è la mia vita divina nelle anime e ciò che è una vittima generosa e fedelissima. E’ al mondo che voglio mostrare gli elogi di Dio dati ad una (sua) sposa, ad un’anima folle d’amore per Lui.(...)”  S (1-2-47)

“Figlia mia, il tuo cuore è una sfera d’amore.

(...)  Tu sei folle d’amore per me, sei folle d’amore per le anime. E sai, mia colomba bella, perché le ami? Le ami perchè sono mie e perché ami tutto ciò che è mio.

Ti vorrei in cielo, mia innamorata, ma ho tanto bisogno di te qui”  S (22-6-45)

“Figlia mia, tu sei di Gesù, soffri per il mondo. Ami Gesù e lo ami per coloro che non lo amano”. S (13-7-45)

“Se tu sapessi quanto mi ami e quanto mi fai amato! (...) Tu ami, tu ami, mia innamorata! (...) Tu non sei uguagliata né nel dolore né nell’amore. Tu salvi con il dolore, salvi con l’amore: hai in te il potere di Gesù”. S (28-2-47)

 “Figlia mia, traggo dal tuo cuore amore per tutte (le anime). E’ amore che ama, amore che mi consola e ripara per molti cuori ingrati che tanto crudelmente mi feriscono. (...) S  (11-1-46)

“Il tuo amore tanto forte  mi obbliga a riceverlo quasi come se provenisse da tutti i cuori” S  (17-5-46)

Dopo una trasfusione. “Va’, figlia mia, porta la mia vita, porta il mio amore. Confida, confida che mi ami: sei piena di Me. La tua morte è vita, la tua cecità è luce, il tuo vuoto è il segno, è la prova più chiara che sei piena di Me, tutta piena, che vivi soltanto di Me, che solo a Me appartieni, che ami Me solo.(...)” S (7-3-47)

“Tu mi ami quando piangi e quando sorridi, mi ami nel dolore e nella gioia, mi ami nel silenzio e parlando,  mi ami in tutto. Giorno e notte salgono al Cielo ad ogni momento le tue sofferenze, il tuo amore.(...)” S (21-3-47)

“Confida! Non attenderti altra vita. E’ vita della più grande croce, delle più grandi tenebre. Tutta la sofferenza che ti possa arrivare è per tenerti sempre salda nel medesimo amore e non per aumentartelo di più, poiché più di così non puoi amarmi.

Ti rendo salda, ti rendo sicura sempre nel medesimo amore, fino a che tu possa amare alla chiara luce del paradiso, alla luce consolante dell’eternità.

Il mio divino amore è la forza per la tua croce, è la vita di cui vivi, è la vita della tua vita”.  S (29-10-45)

 

Gesù le assicura che la sua vita non è vana ma produce buoni frutti.

Dopo una trasfusione di sangue. “Hai in te il Cielo stesso, figlia cara: hai la dolcezza, la bellezza, la grandezza e il potere di Dio, hai in te Dio stesso e tutta la ricchezza divina. (per l’unione trasformante, vedere P. III, cap.2) Sei potente, sai perché? Per soccorrere le anime e per aver forza per portare la croce. E dài soccorso con il tuo dolore.

Confida che il tuo dolore è per le anime più di quello che l’acqua è per i pesci, che il tuo dolore è per le anime più di quello che il sole è per la terra.

Soffri, soffri lieta: la tua croce è di salvezza.(...)” S (6-2-48)

“Tu sei mia sposa diletta , amata dal mio divin Cuore. Non dubitare di Me: abbi coraggio, abbi coraggio! (...)

Come è bella la tua anima e quanto belle fai molte anime!” S (26-8-49)

Gesù le mostra molte anime da lei salvate.

“Vieni, figlia mia, dammi la tua mano”.

Aprendo un ovile, ma questo ovile era Gesù, sempre conducendomi per mano, fece sì che io entrassi e mi disse:

“Vieni a Me, abbi coraggio! Io sono il tuo Gesù”.

Io, sempre sostenuta dalle mani del Signore,(stavo) all’entrata dell’ovile, che mi sembrava essere Lui. Cominciarono ad entrare, una dopo l’altra, delle pecore nutrite: tutte avevano un posto e non cessavano mai di entrare.

“Vedi, figlia mia, queste pecorelle? Sono le anime che le tue sofferenze hanno condotte a Me”.

Non so dire come rimasi: ero fuori di me.

“Se è così, o Gesù, come io credo, voglio rimanere sulla terra a soffrire fino alla fine del mondo".

“No, figlia mia, il tuo cielo è prossimo. 

Ma la tua missione là continuerà e le anime, queste pecorelle nutrite, continueranno a salvarsi come se tu soffrissi. Stendimi le tue mani”.

Le stesi: Gesù collocò un vaso in esse; questo vaso era pieno di una semente che non conoscevo. Al di sopra del vaso sporgeva come una pigna. Da ogni squama della pigna usciva una fiamma e tutte le fiamme riunite facevano una sola fiamma.

“Semina, figlia mia, nella terra questa semente: è la mia semente. Arricchisci con questa le anime, incendia nei cuori questo amore: è il mio amore. Soccorri, soccorri, soccorri il mondo!”  S (4-6-54)

 

Contempliamo ora come il binomio amore-dolore sia inscindibile.

“Gesù, mi dici che io sono la gioia del mondo e tutto in me e attorno a me è tristezza, la più grande tristezza, eccettuata l’anima che sorride sempre al dolore, alla croce, al tuo amore”.

“E null’altro è necessario, mio incanto. Questo sorriso dell’anima è tutto.

E tutto ciò che avviene in te Io lo permetto per gloria mia e per il bene del mondo: è la mia divina Passione che perdura sempre.(...)” S (19-4-46)

Gli uomini possono fare tutto, possono darmi la sentenza secondo i loro giudizi (5 mesi prima, il 16-6-44, la Commissione esaminatrice aveva emesso il suo giudizio negativo!).Ciò che non possono è impedirmi di amare Gesù, togliermi la mia unione con Lui, né strapparmi dal mio cuore l’unione con quelle anime che Lui, solo Lui collocò in questo cuore , tanto piccolo nell’amore ma tanto grande nei desideri di amarlo e nelle ansie di appartenere soltanto a Lui.

Tutte queste sofferenze, con il dolore immenso che mi causano e che solo Gesù conosce, solo Gesù vede e comprende veramente, fanno nascere in me nuovi desideri, profonde brame di vivere solo per  Gesù, di appartenere solo a Lui e di amare solo Lui.

Il peso del dolore fa esplodere nel mio cuore aneliti tanto vivi e pieni d’amore di camminare tra le spine alla ricerca di Gesù e delle anime, come il tuono con il suo rimbombo sconvolgente fa scatenare le acque nella profondità della terra. (faz rebentar as aguas na profundidade da terra)

Soffro? Non importa! Amo Gesù: questo mi basta.  S (21-11-44).

I dolori, le tribolazioni uniscono sempre più Alexandrina al suo Gesù, che le dirà:

“Tu hai aumentato in te l’amore al mio Cuore divino a misura che in te è aumentato il dolore”.S  (3-10-47)

Circa due anni dopo la santa martire detterà:

Costa tanto il soffrire! Sento di non poterne più. Ma questo sentire di non potere è pace, è dolcezza, è desiderio ansioso di immergermi sempre più nel dolore.

Il dolore, il mio amato dolore! Posso dire con sicurissima verità che fu esso ad unirmi di più a Gesù. Furono le lezioni della sofferenza che mi legarono di più a Lui.

Anche adesso, in mezzo ai dolori più struggenti dell’anima e del corpo, è il dolore stesso che mi obbliga ad amarlo e ad amare follemente il mio Gesù.

Il dolore accende nel cuore e nell’anima il fuoco più ardente che produce una sete tanto struggente che solo in Gesù può essere saziata. S  (7-1-49)

“O mio Gesù, quando arriverà quel giorno in cui potrò dirti:  -Ah, Gesù mio, ora so che ti amo e che mai più cesserò di amarti; mai più ti fuggirò: ora sei mio e io sono tua, solo tua, Gesù-? ”

Io sono affamata; muoio, muoio solo (dal desiderio) di perdermi in Te e di consumarmi solo nel tuo divino amore”.

La mia croce, la mia amata croce! Io so che soffro, so che sto su di essa ma non so comprendere il mio doloroso martirio.

O anima mia, abbracciati a Gesù, abbracciati alla croce e cammina sempre seguendo il tuo Amato. Non temere la notte, non temere le spine. Oh, quanto è dolce stare sulla croce, ferita per amore a Lui!

“Gesù, che il mio gaudio sia la croce, la mia dolcezza il dolore: e tutto in Te per Te!” S (30-1-48)

Sento brame indicibili, brame di amare e di soffrire: voglio attaccarmi alla croce, voglio abbracciarmi ad essa e all'Amore, all'Amore che è Gesù, alla croce che mi viene da Lui.

Per Lui la voglio, per Lui l’abbraccio: soffrire e amare, oppure morire. S (29-10-48)

Tale aspirazione è comune ad altre anime-vittime tra le più elevate; per esempio a san padre Pio: “Aut pati, aut mori”  (O patire o morire)  (vd. Epistolario, vol.1°, p. 627, dell edizione 1971)

Le mie consolazioni, le mie gioie stanno solo in questo: amare Gesù, soffrire per Gesù.

E sono tante le spine ingrate e crudeli che mi feriscono! S  (17-6-49)

La mia tristezza era mortale: uno scoramento senza l’uguale.

“Mio Gesù, se almeno io non peccassi! Se io Ti amassi per me e per tutti! Se Ti salvassi tutte le anime! Se Ti dessi tutta la consolazione!

Io non so parlarti, mio Amore! Vedi ciò che mi passa nell’anima; nulla so dirti. Ho desideri di dirti tutto. Per darti tutto, tutto soffrirei. Devo ringraziarti di tanto!

Mi piace molto dirti: - Dolce Cuore di Gesù, sii il mio amore!-

Se mi permetterai anche solo di poter dire a Te che sei il mio amore e a Mammina che è la mia salvezza, sento che non mi basterebbe l’eternità per ringaziarti molto”. S (21-12-44)

Mio Dio, ho perso la luce, ho perso la vita.

Povero il mio cuore in dolore e ansie! Dolore perché Gesù è offeso: ansie di amare Gesù, ansie di vederlo amato, ansie di salvare anime .

Ora non ho il fuoco solo nel petto e nel cuore: si è incendiato tutto il mio corpo.(...)

Questo fuoco, queste fiamme non danno luce nelle mie tenebre, ma invece aumentano il mio martirio. Ardo e non incendio (gli altri).

E’ questo fuoco che io vorrei vedere nelle anime. E’ con queste fiamme che sento che vorrei portare l’incendio in tutti i cuori. Che fuoco tanto logorante! (...)

Quando non ne posso più alzo gli occhi al cielo e dico: “Mio Gesù, so, ho fiducia, ho fede che sei in me e sai che voglio amare soltanto Te e che non voglio offenderti”.

Poi abbasso gli occhi, immagino di vedere tutta l’umanità le dico:

“O mondo, voglio salvarti. Per te, per consegnarti a Gesù voglio soffrire tutto.(...)  S (30-4-45)

Il mio letto di spine è anche letto di fuoco.(...) “Che spine sono, che fuoco è questo, mio Gesù? Oh, quale sofferenza!

E’ il tuo divino amore che trionfa, è esso che mi obbliga ad avere le mie delizie nella croce: solo soffrendo sto bene. Ma ho tanti sfinimenti!(...)”

Alle volte sono indicibili le brame d’amore, le nostalgie del cielo. Vorrei aggrapparmi alla Santissima Trinità, al Cuore divino di Gesù, a Gesù sacramentato e crocifisso e alla cara Mammina e divorarli (devora-Los). Sento che se potessi stringerli tutti tra le mie braccia avrei verso di Loro furie di amore più forti di quelle delle belve furiose.

Penso, dico Loro, ripeto Loro molte volte:

“Vorrei vedere tutto il mondo ardere in amore, in fiamme tanto grandi da raggiungere il cielo”. (...)

Solo così io direi: “Miei Amori, Voi siete amati!” (...)  S (15-7-49)

Nel suo grande amore a Gesù trova la forza di pregare il “Te Deum” in ringraziamento anche nel momento più atroce: la partenza di padre Pinho esiliato in Brasile!

Avevo presso di me un libro con il segno nella pagina del “Te Deum”, libro che giorni prima avevo chiesto per pregare il “Te Deum” in ringraziamento, appena avessi saputo che il mio Padre non era partito.

Non volli farlo riporre  (avuta la certezza della partenza)  senza leggere il “Te Deum” in ringraziamento al Signore per aver permesso che fosse eseguito l’ordine di partenza. Mi pareva così di dare più consolazione a Gesù: benedirlo nel dolore, come nella gioia.[2] S (22-2-46)

Mio Dio, mio Dio, cosa è mai il dolore, quanto costa il dolore! Non ho forze per soffrire e sento che non ne posso più.(...)

Mi sento tanto sola, tanto sola! (è sempre vana l’attesa del ritorno del suo direttore padre Pinho e don Umberto è stato rimandato in Italia; nessun altro sacerdote la sa comprendere.

Non vi è protezione da parte del Cielo, non vi è respiro umano sulla terra che sia in mio favore. Sono tutta sola, mi sento tutta sola. (la ripetizione è nel testo).

In questa amarezza fisso il Cuore divino del mio Gesù e gli dico:

“Gesù, solo Gesù! Ti amo, mio Amore, quando mi conforti ed alleggerisci la mia croce. Ti amo allo stesso modo quando mi ferisci così. Benvenuta sia la tua divina mano caritatevole, benvenuti siano i tuoi doni, sia dolci, sia spinosi!” S (9-6-50)

 

Ma nel travaglio spirituale ci sono sempre alternanze! Il tormento della inutilità di tutta la sua vita, di tutto il suo patire fa continui assalti.

Quasi 5 anni dopo detterà:

Tenebre, dolore, morte... è sempre il mio vivere, il mio vivere senza vita, il mio vivere senza utilità. (è questo uno dei più forti tormenti per un’anima vittima). (...)

E’ al Cielo che io ricorro, anche nella incertezza della sua esistenza .(Siamo nel 55, nella fase delle più acute tentazioni contro la fede)), Io non amo Gesù per andare in cielo. Io lo amo e sempre lo amerò perché Egli è degno di tutto l’amore, anche se mi convincessi che io non andrò mai in cielo, o che il cielo e Gesù non esistono.

Tutto il mio essere è dolore nel corpo e nell’anima, ma questo dolore è tanto amato da me. Chi mi togliesse il dolore mi toglierebbe l’esistenza: mi toglierebbe l’offerta continua a Gesù e alle anime. (...)

Quando vengono notti e giorni nei quali io non sono né vita né morte, né cielo né inferno, mio Dio, quale tormento!

Sia fatta in me la tua santa volontà!” S (8-4-55).

 

L’amore a Gesù la porta ad una totale, incondizionata conformità al suo Amato.

“Il mio povero cuore è frantumato. Non cessano di schiacciarlo, di infierire sulla stessa piaga.(Il distacco dal suo direttore) Non importa. Mi importa solo il tuo amore: esso mi basta.(...)

A Te già mi sono data come schiava  e continuamente mi do. Chino il capo per ricevere da Te la coltellata di tutto il dolore e di tutto il sacrificio.

E’ nell’intimo del mio cuore che vado dicendo sempre: <Sia fatto, Gesù, sia fatto come vuoi Tu>.

(...) La mia anima è come un uccellino smarrito che perde la vita lasciato all’abbandono.(...)  S (13-3-42)

Il venerdì successivo, in attesa di rivivere la Passione, dice:

“Vuoi rendermi simile a Te? Grazie, mio Gesù. Mi sottometto al peso della tua croce.

Sento che mi strapperanno il cuore, sento che sto per morire schiacciata, ma voglio balbettare sempre:

-Oh, come è dolce morire per amore! Oh, come è dolce compiere la volontà del Signore!-”  S (20-3-42)

Gesù le ha detto e le dirà ancora la sua volontà:

“Dà, figliolina, dà a quelli che ti amano il fuoco divino, l’amore di Gesù. L’amore che ti fa ardere e ti consuma, l’amore che è la tua vita e sarà la tua morte.

Estendi e diffondi sulla terra l’amore che sarà la salvezza della povera umanità corrotta, dell’umanità colpevole”. S (6-3-43)

La bufera non cessa. Odo il sibilare dei venti furiosi e devastatori. Odo il fragore del tuono che tutto fa tremare.

Permetti, o Gesù, che io fissi per sempre il mio sguardo nei tuoi divini occhi per mai ritirarlo da Te, per vedere tutto il martirio come venuto da Te, affinchè così io non voglia altra cosa se non ciò che mi dài.

Voglio vivere di Te e per Te e nulla temere: essere forte con Te.

Temere solamente il peccato ed avere davanti a me solo la mia miseria.(...)  S  (13-5-43)

Si sente come bagnata da fiumi di sangue.

“Che cosa è questo, mio Gesù? Non lo so: è dolore per me; per il resto, basta che lo sappia Tu”.S  (16-10-44)

Sento che sono chiaccherata e da tanti con disprezzo e persino con rancore.(...)

Mio Gesù, tutto per tuo amore! Che io sia calpestata, estremamente disprezzata affinchè Tu sia glorificato, amato, lodato.(...)

Con tanto amore strinsi tutto al mio cuore, ma la mia povera natura non potè resistere a tanto dolore. Le lacrime mi scivolarono lungo le gote, aumentando an-cor più il mio dolore nel farmi venire in mente che il mio Gesù si rattristava per esse.

“Mio Dio, mio Gesù, le mie lacrime non sono di disperazione: sono di amore, sono di rassegnazione. Io mi conformo alla tua divina volontà.

Con questo dolore  e queste nostalgie  (di alimentazione) posso pensare e sentire più al vivo ciò che sono le tue nostalgie, le ansie d’amore, la tua fame di anime, il dolore che esse  ti causano col loro perdersi.

Voglio, Gesù, e amo tutto quanto Tu vorrai inviarmi”. S (27-3-45)

“Gesù, staccami da tutto ciò che è della terra! Io non ho volere: voglio solo la tua volontà e possederti interamente.

Tutto ciò che faccio, tutto ciò che penso è solo per Gesù e per la sua gloria; non è per il fine del premio che mi spetta. Voglio essere solo ciò che nostro Signore vuole. Non desidero neppure fare un altro passo avanti verso la perfezione, senza che il Signore lo voglia. S (18-7-45)

“Lasciami divenire folle d’amore per Te e fa’ che in tutto muoia la mia volontà, il mio volere, il mio io, affinchè viva soltanto Tu, mio Gesù. S  (16-8-46)

“Ahi, il cielo, mio Gesù, che non arriva mai! Sia fatta la tua divina volontà. Io sono la tua vittima, vittima perfino nei miei desiderii.

Fa’, Gesù, che io muoia a me e a tutti. Che io viva soltanto per Te e per le anime”. S  (18-4-47)

Io voglio... non so che cosa voglio. Voglio tutto, e questo tutto si riassume in poche cose: consolare e amare Gesù, fare solo la sua divina volontà e salvargli le anime. Voglio le anime, voglio il mondo, tutto il mondo. Lo voglio per Gesù.

Non sono io che lo desidero con ansia: è Lui. S (31-10-47)

Sento di non aver nessuno, proprio nessuno (le hanno tolto anche il secondo direttore) a darmi sollievo. Questo è ciò che l’anima sente. Ma so che sono io che non posso sentire il piacere di questo sollievo, mentre ho persone che, con tutta l’anima e tutto il cuore, desiderano darmi sollievo. E quante volte, ben lontane dall’accorgersene, innalzano in me un calvario per una cosa da nulla, lasciandomi ore e persino giorni in grande sofferenza!

Io vado soffrendo e sfogandomi solo con Gesù. E’ la sua divina volontà che vuole così: io accetto di buon animo.

Così, solo Lui vado seguendo nella mia cecità, solo Lui vado cercando. E’ Gesù che io voglio, è Gesù che io voglio. E’ solo Lui e le sue anime. Tutto ciò che cerco, tutto ciò che bramo, tutto ciò che soffro, è solo per Gesù.

Voglio dargli le anime perché sono sue; voglio soffrire perché Egli così vuole, voglio amarlo perché è degno di amore. (...)

Come io nuoto in un mare di tenebre e di ansietà!

Sono muta, non so parlare  (la martirizza l’obbligo di dettare il suo diario) e, per maggior dolore, mi pare di non comprendere nulla.

O volontà del mio Gesù, io ti voglio! O mia croce, io ti abbraccio perché tu sia (sejas) il mio unico appoggio. S (6-2-48)

Io vorrei, se fosse possibile, avere cieli, molti cieli, mondi, molti mondi pieni di amore per amare il mio Gesù. Ah, se lo amassi! Ah, se io non lo avessi mai offeso! Ma oh, povera me, che non ho nulla di questo. L’amore non lo conosco, non esiste in me; e senza di esso, come posso amare Gesù?

Vorrei avere tutti gli occhi del mondo per piangere lacrime di pentimento  per aver tanto offeso il mio Signore. Quale miseria, la mia! (...)

Io vorrei dolore e vorrei amore che non potesse essere contenuto sulla terra né in cielo: l’amore per amare Gesù, il dolore per  fare riparazione.

Perdonami, Signore, perdonami, Gesù! Mi sono dimenticata che non ho né volere né volontà: mi sono dimen-ticata di volere solo ciò che vuoi Tu, ciò che alla tua infinita bontà e misericordia piacerà inviarmi.

O Gesù, o Gesù, i miei sfoghi sono per Te, solo per Te. Solo Tu sai comprendere, conoscere le grandi tribolazioni, le angosce e le sofferenze del mio corpo e della mia anima: è notte, Gesù, è notte tenebrosa e triste. Quale tenebra! (...)  S (19-3-48)

Il mio cuore soffre tanto tanto! Spuntano da tutte le parti mani crudeli per togliergli la vita. O mio Dio, come è pugnalato! Il sangue delle ferite zampilla (le piaghe occulte sono reali e la fanno soffrire come se fossero visibili) andando lontano come il getto di una fontana.

Io devo mantenermi in silenzio nascondendo nel mio petto tutte le sofferenze, soffocando nel cuore e nell’anima tutte le angosce, tutti i sospiri.

E’ Gesù a volere che io soffra: devo assoggettarmi, voglio assoggettarmi alla sua divina volontà.

La volontà del mio Signore io la amo di più di tutte le creature e di tutto quanto il mondo contiene. S (22-10-48)

Fisso gli occhi nel Crocifisso, nel Cuore divino di Gesù e con lo spirito in cielo dico:

“Sto qui, Gesù, per fare la tua divina volontà: falla Tu in me e per me! Gioca con questo inutile strumento, maneggialo come ti piace. (ricordiamo la “pallina” di Santa Teresina di Lisieux).

L’anima piange e il cuore sanguina. Il mio calvario arriva dalla terra al cielo.

Ma voglio, voglio il dolore, le umiliazioni, i disprezzi e tutto il resto, mio Gesù, tutto il resto, tutte le spine che mi configgono, tutto quanto mi porta all’agonia e alla morte. Voglio perché lo vuoi Tu, voglio perchè amo le anime che sono tue. Voglio perchè ti amo, (pur) senza sentire il tuo amore.

Credo, credo, spero e confido!”  S (5-9-52)

“O mio Gesù, in questo calvario hai trovato l’anima più povera, più piena di miserie, ma piena pure della volontà di compiere la tua santissima volontà con tutta la perfezione, piena, pienissima di brame di amarti e di darti tutte le anime.

Io sono povera. Arricchiscimi, Gesù. Fa’ di me ciò che ti piace.” S (19-9-52)

“Sono sazia, Gesù, sono sazia di vivere sulla terra. Non sono sazia, mio Amore, questo mai, della tua divina volontà. Voglio ciò che vuoi Tu, accetto ciò che mi dài.

Mi costa molto vivere senza alimentarmi: che nostalgie, che nostalgie!

Mi costa molto molto il cattivo giudizio degli uomini, ma apro le mie braccia: accetto la tua divina volontà, costi quello che costi, mio Gesù. Abbraccio tutto e mi stringo a Te, con la mia croce stretta al mio petto, al mio cuore”. S (27-3-53)

“O Gesù, io credo nella tua parola, io confido nel tuo amore! (nella forte crisi di fede degli ultimi tempi deve ripetere il suo <credo!>) Fa’di me ciò che vuoi, purchè io compia la tua divina volontà. Sono pronta per tutto il martirio, senza aspirazione al premio. Il mio unico anelito è di amarti e di darti anime, sempre anime”. S (25-2-55)

“Ascolta, figlia mia, la voce addolorata di Gesù! Il mondo attuale studia tanto per soddisfare i suoi vizi, per venire a conoscere passioni, come qualsiasi altra arte, altro studio. Quale orrore, figlia mia! Il crimine ha raggiunto il suo massimo, così come la tua sofferenza.

E dopo di questo, che mi rispondi? Non vuoi riparare, consolarmi, darmi le anime e aumentare la gloria, aumentare molto la gloria per il cielo?”

“Gesù, la mia risposta è questa: io sono la tua vittima. Ti amo, voglio solo consolarti e darti le anime. Non ho altro fine in vista: voglio la tua gloria e non la mia”.

“Figlia mia, figlia mia, la tua follìa d’amore a Gesù e alle anime è tanto alta, è salita tanto, è tanto sublime. I prodigi operati dalla vita divina in te, nella tua anima sono tanto grandi, tanto misteriosi che la tua vita passa incompresa da quasi tutti gli uomini: non ne compren nulla. Sono così pochi coloro che si addentrano in tutto questo. Ma oh, quanta luce hanno, come sono fortunati e felici!” S  (22-4-55)

 

La sua eroica conformità al volere divino porta un grande frutto: finita la sua missione sulla terra, diventerà in cielo potente nell’intercedere a favore della povera umanità. Sentiamo cosa le afferma Gesù.

 

“Coraggio, figlia mia! La tua missione sulla terra sta per terminare presto. Confida! E’ Gesù che te lo afferma. Ma in cielo tu mostrerai agli uomini, a coloro che non hanno voluto la mia luce, quanto sei stata potente sulla terra.

Confida, sposa mia! In cielo ti negherò tante cose quante sulla terra tu hai negate a me: hai mai detto un <no> a Gesù; sei stata sempre eroica nella tua sofferenza. Il tuo <sì>  a Gesù è stato sempre pronto. Anche Gesù sarà pronto in cielo per dirti: - manda sulla terra tutte le benedizioni e grazie, mia sposa amata, concedi alle anime tutto quanto ti chiederanno in mio nome, nel nome di mia Madre benedetta, nel nome del tuo martirio-”. S (25-2-55)

Qui si può notare un’altra analogia tra Alexandrina e la santa Teresina di Lisieux: ella pure non ha negato nulla a Gesù, quindi nutre la fiducia che Gesù non le negherà nulla:  “Bisognerà che in Cielo il buon Dio faccia tutte le mie volontà, poichè sulla terra non ho mai fatto la mia volontà.”(Opere complete- Quaderno giallo, 13 luglio, n 2 ,p.1017)

 

La conformità è in consonanza con la  sua missione di vittima, per la quale è stata creata. Tale missione ha cominciato a svelarsi quando è venuta meno la speranza di guarigione dalla paralisi provocata dal salto dal-la finestra; col passare degli anni si è fatta sempre più forte ed insistente l’urgenza  di compierla.

Innumerevoli sono i diari nei quali affiora. Qui ne troviamo accenni nel cap.1 di questa Parte, relativi agli anni 44 e 45.

Nei pezzi che seguono si vede quale vetta di eroismo la santa martire ha raggiunto negli ultimi anni.

 

“Mio Gesù, il mio corpo è tuo: crocifiggimi liberamente”. (ricordiamo che soffrì moltissimo per le piaghe mistiche, occulte ma dolorosissime). S (2-2-51)

Gesù, un mese dopo, le riafferma il ruolo salvifico della sofferenza patita con amore.

“Le virtù sono armi che allontanano il male, che combattono tutti i crimini e tutte le iniquità e attraggono a Me le anime.

Prendi conforto per poter soffrire.

Le anime si guariscono con le virtù, il dolore e l’amore: escono dalla morte del peccato, rinascono alla grazia, a Dio”. S (3-3-51)

“Io vedo, Gesù, la mia anima vede ciò che ha già visto molte volte: il cielo si apre, le nubi si disfano, il fuoco cade sulla terra, tutto si incendia, tutto rimane distrutto.

Perdono, Gesù, perdono, mio Amore, perdono!

Trasforma questo fuoco in fuoco d’amore, questa giustizia in misericordia.

Perdono, Gesù, perdono. Salva, salva le anime!

Io sono la tua vittima, sono la tua vittima!

Non badare, Signore, né alle mie lacrime né alla mia fragilità. Guarda al mio cuore pronto ad accettare tutto ciò che sia dolore, tutto ciò che sia martirio.

Mi conforta, Gesù, mi conforta, mio Amore, il sapere che Tu vedi il mio cuore e sai tutte le mie brame.

Mi curvo, Gesù, mi curvo a (baciare) le tua mano benefattrice.

Benedico il tuo santo nome, benedico il tuo santo nome, benedico il tuo santo nome (è così la ripetizione nel testo) e stringo al mio cuore la tua croce, tutto quanto mi dài”. S (19-10-51)

La mia povera natura è stanca, geme giorno e notte sotto il peso della croce. Tutto quanto è soffrire mi causa un vero orrore.

Ma l’anima ha una sete ardentissima, una sete infinita di darsi e di dare tutte le anime a Gesù. Ella comprende, perché Gesù glielo fa comprendere, che è il dolore, è la croce il grande mezzo di salvezza.  (vd. il diario di circa un anno fa, del  3-3-51).Io non ne posso più, sento che non ne posso più; ma, fiduciosa nella forza, nella grazia del mio Signore, voglio tutto e tutto accetto per suo amore.(...) S (28-3-52)

Ho in me uno zelo molto grande, un fuoco molto ardente per la gloria del Signore. Vorrei vedere tutti i cuori in una sola fiamma, l’umanità intera in una sola lingua di fuoco, in un solo amore a Gesù.

Ah, se io potessi distruggere il peccato una volta per sempre!..

Che pena provo nel vedere Gesù offeso!...Quale dolore sovrumano, quale dolore infinito! (...)

“Gesù, mio dolce Amore, io sono  la tua vittima: sono pronta, sempre pronta per soffrire. Sono pronta, sempre pronta per riceverti nel mio cuore e per abbracciare nel mio povero cuore, con tutto l’amore, la croce che mi dài.

Dimentica, Gesù, le infedeltà delle anime, tutti i dinieghi che ti sono fatti. Ricordati,  mio tenerissimo Gesù, che hai ancora sulla terra molti e molti cuori che vogiono amare solo Te, che vogliono vivere solo in Te e per Te.

Ricordati, Gesù, ricordati di questa povera figliolina che, nonostante sia poverissima, vuole arricchirsi in Te, vuole soffrire tutto per Te.

Gesù, Gesù, io amo, amo tanto, tanto le anime! Le amo perché sono tue; le amo e vedo in loro il mio Signore, il mio Padre, il mio Creatore.

Gesù, Gesù, mi costa tanto soffrire. Sai bene che molte volte sento di non poterne più. Ma sono tali la brame del mio cuore, sono tanto forti, tanto forti che mi ob-bligano a dirti:

- Se vuoi che io soffra fino alla fine del mondo, sono pronta, mio Gesù, sono pronta.

Ciò che io voglio è evitare la perdita delle anime; ciò che io voglio, ciò che io voglio, Gesù mio, è consolarti, allietarti giorno e notte, giorno e notte senza perdere un solo istante”.  S (5-12-52)

 

Il seguente breve dialogo si svolge durante una delle estasi pubbliche del 53.

Mette in risalto anche l’umiltà della martire che si sen-te inferiore ad altre, per quanto Gesù le dica  che è lei la più grande vittima.

“(...) Io parlo mediante le labbra della mia vittima. E’ dall’intimo del suo cuore, del mio tabernacolo in terra (inabitazione) , del mio tabernacolo permanente che io chiedo, che io supplico: -vi sia emendazione di vita, si faccia orazione, si faccia penitenza!-

Venite a me, venite a me, figliolini del mio sangue divino. Figliolini, figliolini: parola tenera! Figliolini, figliolini, parola d’amore uscita dal Cuore di Dio attraverso le labbra della grande vittima di questo Calvario, della più grande vittima che Gesù ha scelto sulla terra perché fosse immolata in questo secolo dei più grandi vizi, dei più grandi crimini, nella più grande inondazione di iniquità. Sono triste, tristissimo”.

(segue il dialogo con Alexandrina) “Sono triste e piango, figlia mia, diletta figlia mia, colomba bianca che volteggi sopra i miei tabernacoli, fiore profumato che li adorni con la varietà delle tue virtù”.

“O mio Gesù, voglio allietarti, voglio consolarti. Non voglio che Tu pianga. Ti do il mio povero cuore con il mio freddo amore, ti do tutto il mio corpo per l’immolazione completa. Sia tutto questo, che non è nulla, per asciugare le tue lacrime; per consolarti, Gesù, consolarti insieme a tutte le anime vittime che ti amano più di quanto ti amo io e sanno soffrire meglio di quanto soffro io.

Consolati con i miei desideri che ho di amare e di evitare ogni peccato; consolati con i miei aneliti struggenti di riparare tutte le offese fatte al tuo divin Cuore, commesse contro la Maestà divina.

Non piangere, non piangere, Gesù! Io sono la tua vittima. Io soffrirei di buona volontà sino alla fine dei secoli, affinchè io ti salvi anime e Tu non abbia da soffrire nemmeno per un solo istante”.

“O innamorata folle di Gesù, faccio tutto questo perchè sia ben chiarito e compreso il tuo amore eroico, il tuo amore folle a Gesù e alle anime.

Tu sei luce, tu sei faro per tutta l’umanità. Tu sei la portavoce di Gesù, tu sei la copia più fedele di Cristo crocifisso.

Non piango più: sei stata tu, sposa diletta, ad asciugare le mie lacrime.

Soffri, soffri con fortezza e con gioia. (...)” S (20-2-53)

 

La conformità arriva a tanto alto livello da raggiungere la perfetta partecipazione col suo Amato, come vedremo nella Parte III.


[1] “(..) Vorrei che la tua bontà, dopo tale dono (la Comunione), mi  concedesse di morir d’Amore!”  (Opere complete, p 1017).

[2] La sua ascesa continua: considera “benvenuti”i anche i doni* spinosi.

Alexandrina chiama “dono” ogni evento che sente voluto o permesso da Gesù, perché ha meritato la grazia di capire che Gesù ama sempre, comunque.

   

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