Alexandrina de Balasar

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APPENDICE

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COSA PUO' LA FORZA DELL'AMORE

Al pellegrino che visita la cameretta dove si compì l'olocausto di Alexandrina viene additato, appeso alla parete a fianco del letto, un crocifisso, ora bene saldato al muro. Questo oggetto è divenuto particolarmente prezioso perché servì di strumento ad una manifestazione della forza dell'amore. Infatti nel 1950 avvenne in quella cameretta un fatto prodigioso che Alexandrina deve descrivere nel suo Diario per ordine del medico Azevedo.

Nel Diario del 16 giugno 1950 si legge:

Circa 15 giorni fa, non ho fissato la data, durante la notte un crocifisso che tengo appeso alla parete dì fianco a me mi apparve nel letto presso di me: ne fili meravigliata, ma solo per un momento; poi mi dimenticai del fatto, e non dissi nulla. Da anni avevo l'abitudine di tenere sempre al mio fianco, e principalmente di notte, tra le mie braccia un crocifisso. Siccome me ne offrirono un altro, feci ritirare quello che avevo, rimanendo quello del nuovo regalo a tenere il posto del primo. Passati alcuni mesi, a mia volta regalai questo. Chiesi di ridarmi quello che avevo fatto ritirare; si dimenticarono e io non volli importunare di più: rimasi senza per alcuni giorni, ma non perché io me ne fossi dimenticata. Fu nel periodo in cui non lo avevo che mi apparve al fianco quello che stava appeso alla parete. Tra lunedì e martedì (il Diario è dettato venerdì), ancora di notte, mi riapparve il crocifisso della parete sul petto, tra le mie braccia, sotto le coperte come fosse stato collocato li. Questo mi impressionò: mi pareva un sogno. Ne parlai con tutta naturalezza, senza pensare per nulla di scriverne; fili obbligata a descrivere ciò che era avvenuto e, per maggiore ripugnanza e tormento, a chiederne a Gesù il significato. Sento che sto per farlo con riluttanza: è la mia croce, Gesù mi perdoni! E' questa la mia perfezione: quanto sono lontana dall'essere perfetta! Non ho volere e mi pare di voler averlo: avrei preferito non aver detto nulla.

Nel Diario seguono la descrizione della Passione rivissuta ed un colloquio con Gesù, che termina nel seguente modo:

Fu p. Pinho a donarglielo: era il crocifisso dei suoi voti religiosi. (nota di d. Umberto Pasquale) - O Gesù, accettate il mio sacrificio: io vorrei e non vorrei, ma devo ubbidire, chiedervi il significato della venuta della vostra immagine di Crocifisso sul mio petto. - Gesù sorrise dolcemente; si sedette, mi prese sul suo grembo; fece reclinare il mio capo sul suo divino Cuore e mi disse:' - Voglio che tu mi parli senza timore e con tutta semplicità; non voglio che tu abbia volere nè volontà: volere ciò che io voglio è fare la mia volontà. Fu molto semplice la ragione che mi portò a staccarmi dalla parete e a venire a te. Il Crocifisso vuole essere sempre unito alla crocifissa. E non posso, figlia mia, privare la mia Immagine delle tue carezze, dei tuoi atti di amore. La mia Passione viene rinnovata ad ogni momento: ricevendo le tue carezze e il tuo amore, le mie sofferenze scompaiono, mi dimentico dei crimini e uso compassione verso i peccatori. Venendo io così a te, ti ho sollecitata affinché la mia Immagine che era stata riposta fosse riportata nella tua camera presso il tuo cuore e tu ardessi di amore per me. E' una luce in più che io aggiungo a tante altre luci che ho posto nella tua vita e che formerà col passare dei tempi un sole splendente per le anime in tutto il mondo. Tu sei e sarai sempre la luce dell'umanità.

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PRIMA RELAZIONE DI D. UMBERTO PASQUALE
SU ALEXANDRINA

Don Umberto Pasquale, che ha incontrato per la prima volta Alexandrina il 21 giugno 1944 (vedi capitolo 19°), scrive nel luglio dello stesso anno una sua prima Relazione su di lei, dietro richiesta della signorina Marianna Agnese de Mello Sampaio, penitente di p. Pinho: aveva lo scopo di presentarla al Superiore dei Gesuiti di Macieira de Cambra, dove era già relegato p. Pinho, in vista di una imminente visita canonica a quella Casa. Tale Relazione è riportata integralmente in Cr. Ge. a p. 783-784. Eccola: Ho visitato Alexandrina il 21 giugno del 1944 e sono rimasto nella sua casa fino al 24. Ho avuto occasione di parlarle a lungo e di assistere all'estasi del 23 (venerdì). Mi ha impressionato la sua rara semplicità, il suo equilibrio, la sua unione con Dio, la sua serenità nella sofferenza. Non so spiegare, ma parte da lei una irradiazione grandissima di bontà che mi ha comunicato due cose: un concetto più chiaro e sicuro della misericordia e dell'amore di Gesù ed una volontà più viva di corrispondenza al Signore. Mi consta che gli stessi sentimenti ha suscitato in altri, anche in persone lontane dal buon cammino. Interrogata da me circa alcune prove che devono averla fatta soffrire assai, mi ha risposto con la maggior naturalezza senza prendere atteggiamento di vittima e col sorriso, senza la minima condanna contro nessuno; ha dichiarato soltanto, e con espressioni brevi, che la turbava il pensiero che tali cose rattristano assai il Cuore di Gesù. Le sue conversazioni su misteri e cose spirituali sono di una ortodossia evidente, impeccabile, superiore all'istruzione di una ragazza del popolo che non ha letto né trattati né vite di santi, eccetto qualche opuscolo od articolo di qualche rivista popolare. E' di una lucidità meravigliosa, e tanto più ammirevole perché ammalata gravemente e da tanti anni. Il digiuno totale di ormai due anni è cosa comprovata dall'osservazione minuziosa dei medici i quali si dicono incapaci di formulare una spiegazione. Ha un linguaggio semplice, ma elevato, proprio di una persona colta... e grande proprietà di espressione per esprimere certi stati d'animo i quali manifestano una vita interiore eccezionale. Presso il suo letto non vi è il clima di una infermeria, ma si respira la gioia più soave e santa come se si fosse in una chiesa. E' una ragazza accogliente, di una carità finissima, previdente e provvidente che fa pensare alla bontà di S. Francesco di Sales. Vive di amore di Dio; vive di amore per il prossimo; dimentica di sé, vuole soltanto il bene e la salvezza delle anime. Se volessi dire tutto non la finirei più. E quanto dissi si riscontra in lei senza pretese, senza atteggiamenti studiati. Lo straordinario che avviene in lei è come una cosa sola con la semplicità e la prudenza limpida che, secondo me, sono le qualità più preziose in un'anima del genere. Non sono io a dover giudicare Mexandrina; ciononostante, per gli elementi che ho, nessuno mi convince che non si tratti di persona degna di fede e che, invece di essere abbandonata e messa in dimenticanza, dovrebbe essere accompagnata nella sua vita spirituale affinchè il Signore, anche se non abbisogna degli uomini, possa, attraverso la direzione di un sacerdote colto, prudente e santo, portarla per le vie a cui la chiama. E' risaputo che il Signore, anche se infinitamente sapiente, non dispensa dall'opera del sacerdote. E' vicina forse l'ora in cui il suo direttore ritornerà a dingerla? Lo spero, anzi lo desidero vivamente; lo chiedo a Dio e farei volentieri qualcosa a questo scopo. Ecco le mie impressioni chiestemi. Ne faccia l'uso che crede meglio. Servano almeno per il bene Mogofores, 12-7-1944

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DATI BIOGRAFICI DEI DUE DIRETTORI SPIRITUALI

Riteniamo interessante riportare qui i cenni biografici di p.Pinho e di don Umberto Pasquale, come si trovano nel libro (esaurito) «Cristo Gesù in Alexandrina» alle rispettive pagine: 705 e 782-783

Dati biografici di p. Mariano Pinho

Padre Mariano Pinho nacque ad Oporto il 16 gennaio 1894. Entrò nella Compagnia di Gesù ad Alsemberg, in Belgio, il 7 dicembre 191 0. I Gesuiti erano stati espulsi dal Portogallo subito dopo la rivoluzio ne del 5 ottobre di quell'anno. Questo è assai significativo nella vocazione di p. Pinho. Compì il corso di lettere dopo i due anni di noviziato nella stessa Casa con l'esimio professore ed oratore p. Luigi Gonzaga Cabral, Provinciale all'epoca della espulsione. Studiò filosofia ad Ona (Burgos) con gli studenti spagnoli e la teologia ad Innsbruck, in Austria, con i sacerdoti tedeschi. Tra la filosofia e la teologia, come si usa tra noi, insegnò nel collegio Antonio Vieira, che era allora nostra missione del Brasile. Colà fu direttore della rivista «Legionario delle missioni. ed ordinato sacerdote il 7 febbraio 1926. Terminato il periodo di formazione, rientrò in Portogallo e fil direttore del «Messaggero di Maria (oggi "Magnificat"), della «Crociata Eucaristica e della rivista Broteria. Ebbe fama di buon oratore e predicò nelle chiese principali della nazione. Aveva grande zelo apostolico che lo portò a scrivere "Ritorno al focolare": un commento alla parabola del figlio prodigo; è una bella missione scritta. Scriveva con facilità ed eleganza. Sapeva musica ed aveva facilità nel comporre: un'anima di artista. Nella virtù, nonostante certe ingenuità od atti di zelo meno prudenti che hanno dato ansa a certi detrattori, fil davvero notevole. Il gesuita p. Abel Guerra, che gli fu Superiore in un periodo doloroso chiude così la lettera a d.Umberto Pasquale, il 1° febbraio 1973: «Ha sofferto come i santi le peggiori calunnie e tribolazioni senza un lamento né una rottura nella sua gioia spirituale. Nel 1946 la tempesta lo fece ritornare in Brasile, dove morì l'11 luglio 1963 a Recife «Il cardinale Cerejeira diceva a d. Umberto Pasquale il 17 aprile 1973: P. Pinho, un santo, anche se di una carità ingenua..

Dati biografici di d. Umberto Pasquale

Don Umberto Pasquale nacque il 1 settembre 1906 a Vignole Borbera (Italia). Accolto a Valdocco (Torino) nel 1919, vi frequentò due anni di ginnasio ma vi fu tolto dal padre per avere manifestato il desiderio di partire per le missioni. Vinte alcune difficoltà, riuscì ad entrare nel seminario tortonese di Stazzano. Al terzo anno di teologia ritornò dai Salesiani. Durante il noviziato a Borgomanero presentò la domanda per il lebbrosario della Columbia. In procinto di partire, fil pregato dai Superiori di recarsi per un anno in Portogallo in aiuto dell'Opera riaperta poco prima. L'obbedienza provvisoria si prolungò per 15 anni. Ordinato sacerdote a Lisbona nel 1935, dal cardinale Cerejeira, aprì nel 1937 la Casa di Mogofores, eretta a noviziato, a cui diede presto una sede più ampia (nel 1939), trasformando la casa primitiva per opere parrocchiali: oratorio maschile, laboratorio per ragazze e nido per l'infanzia. Diede vita alle Edizioni Salesiane che, nel 1945, traslocò ad Oporto ed a cui nel 1947 diede una sede propria. Richiamato in Italia nel 1948, fil destinato al Centro Catechistico (a Leumann, TO). Continuò a ricevere i Diarii di Alexandrina e ne divenne il principale biografo.

Fin qui il brano che si trova in «Cristo Gesù in Alexandrina» Aggiungiamo ora le principali notizie relative agli anni successivi: Fu chiamato a Balasar nel 1965 per preparare il Processo Informativo Diocesano, nel quale fu uno dei principali testi. Il 7 maggio 1973 ne portò tutta la documentazione a Roma. Morì a Rivoli (Torino) il 5 marzo 1985. Il 5 febbraio 1989 i Salesiani di Mogofores – in segno di gratitudine al fondatore dell'opera Salesiana in Mogofores – inaugurarono un suo busto in bronzo, per commemorare il cinquantenario della loro fondazione.

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LETTERA DI P. PINHO AL CARDINALE PACELLI

Ecco il testo delta lettera citata nella Parte I, capitolo 12°, riportata in Cr Ge (p. 706-707):

«Eminentissimo e reverendissimo signor cardinale Pacelli. Parrà certamente una cosa strana che un umile sacerdote della Compagnia di Gesù si rivolga alla Eminenza Vostra Reverendissima per mezzo della presente lettera, senza interposta persona. Ma la cosa è di tale natura che, se viene dal Signore, non vedo via migliore. Si tratta di ottenere che il Sommo Pontefice, nelle presenti calamità e angustie, consacri il mondo intero alla Regina del Cielo e della Terra e Signora delle vittorie. Narrerò semplicemente l'origine di questa petizione. C'è qui in Lusitania, in un paesetto umile e ignoto, una giovane gravemente inferma, di 32 anni, che giace immobile in un letto da 15 anni ed è tormentata da molti e persistenti dolori, per malattie varie e insanabili, specialmente l'osteite (morbo di Pott), da cui cominciò ad essere gravissimamente affetta sin dall'età di dieci anni. È una cosa mirabile vedere con quanta forza, serenità e umiltà la paziente sostiene questi grandi mali. Ha sempre avuto in mente il seguente desiderio: immolarsi completamente al Santissimo Sacramento, spesso dimenticato nel tabernacolo (e che ella ha sempre nella mente e nel cuore) per la salvezza dei peccatori. Spinta da questo desiderio, chiede con costanza e sincerità al Signore che le aumenti i dolori ogni giorno di più, perché in questo modo sia alleviata la Sua solitudine nel tabernacolo e i peccatori siano salvati. Come a conferma di questa sua vocazione di sofferenza per i peccatori, spesso il Signore si comunica a questa giovane e spesso anche la abbandona per lunghi mesi in una grande aridità di spirito e in una desolazione amarissima: il che essa sopporta con angelica mansuetudine e con sorriso. Tra queste comunicazioni divine, un anno fa, essa dichiarò a me che il Signore le disse di volere che il mondo sia dal Sommo Pontefice consacrato alla Madonna, per scongiurare la grande punizione che incombe su tutto il mondo per i molti peccati degli uomini. Ho ascoltato la cosa, ma senza farne niente per non agire imprudentemente. Era il tempo in cui la giovane, tra grandi dolori, godeva di grandi consolazioni e visite spirituali. Ecco allora incominciare ad un tratto lunghi mesi di incredibili oscurità, desolazioni e tormenti di spirito... Ma nel mese di agosto di quest'anno parve che il Signore le comunicasse di nuovo: - Non temere, figlia, io sono con te; io so cosa faccio. Tu, con questa tua desolazione e con questi dolori hai salvato per me un numero sterminato di anime... Pregami per la mia carissima Spagna! Vedi la punizione della quale ti ho spesso parlato?! Questo incendio si estenderà a tutto il mondo, se la verità non sarà dovunque predicata e se i peccatori non si convertiranno. O conversione, o punizione!... Voglio che il mondo intero sia consacrato a mia Madre; Dì al tuo confessore (intende p. Pinho) che faccia giungere questo a Roma direttamente. Lo chiede Gesù che può comandare. - Passati altri 10 giorni nell'aridità di spirito, ecco di nuovo il Signore: - Sappia tutto il mondo che questo flagello è una punizione, è un'ira di Dio. Punisco per richiamarli a me: io voglio salvare tutti: sono morto per tutti... Ecco come è da farsi la consacrazione del mondo alla Madre dell'umanità e Madre mia santissima (come La amo!). La consacrazione sia fatta a Roma dal Sommo Pontefice, poi dai sacerdoti in tutte le chiese sotto il titolo di Regina del Cielo e della Terra e Signora delle Vittorie. Se il mondo corrotto si converte e cambia strada, Ella regnerà e per mezzo di Lui si otterrà la vittoria... Non temere, figlia: i miei desiderii si compiranno. - Eminentissimo signore, io non oserei affrontare questa impresa se non fossi certo che la giovane è di solida e provata virtù e sopratutto se non temessi, col mio silenzio, di commettere una grave omissione contro la volontà di Dio. Ma ora depongo tutto nelle mani prudentissime della Eminenza Vostra Reverendissima che giudicherà della opportunità o meno di sottoporre la cosa al Sommo Pontefice. Ringraziando infinitamente... umile servo in Cristo

Portogallo, 11-9-1936 Mariano Pinho Sj.

 

   

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