Alexandrina de Balasar |
LE VIENE TOLTO IL DIRETTORE SPIRITUALE! Sento come se mi togliessero per sempre il mio padre spirituale. Sarà vero? - Preparati per la lotta, figlia mia: dovrai da lottare apparentemente sola. Dopo la battaglia viene la gloria. - Gli uomini tentano di allontanare da me colui che mi serviva di sollievo... forse me lo strapperanno per sempre! I Superiori hanno determinato... Lei deve obbedire. Obbedienza, santa obbedienza, oh, quanto io la amo! Lei, padre mio, non vuole disobbedire e anch 'io voglio che obbedisca: tutte le sofferenze, piuttosto che il più piccolo dispiacere a Gesù. Chi obbedisce fa la sua divina volontà; ma infelici coloro che non comandano secondo i suoi divini desiderii! Il giorno 20 non potrò mai cancellarlo nella mia memoria: la partenza del mio padre spirituale per il Brasile. Cosa mai mi chiese Gesu! Non mi aspettavo tanto... Fin dal giugno 1940 Alexandrina ha il presentimento che le vogliano togliere il direttore spirituale: ... Sento come se mi togliessero per sempre il mio padre spirituale. Sarà vero? Per carità, appena può mi dica da lì qualcosa e se io la faccio soffrire!... Poiché p. Pinho non le rivela le ostilità che si vanno preparando contro di lui, Alexandrina insiste nel chiedergli di dirle la verità: ... Vorrei, invece di questa Lettera, venire io stessa nella speranza di ricevere conforto e balsamo per il mio dolore e fiduciosa che lei, mio padre spirituale, mi informerebbe di tutto quanto avviene, senza ingannarmi. Per carità, le chiedo che non mi inganni né consenta che Càozinha venga ad ingannarmi. Se le verrà proibito di tornare qui, non voglio che lei soffra per questo. Lasciamo a Gesù spremere a volontà il suo grappolo d'uva e ridurre in polvere il chicco di grano. Si consoli Lui e soffriamo noi!... Mexandrina sente non solo che il suo padre spirituale soffre, ma che dovrà soffrire sempre: ... Sento che il mio padre spirituale soffre. Sento lo strumento con cui è ferito. Sento molto al vivo che questo dolore lo ferirà fino alla fine. Con frasi tanto piene di affetto e di riconoscenza gli scrive: Padre mio, vorrei dimenticarmi della mia sofferenza per dirle soltanto parole di conforto. Vorrei che questa lettera le desse tanta luce e pace, come tante volte mi hanno dato le sue, padre mio... Sentendosi ripetere da Gesù che p. Pinho dovrà soffrire molto e sempre, si offre vittima per lui: - ...Dì al tuo padre che il Cireneo (p. Plnho In questo caso) deve partecipare al dolore e al peso della croce. L'ho scelto per questo. Dolore, angustia, tristezze e amarezze lo accompagneranno sempre. La ferita del cuore cesserà solo con la morte. Ma io lo amo con la maggiore tenerezza e follia d'amore. Fu tutta la rabbia dell'inferno che si sollevò contro di lui... - Mi offersi vittima per le sofferenze del mio padre spirituale... Nel lavorio di preparazione Gesù le fa sentire alternativamente il timore per la perdita del direttore e la speranza di non perderlo. Poichè Alexandrina sente che p. Pinho le è stato donato da Gesù e sente che le è indispensabile per salire il suo doloroso ed eccezionale calvario, è portata a credere che gli uomini non riusciranno a toglierglielo: ... Gesù vuole il mio dolore, ma certamente non vuole che mi tolgano il mio padre spirituale, il mio unico conforto sulla Terra. Povera me, che tremenda tribolazione! Quanto tnste è la mia vita, quanto triste il mio vivere! Alexandrina ha la fiducia che Gesù e Maria riescano a trasformare i cuori degli oppositori: … Soffriamo noi! Frattanto ci abbracceremo senza indugio a Gesù e alla Mamma celeste, chiedendo Loro col cuore e con l'anima che trasformino i cuori degli oppositori, che si compia la Sua devina parola, che non lasci tutta sola la povera cieca senza guida e senza aiuto. Povera me! Vado strascinandomi per terra schernita ed abbandonata. Povera Alexandrina, se Gesù non le dà una mano e non le lascia il suo padre spirituale per condurla al termine di tanto doloroso calvario! È tanto corto, ma non riesce ad arrivare alla fine. Viva Gesù, viva la Mamma! È per Loro che mi lascio schiacciare e spremere fino all'ultima goccia. Poiché le sofferenze di p. Pinho sono grandissime, Gesù interviene ad aiutarlo, tramite le estasi in cui parla ad Alexandrina: continua a stimolano nella sua missione e gli prospetta la vittoria. Digli se non vuole che io tragga dal suo dolore perdòno per i peccatori e salvezza per il mondo... ...Bada; digli che Gesù è con lui, che Gesù vince in lui, che Gesù lo guida, che Gesù lo difende, che Gesù lo ama. Digli che confidi che sta facendo in tutto la mia divina volontà. Digli che è l'amore che ho per lui che mi obbliga ad immolarlo in unione con te... .... Dì al tuo padre che lo amo. Lo amo, sono un folle di amore per lui e voglio che egli sia sulla Terra un martire del dolore e dell'amore... - Arrivati agli inizi del 1942, Gesù ormai parla chiaramente ad Alexandrina: le dice che resterà sola, senza la guida! Prepàrati per la lotta, figlia mia: avrai da lottare apparentemente sola. Dopo la battaglia viene la gloria. Tu non avrai luce: apparentemente camminerai tutta sola, ma non è la realtà. Io non abbandono la mia folle d'amore: ti accompagno sempre con il tuo padre spirituale e la tua cara Mamma celeste, senza che tu ci senta. - ...Non vi era un essere vivente sulla Terra che potesse soavizzare il mio dolore. La patria celeste stava chiusa e tutto era morte anche là: grosse nubi nere la separavano da me. Venne Gesù e accese nel mio cuore un poco del suo fuoco divino, mi diede alcuni raggi della sua luce e mi parlò così: - Figlia mia, tiglia mia, ... è giunta l'ora di darmi la maggior prova d'amore e di eroismo: cammina senza luce in un completo abbandono. Tutto per te sarà morte, persino la stessa patria celeste. Nel resto del tuo viaggio sulla Terra solo di tanto in tanto sentirai e udirai Gesù, tuo Signore e Sposo. Ml'inizio del Capitolo 11°, n.1, abbiamo accennato alle sofferenze di p. Pinho per l'opinione di alcuni suoi confratelli, riguardo ad Alexandrina: una mistificatrice, una visionaria o isterica, nella migliore delle ipotesi. Si forma tutto un movimento di ostilità che abbraccia varie categorie, in primo luogo persone del paese invidiose della notorietà che il Caso va acquistando, specie dopo la seconda visita da parte della Santa Sede. Abbiamo inoltre visto (Capitolo 11°) che il consulto del 1° maggio 1941 col dott. Abel Pacheco - richiesto dal dott. Azevedo nella speranza che venga chiarita la verità - non porta a buoni risultati: Pacheco insiste sulla idea di nevrosi e non si arrende neppure dopo la dichiarazione del dott. Gomes de Araùjo. Molto danno fa il divulgarsi della opinione di Pacheco. Inoltre, sempre nel 1941, il p. Terças pubblica, nel fascicolo dell'opera «Vita di Cristo» intitolato «Passio dolorosa», l'estasi di Passione di Alexandrina a cui aveva assistito il 29 agosto 1941. (vedi avanti Cap. 23). Questa pubblicazione suscita una reazione negativa da parte di alcuni gesuiti, anche altolocati, in particolare del direttore della loro Rivista «Broteria», il quale approfitta di un articolo sulla mistica per apporre una NOTA nella quale deplora la diffusione di un certo «spirito visionario e preoccupato di preternaturalismo» e conclude accennando a quanto scritto da p. Terças circa Alexandrina e affermando che «quanto a p. 332 del volume 5° della stessa "Vita di Cristo" si attribuisce ad un sacerdote della Compagnia di Gesù (p. Pinho) è di sua esclusiva responsabilità». Sentiamo ora quanto dice p. Pinho in «No Calvario de Balasar» (p. 157) mostrando la sua delicatezza e superiorità d'animo. «Evidentemente il direttore spirituale (p. Pinho stesso) sentiva a fondo la responsabilità che su di lui pesava con la direzione di questa anima che camminava per vie tanto straordinarie. Non era per lui affatto gradevole avvertire la persecuzione che già si stava muovendo contro il Caso di Balasar da parte di elementi che, sebbene non avessero mai esaminata nè vista l'ammalata nè studiato gli innumerevoli documenti che già allora possedevamo, data la loro posizione influivano sinistramente sul Caso. La persecuzione si consolidò di più e si aggravò col divulgarsi dell'opinione del dott. Abel Pacheco circa la malattia di Alexandrina, alla quale opinione ciecamente aderirono senza badare al parere di altri distinti medici. Il direttore veniva considerato come un visionario, un imprudente ed elemento pericoloso che necessariamente doveva essere allontanato e chissà che non cominciassero già a meravigliarsi che il Superiore del medesimo non intervenisse efficacemente. Momenti molto spiacevoli certamente per il povero Superiore, che pure non conosceva personalmente l'ammalata. Per fare precipitare questo intervento concorse decisamente la pubblicazione di un fascicolo, il numero 10 della "Vita di Cristo", intitolato "Passio dolorosa", volume 5°, scritto dal p. José Alves Terças (Lisbona 1941): qui, dopo di aver parlato della Santa Sindone di Torino, parla di Alexandrina, "la martirizzata del Calvario", narrando minutamente e a lungo i fatti che vide ed annotò il 29 agosto 1941, durante l'estasi di Passione» «Momenti molto spiacevoli certamente per il povero Superiore» dice p. Pinho, che con la sua delicatezza d'animo giustifica l'operato del suo Superiore contro di lui. Questo Superiore decide di ordinare a p. Pinho di troncare ogni relazione con Alexandrina, ma prima, prudentemente, scrive all'arcivescovo di Braga chiedendo il suo parere, in data l0 gennaio 1942. È ancora più interessante leggere la lettera che lo stesso p. Marinho, Provinciale dei Gesuiti del Portogàllo, invia a p. Pinho il 6 gennaio 1942, con l'obbedienza di non occuparsi più di Alexandrina. Eccone gli stralci più significativi: «Reverendo in Cristo p. Pinho, sta nuovamente agitandosi il Caso di Balasar e in questa agitazione è coinvolto il nome suo e della Compagnia dei Gesuiti... È con pena che io vedo la pretesa di attribuire alla Compagnia una responsabilità che riguarda solo uno dei suoi membri. Di fronte a tutto questo, sopratutto in questi ultimi tempi, ho pensato molto, ho pregato molto e mi sono consigliato molto. Mi è parso, davanti a Dio, che sia necessario che lei, almeno temporaneamente tralasci di erigere Alexandrina e di trattare con lei in qualsiasi modo direttamente o indirettamente, personalmente o per scritto. So quanto le possa costare di sofferenza, a so pure che non le manca spirito di fede per vedere in q esta disposizione dell'obbedienza i disegni della Provvidenza. Scriva pertanto un'ultima volta ad Alexandrina e le comunichi questa decisione dell'obbedienza dicendo quindi che d'ora in avanti non potrà prestarle nessuna assistenza. Con tutti gli altri vorrei che lei prendesse l'atteggiamento di chi ignora interamente il Caso e che vuole ma tenersene completamente estraneo. Non ne parli con nessuno, non consenta che gliene parlino, a meno che sia interrogato dall'Autorità competente. Lasciamo al Signore di rivelare la sua opera, se essa è veramente sua. Se non lo è, certamente lei è il primo a volere che tutto si chiarisca. Lisbona, 6-1-1942 p. Giulio Alves Marinho Visita di congedo di p. Pinho. Il giorno 7 gennaio 1942 p. Pinho si reca da Alexandrina, ma non ha il coraggio di dirle della proibizione avuta: per delicatezza non comunica subito la decisione dei suoi Superiori: incarica Deolinda di prepararla a poco a poco. Le comunicherà poi la cosa con una lettera che giungerà a destinazione un venerdì, il 20 febbraio. Circa questa visita, si legge nella Lettera a p. Pinho del 9 gennaio 1942: Padre mio, è finita nel mondo la luce... La morte si è impossessata di tutto il mio essere: tutto quanto mi circonda è morte. Io sono un cadavere immondo che può sentire solo il dolore e devo lanciarmi in questo sepolcro mondiale e combattere la morte che colma tutto l'universo... Invano tenterei di chiedere aiuto al Cielo: tutto è morto, tutto è morto. E io, sempre a braccia aperte inchiodata sulla croce... La mia anima pare stracciarsi a pezzi per il dolore. In tutti questi giorni, è solo il giorno 7 in cui passò presso di me lei, padre mio, che il mio dolore di corpo e di anima ebbe una pausa. E vero che Gesù sta privandomi di tutto, ma mi diede ancora alcune ore di sollievo e alcuni momenti di dolcezza e di soavità nell'anima. Li posso ricordare male perché mi pare di stare a mentire, poiché ora non ho luce e la morte tutto portò via con sé. Il comportamento di Alexandrina. Abbiamo visto che il Provinciale dei Gesuiti del Portogallo nella lettera del 6 gennaio 1942 proibisce a p. Pinho di dirigere Alexandrina, anche per corrispondenza. Ma il p. Abel Guerra, Superiore della Casa di Macieira de Cambra dove viene relegato p. Pinho, permette per un certo tempo a p. Pinho di ricevere lettere da Alexandrina, sia pure solo per suo tramite. Questo suo comportamento deriva dalla stima che egli ha di p. Pinho, conoscendolo. Ecco perché sono numerose le lettere di Alexandrina a p. Pinho in questo gennaio e fino al 23 febbraio. Una corrispondenza così frequente indica quanto grande sia in Alexandrina il bisogno di un aiuto da parte del suo padre spirituale. Dopo quella del 23 febbraio le lettere diventano molto diradate, avendo Alexandrina ormai avuto il 20 febbraio la conferma della proibizione. Passiamo in rassegna alcuni dei brani più significativi delle Lettere che precedono quella del 23 febbraio e dei Diarii di questo periodo. Ho paura di vivere senza sostegno alcuno: ho perso tutto sulla Terra e in Cielo... Ieri il signor dott. Azevedo stette presso di me quasi due ore. Gesù si servi di lui per soavizzare il mio dolore... Nello stesso giorno, 15 gennaio, Alexandrina detta una seconda Lettera a p. Pinho per il suo compleanno del 16 gennaio: Padre mio, con i più sinceri e profondi auguri vengo a dire a lei che mai la dimentico in Terra nè la dimenticherò in Cielo, ma in modo particolare domani. Offrirò a Gesù tutte le mie sofferenze, orazioni e la S. Comunione e Gli dirò che voglio per il mio padre tutte le grazie, le benedizioni e i doni del Cielo, tutto l'amore del suo Cuore divino e di quello di sua Madre benedetta, tutta la luce divina per poter guidare le anime... Chiederò a Gesù che le dia tutto quanto io non so chiedere… …Può venire chi vuole: solo con l'autorizzazione del mio padre spirituale io dirò qualcosa. Il mio dolore rimane all'ultimo posto: in primo luogo soffro tutto per il timore che soffra la Causa di Gesù; poi soffro per il mio padre spirituale perché, non essendo un sacerdote secolare ma un Religioso, ha i suoi Superiori: e quanto avrà da soffrire per causa loro, e soffrire innocente! Infine io soffro per il dolore di essere schiacciata; ma è ciò che meno mi importa l'essere buttata come uno straccio immondo all'abbandono e al disprezzo di tutti. C'è solo da meravigliarsi che tra i signori Padri vi sia tanta «cosa», dico «tanta cosa» per non sapere quale parola usare. Tuttavia desidero solo che Gesù li perdòni, poiché da me sono perdonati. Non ha bisogno di commento l'ammirevole elevatezza di questa anima, che veramente va sempre più assomigliandosi a Cristo! .... È inutile che lei, padre mio, mi dica che non soffre. Io non ho bisogno di altre testimonianze: basta ciò che la mia .anima sente. Io sento che il mio padre è umiliato, è calpestato e che gli buttano in faccia cose che non sono vere. E, per maggiore confusione mia, sento che sono io a causargli tutto questo soffrire, tutta questa croce.... Preghi per me, quando questa lettera le arriverà tra le mani. O, per caso, non permetteranno neppure che io le scriva e neppure che lei scriva a me?! O mio Dio, mio Dio, date la pace alle nostre anime tribolate! .... Non ho più cuore per sopportare per altro tempo l'umiliazione e l'oppressione che gravano sul mio padre spirituale. Sento che egli combatte quasi solo: pochi nella Compagnia (dei Gesuiti) gli sono compagni in tanto grande dolore. Mio Dio, ho eretto un calvario al mio padre spirituale, che tanto si è sforzato di elevare a Gesù la mia anima!... Più avanti nella stessa Lettera riferisce di essersi sentita dire da Gesù, mentre le chiedeva di rivivere la Passione: - Coraggio! Il tuo Gesù ti accompagna, sebbene occulto, nascosto, senza che tu Lo oda nè Lo senta. Il tuo padre spirituale ti sostiene: sarà sempre la luce e la guida della tua anima. Poiché te l'ho scelto io, sarà sempre il tuo padre spirituale sulla Terra e in Cielo... Sento che Gesù non vuole nè consente che io prenda un altro direttore, una nuova guida della mia anima. Non è un affetto naturale che mi lega al mio padre spirituale, oh, no! Dio sia lodato: sento che non lo è. Grazie infinite siano date al Cielo: nessun affetto naturale mi lega a persona alcuna sulla Terra. Se oggi Gesù venisse a prendermi per Sè, partirei con gioia. Sento che il mio padre è legato al mio cuore; ma sono i lacci di Gesù, sono lacci del suo amore divino. Non vi ènulla di mondano: ringrazio senza sosta Gesù, senza sosta... Ieri era già notte e io non potevo respirare per le tristezze e le paure: chiesi che mi trascinassero dal letto fin davanti alla finestra. Il cielo scintillava per le stelle brillanti. Per me non vi era un sorriso. - Che bel luogo è questo! Dicevo io: da qui getto uno sguardo verso il mio Padre del Cielo che sta nel tabernaco1o e verso il mio padre spirituale che è in Braga. Le lacrime cominciarono a scivolarmi lungo le guance con abbondanza. Piansi, piansi amaramente. Gesù, Gesù, o amore dell'Eucaristia, consolatevi con la mia amarezza e portate consolazione al mio padre spirituale, che sta a soffrire tanto per causa mia, e senza che io lo voglia! Lavate, o mio Gesù, le anime dei peccatori con le mie lacrime: sono lacrime d'amore strappate dal dolore... Padre mio, mi perdoni per il molto che la faccio soffrire e mi benedica! Naturalmente Satana è pronto ad approfittare di queste condizioni per tormentarla di più, facendole vedere le cose anche più tragiche di quanto non siano e suscitandole timori e dubbi torturanti. Le suscita addirittura il timore di restare privata della S. Comunione, il timore che non possano farle visita sacerdoti senza incorrere nella scomunica! Nel Diario del 19 febbraio 1942 si legge: Gli uomini tentano di allontanare da me colui che mi serviva di sollievo, che poteva darmi conforto; forse me lo strapperanno per sempre!... Permettetemi Voi, almeno, mio Amato, di sfogarmi con Voi. Sono sola in mezzo alla tempesta, e questa non si calma. Apro a Voi il mio povero cuore: solo Voi sapete leggere ciò che in esso sta scritto con dolore e sangue, solo Voi comprendete e potete valutare il mio soffrire. Il mondo non lo conosce, gli uomini non ne comprendono nulla. Lasciatemi dire a Voi ciò che Voi diceste al vostro Eterno Padre: «Perdonate loro, perché non sanno ciò che fanno», mio Gesù: sono ciechi, manca loro la vostra luce divina; illuminateli tutti e a tutti date il vostro amore. O mio Gesù, tutti i miei presentimenti mi sono risultati veri. Potranno gli uomini proibirmi inoltre che io Vi riceva sacramentalmente? Povera me! Sarebbe questo il colpo che mi toglierebbe la vita, se Voi con il vostro divino potere non me la conservaste. Dicano ciò che vorranno, facciano ciò che vorranno: ciò che giammai riusciranno a fare è togliermi da questa unione intima con Voi. Mi rubéranno Gesù Sacramentato? Sì, non dubito che lo facciano. Ma strapparmi dal mio cuore il tesoro ricchissimo che io adoro, che io amo al di sopra di tutte le cose, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, giammai, giammai gli uomini lo potranno: dovrebbero per questo farmi vivere senza cuore e senza anima. Impossibile! Venga la forza del mondo intero, sia esso tutto contro di me: separarmi da questa Grandezza infinita, da questo Amore infinito, giammai! Solo il peccato, solo esso mi può separare. Ma confido pienamente in Voi: è da Voi, mio Gesù, che io tutto spero, nonostante che quanto sente la mia anima giunga quasi a persuadermi che inganno me stessa... Il venerdì 20 febbraio 1942 Mexandrina riceve, come abbiamo detto, la lettera di p. Pinho in cui le dice chiaramente della proibizione; le consegnano tale lettera dopo finita l'estasi di Passione. Nel Diario del 20 febbraio stesso e nella lettera ad Azevedo del 21 febbraio accenna all'allontanamento di p. Pinho e nella lettera a p. Pinho del 23 febbraio descrive i sentimenti della sua anima nel ricevere tale lettera. Ne riportiamo degli stralci, in ordine di data: …Terminata la crocifissione, continuai a vivere apparentemente sola... Lasciatemi ripetere con Voi: «La mia anima è triste fino a morirne!» Ho perduto la luce, ho perduto tutto. Il Tuo perdòno e la Tua benedizione, mio Amore!... Ieri, quando lei signor dottore si ritirò, mi lasciò un poco più confortata: ero con più coraggio per la lotta. Il Signore si servì di lei, signor dottore, per prepararmi a ricevere l'ultimo colpo di lancia... Il mio cuore cominciò (appena finito di leggere la lettera) a venirmi meno. In alcuni momenti mi pareva venisse meno una volta per sempre. Io anelo ad andare in Cielo, ma non vorrei morire così. Vorrei la morte data da Gesù e non dagli uomini: non vorrei lasciarli col rimorso di avermi tolta la vita. Le mie lacrime erano di rassegnazione e, nell'intimo del mio cuore, dicevo a Gesù che perdonasse loro. Non so come poter vivere così. Per ora, ho ancora lei, signor dottore, a servirmi da sostegno in tanto penoso calvario. Potranno anche dire che le cose del Signore avvengono in me per la presenza frequente qui del signor dottore? Non dubito. Ma, se essi dicessero questo, meglio sarebbe che mi mettessero in un carcere oscuro dove non potessi essere vista, per soffrire tutta sola e non essere causa di sofferenza per gli altri. Povera me! Manca solo questa cosa: che mi rubino anche lei, signor dottore! Grazie al nostro caro Gesù, io non sono attaccata a nessuna cosa della Terra, ma sento il bisogno di chi mi aiuti a salire alla cima del mio calvario: da sola non posso... .... Erano le 6 e mezza del pomeriggio; mi consegnarono la corrispondenza venuta dalla posta. Tra di essa vidi che vi era una lettera di lei, padre mio. La presi nelle mani: le braccia mi parevano spezzarsi, tutto il sangue pareva gelarmi nelle vene; non avevo forze per aprirla. Pensai tra me: sia quel che sia, venga quel che venga! O mio Gesù, tutto accetto per amore a Voi e per amore alle anime. Cominciai a leggerla; le lacrime non me lo permettevano; ma erano lacrime di completa rassegnazione. Mi parve di sentire un colpo di lancia nel cuore, che me lo aprì da cima a fondo. Sono già passati alcuni giorni e ancora lo sento nello stesso stato. Esso cominciò a venirmi meno e mi pareva proprio di perdere la vita. Nel mio intimo dicevo: perdòno a tutti coloro che mi hanno causato questa morte. È vero che Deolinda più volte mi aveva dato col contagocce parte del veleno che quella lettera portava; ma ora veniva la conclusione, veniva l'ultimo veleno. Le mie lacrime e la mia preghiera a Gesù di perdonare a tutti: ecco la mia vendetta. Nella triste lettera che mai dimenticherò mi disse che èquanto hanno determinato i Superiori, che lei deve obbedire, poiché è così che Dio vuole. Sono d'accordo. Obbedienza, santa obbedienza, oh, quanto io la amo! Lei, padre mio, non vuole disobbedire e anche io voglio che obbedisca: tutte le sofferenze piuttosto che il più piccolo dispiacere a Gesù. Chi obbedisce fa la sua divina volontà; ma infelici coloro che non comandano secondo i suoi divini desiderii! È quanto avviene ora in questo Caso. Gli uomini si oppongono alla volontà di Gesù: è questo che la mia anima sente. E folle di dolore. Il mio cuore vola come un uccello che non sa dove posarSi: mi trovo nel martirio più doloroso. Mi sono confessata al sign. p. Alberto, nel quale ho tutta la fiducia e vedo tutta la santità. Sento che mi comprende molto bene, ma non è lui quella luce che Gesù mi ha scelto, neppure quella fonte che mi può saziare. È per questo che dico: infelici coloro che non comandano secondo la volontà di Gesù! Continuerò a chiamare lei mio padre spirituale in Terra e in Cielo. Ciò che gli uomini dicono e fanno non serve ad altro se non a schiacciarmi sempre di più e a togliermi più presto la vita. Confido nel Signore: so che la sua parola non torna indietro, ma nelle ore di maggior scoraggiamento mi pare che sia tutto perduto. A me non importa che il mondo mi odii e abbia per me tutto il disprezzo; ma ho una sola pena: deploro che coloro i quali dovrebbero conoscere di più il Signore e le sue opere siano ciechi, non comprendano nulla, siano i primi a buttare a terra la Causa del Signore. Aspettiamo e confidiamo. Gesù non lascerà morire la sua povera figliolina senza condurre presso di lei il suo padre spirituale. Mi mancava di subire l'ultimo colpo. Tutto di me era scomparso, mancava che mi scomparisse l'ultimo conforto, sebbene non fosse ciò che era nei primi anni quando tutto era luce e gioia. Era l'unico sollievo della mia anima: ora ne avevo bisogno più che mai. Si ricorda che da tempo ho avuto il presentimento di tutto quanto succede ora? Le hanno proibito di venire qui, ci hanno proibito di scriverci? Volontà del mio Dio, ti amo al di sopra di tutto quanto vi è sulla Terra. Non ne posso più: il mio stato è grave. Addio a quando? Fino a quando gli uomini lo permetteranno. Ho bisogno di preghiere più che mai. La benedizione e il perdòno per la povera Alexandrina Maria da Costa. Velenose calunnie. Per completare questo capitolo dobbiamo aggiungere qualche notizia su altre sofferenze che deve patire p. Pinho, quindi anche Alexandrina. Una certa Emma è penitente di p. Pinho; si mostra donna pia e va a trovare Alexandrina, alla quale sovente porta lettere di p. Pinho. Questa Emma è nominata in varie Lettere di Alexandrina a p. Pinho: la prima è del 9 gennaio 1940. Anche in quella dell'11 luglio 1940 appare la Emma come portatrice di una lettera di p. Pinho: .... La lettera portata dalla Emma fece irraggiare un po' di luce... E così quella del 2 agosto 1940. La successiva lettera in cui Alexandrina paila della Emma è del 24 gennaio 1941, ma «qualcosa» è intervenuto nel frattempo. Infatti Alexandrina sente il bisogno di pregare molto per la Emma: Ho pregato molto il Signore per la Emma. Il Signore mi dà grandi lumi nell'anima: ella tornerà alla luce e alla pace. La sento molto unita a me e non riesco a convincermi che possa fuggire... È stato ed è Gesù a permettere così: è un peso in più che Gesù mette sulla croce che lei, padre mio, porta per amore a Gesù e alle anime. Se potessi soffrire io sola, lascerei libera lei, padre, perché potesse lavorare meglio nella vigna del Signore... ... Chiedo a Gesù che si degni, nella sua infinita misericordia, di dare a lei, padre, la pace e il conforto e tutto quanto ha bisogno, così come alla povera Emma... Ahi, almeno venisse in fretta il Cielo! Almeno il Signore si affrettasse a venirci a prendere per là! Quanto abominevole, quanto cattivo è il mondo! ddio, padre mio. Essendo molto malata, non ho forze per aggiungere altro. Le chiedo soltanto con tutto il cuore che confidi solo in Gesù e nella cara Mamma celeste. Non si affligga e non sia triste: Gesù permette tutto questo per il nostro maggior martirio e per maggiore consolazione per Sé. Quando torneremo a parlare con più gioia e tranquillità? Gesù sia con noi e sia la nostra forza! Saluti da Deolinda. Perdoni e benedica questa poveretta che desidera solo consolarla. Alexandrina Maria da Costa. Le vengono richieste le lettere di p. Pinho. In séguito alle maligne insinuazioni contro p. Pinho, dai suoi Superiori vengono richieste ad Alexandrina le lettere a lei inviate da lui. Le verranno poi restituite circa 15 giorni dopo: non vi fu trovato nulla di compromettente contro p. Pinho, calunniato ingiustamente. Ma intanto sono altre sofferenze grandi che si aggiungono alle già tante e tanto dolorose che la martirizzano! Ecco quanto si legge nei suoi Diarii del 27 febbraio e del 13 marzo 1942 rispettivamente: - Gesù, datemi le vostre forze divine: voglio nascondere il mio dolore; senza di esse, mai vi riuscirei. Pianga il mio cuore notte e giorno, se volete così,ma siano lieti i miei occhi e sorridano le mie labbra. Il vostro santo amore e le anime siano tutto il fondamento del mio soffrire. Sono come la colomba che, sospesa in aria, batte le ali giorno e notte: non ha dove posarsi, se non la sostiene il vostro potere. Le vengono meno le forze, non può continuare il suo volo, cade per terra; non ha chi abbia compassione di lei, se le mancate Voi. Gesù, sono io che vago nell'aria, sono io ad essere distrutta dalla tempesta: sono io la più indegna delle vostre figlie, senza luce e senza sostegno. O Gesù, non sapevo di avere ancora tanto da darvi! Quanto. è grande la mia ignoranza! Pensavo di avervi dato già tutto: mi ingannavo. Siete venuto ancora di recente a fare l'ultimo raccolto. Cogliete tutto, cogliete in fretta e poi cogliete me stessa per Voi. Il giorno 20 febbraio (1942) Vi ho dato definitivamente il mio padre spirituale, fino a quando me lo vorranno ridare. Il giorno 24 Vi ho dato tutte le sue lettere, che mi hanno servito di luce e mi hanno incamminata verso di Voi. Avete visto bene quanto fu grande il sacrificio, non per l'attaccamento che avevo alle lettere, ma per essermi state richieste in giorni di tanto dolore. Quando le presi nelle mie mani e per riunirle tutte le legai con una fettuccia bianca, udiste, mio Amore, ciò che andavo dicendo? «Gesù me le ha date, Gesù me le ha tolte. consegnarle per non rivederle mai più (crede così), mi pare che tutto il mio corpo tremasse. Ma, volendo farmi forte, mormorai sempre: - Non è forse il mio Gesù degno di molto di più? Tutto è poco, per Lui che tanto mi ama e tutto diede per me; tutto è poco per salvargli le anime. - Dopo di questo, ordinai che togliessero dalla parete la mia fotografia. Di questo, poco o nulla potete tener conto, mio Gesù: io non avevo per essa la più piccola stima; ben volentieri ordinerei di buttarla nel fuoco. Il dolore che mi causò fu solo per il vedere che persino a questo si attaccavano, che persino questo serviva di appiglio per far soffrire chi era innocente. Mio Gesù, mi costa tanto servire di strumento di sofferenza per gli altri! Guardate tutto il mio martirio e lanciate i vostri sguardi divini pieni di compassione. Il Diario del 13 marzo 1942 inizia offrendo un bellissimo esempio di come un vero cristiano si comporta nei riguardi di coloro che lo fanno soffrire: «pregare per i proprii nemici«, raccomanda Gesù. Ma Alexandrina va ancora oltre: ringrazia i nemici perché la fanno salire verso maggiore perfezione: Gesù, mi vendicherò di quelli che tanto mi hanno fatto soffrire, e lo farò con tutta la forza. Sapete come, mio Amore? Con orazioni più fervorose, con tutti i miei sacrifici affinchè essi Vi conoscano e Vi amino. Se Vi amassero come Voi volete, non si comporterebbero così. Perdonate loro, mio Gesù. Io, senza di Voi, senza la vostra grazia, mi giudico capace di molto più di quanto dicono di me. Se Voi mi lasciaste sola un momento, sarebbe sufficiente perché praticassi i maggiori crimini. Io ho solo da ringraziare quelli che mi umiliano e mi feriscono: mi hanno aperto un nuovo cammino per seguirvi più da vicino con maggiore perfezione e amore. A tutto voglio sorridere; e sia sempre e prima di tutto per Voi questo sorriso. Il mio povero cuore è lacerato: non cessano di pestarlo e di infierire sulla stessa piaga. Non importa: importa solo il vostro amore; esso mi basta; lo voglio possedere, anche se per esso io sia schiacciata e da tutti trattata come schiava. A Voi, mio Gesù, già mi sono data come schiava e mi dò continuamente. Chino il capo per ricevere da Voi la coltellata di tutto il dolore e di tutto il sacrificio. E nell'intimo del mio cuore vado ripetendo sempre: sia fatto, o Gesù, sia fatto come volete! Gesù, muoiono le mie labbra di sete e di fame e di sete e di fame muore la mia anima. Siete Voi che permettete che io non possa saziare la sete del mio corpo: Vi offro il sacrificio, lo accetto per amore, perché Voi possiate saziare la sete che avete dei cuori. La sete e la fame della mia anima sono causate dagli uomini: sono essi che mi lasciano morire, non permettendo che la mia anima si alimenti e si sazii a quella fonte che Voi avete scelto (p. Pinho). O Gesù, o Gesù, abbiate compassione di me, guardate la mia anima: è come l'uccellino smarrito che perde la vita, lasciato all'abbandono. Povera me, senza di Voi! Che dolore, che dolore, mio Gesù! Quali tenebre, quale oscurità tanto spaventosa! Quali cammini tanto coperti di spine! Cado ciecamente su di esse, in esse mi dilacero il mio corpo, perdo il mio sangue. È per le anime. Voi ponete davanti a me, davanti ai miei occhi la mia enorme croce: la vedo chiaramente; in essa io sono inchiodata continuamente. (segue la descnzione dell'estasi di Passione, poi il Diano continua): Terminò questo martirio, mio Gesù, ma il mio povero cuore non ebbe momenti di sollievo. Continuò a sanguinare: non potevo sperare orizzonti lieti. Quasi tutto scava rapidamente il mio sepolcro. Guardo indietro, guardo avanti: non vedo nessuno in mio favore; tutto è rivolta, tutto è disprezzo. E continua la mia vita di illusioni. Mi daranno il mio padre spirituale? Verrà oggi, verrà domani? Mio Gesù, io non commisi nessun crimine; soffro innocente, soffro per vostro amore, soffro per darvi le anime. Soffrire innocente per una vita intera, piuttosto che soffrire colpevole per un solo momento. Mio Gesù, mi furono restituite le Lettere del mio padre spirituale. Perché? Il sacrificio era fatto. Fu come collocarle sopra un cadaverè che non sente nulla. La vostra benedizione e il vostro perdòno! Non solo non le ridaranno il suo vero padre spirituale, p. Pinho, ma addirittura lo esilieranno in Brasile! Dovrà partire il 20 febbraio 1946. Però fin dal 1945 Alexandrina ha il presentimento dell'aggravarsi della situazione: aumentano le sue paure ed aumentano i conforti da parte di Gesù, sia a lei, sia a p.Pinho, tramite lei. Nel dicembre 1945 viene già alle orecchie di Alexandrina la voce di una partenza di p. Pinho per l'estero: Arrivò il giorno 10. Verso le 9 e mezza di mattina ricevetti la visita di una persona amica; mi diede la triste notizia che il mio padre spirituale sarebbe andato all'estero, ma senza sapere con certezza se la notizia avesse fondamento o no. Nell'udire questo, rimasi come se un pugnale acuto mi attraversasse il cuore e mi togliesse la vita. E, una settimana dopo, detta nel Diario: Finito il ringraziamento (dopo la Comunione), un nuovo pugnale venne a configgersi nella medesima ferita che il cuore già aveva: una lettera, venuta da una persona che non cono~co, in cui mi chiedevano preghiere in favore del mio padre spirituale e mi veniva annunciata la sua andata in Brasile! C'è da tremare e da far gelare il sangue nelle vene! È impossibile dire il dolore del cuore; ma in quell'ora non piansi: agonizzavo, ma una forza venuta non so da dove mi obbligava a sorridere. Fissai i miei occhi in Gesù, nella Mamma celeste e dissi Loro: - Accetto, accetto, ma sostenetemi, vigilate per me! -Col trascorrere delle ore la tempesta si levò fortissima. L'anima si mantenne in grande serenità e pace, ma le lacrime mi rotolavano per le guance: le andavo offrendo a Gesù come atti d'amore; Gli dicevo che accettavo, che avevo fiducia, che Egli fosse benedetto sulla Terra e in Cielo. Recitai di nuovo il "Magnificat" e mi lasciai inchiodare più fortemente sulla croce. Arriviamo al gennaio 1946. ... E proprio quando aspetto con ansie insopportabili la venuta del mio padre spirituale per dare luce e guidarmi in questi cammini, dopo 4 anni di separazione, che da una parte e dall'altra mi annunciano la sua partenza per il Brasile, nel giorno 15 febbraio prossimo! Che grande lotta!... Il 17 febbraio Mexandrina detta nel Diario: Si continua a parlare della vita del mio padre spirituale. Attorno a me sento incessantemente un mare funoso, il fischio del vento, la più spaventosa tempesta che batte contro di me... Soffrii ciò che il mio padre spirituale soffriva nel congedarsi dalle persone care: questo congedo fu a Fatima; e soffrii per la sofferenza dei miei, specialmente di mia sorella. Nello stesso momento una mano si posava sul mio capo: mi dava forza per passare attraverso tutti quei dolori. Spiritualmente mi abbraciavo alla croce e dicevo a Gesù: - Il dolore sia dolore per me e amore per Voi! Che questo abbraccio sia un abbraccio eterno. - In mezzo a tutto questo, mi sentivo, per la sofferenza, come una bomba che esplode. Il dolore va cieco, ma con la certezza che va al porto di salvezza; ma non qui sulla Terra, dove è certo di non trovare nulla. La partenza avviene il 20 febbraio 1946. Nel Diario del 22 febbraio si legge: Il giorno 20 non potrà mai cancellarsi nella mia memoria: la partenza del mio padre spirituale per il Brasile. Cosa mai mi chiese Gesù! Non mi aspettavo tanto!... Quando mi accingevo a pregare, non sapevo come orientare l'offerta delle mie preghiere: erano necessarie perché Gesù facesse il miracolo che egli non partisse? O per rin graziarlo per tanto grande grazia? O perché il mio padre spirituale facesse un buon viaggio? Indecisa, senza saper cosa fare, presentavo la sopraddette preghiere a Gesù. E con la forza della mia fiducia, non so donde venisse una tale fiducia, dicevo: - Non andò, non va. - Oh, come mi ingannavo! Il dolore era lacerante. Dissi tra me: sto come S. Lorenzo, sono arrostita da tutte le parti. Ma il mio fuoco è peggiore: mi brucia lo spirito, mi stanca l'anima... Quanto devo ringraziare il Signore per avermi aiutata a vincere tutto con serenità e rassegnazione! Avevo pregato tanto, avevo chiesto tante preghiere, sacrifici e altre cose ancora! E alla fine, dovette partire! O santa obbedienza! Che farò ora? Continuare a confidare e a sperare nel Signore, moltiplicare le mie preghiere e, con gli occhi al Cielo e il cuore in alto, aspettare con letizia e tutto soffrire per amore. Nella mattinata di ieri (21 febbraio), subito dopo la S. Comunione, dissi a Gesù: - Mi consegno a Voi per tutto e Vi prometto di fare tutto il possibile per non preoccuparmi più se questo o quello compromette la vostra divina Causa: se essa è vostra, occupatevene Voi. Ciò che io voglio, mio Gesù, e prometto di sforzarmi in ogni modo, è il fare tutto con la più grande perfezione possibile, amandovi con tutto l'amore di cui è capace il mio cuore. Siete Voi l'unico in cui posso sperare. Nel pomeriggio seppi l'ora e tutti i particolari del congedo del mio padre spirituale durante il suo imbarco sulla nave. Volli ancora essere forte occultando le mie lacrime; ma lo feci per poco tempo. Riuscii a soffocare i sospiri, 51: nessuno li udiva; ma le lacrime mi rotolarono lungo le guance per alcune ore, però con tutta la serenità e la pace. Un dolore che pareva non avere fine; offrivo le lacrime a Gesù e per tutto Lo benedivo e lodavo. E aggiunsi che, come avevo promesso che le mie labbra non avrebbero pronunciato una parola di gioia nè di soddisfazione se il mio padre spirituale non fosse partito per il. Brasile, così Gli promisi pure, se Egli mi aiutasse con la sua grazia, di non dire una parola contro quelli che lo avevano fatto partire e che tanto mi hanno fatto soffrire. Su questo punto, mio Gesù, voglio che le mie labbra siano mute per non poter dire nulla.
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