Alexandrina de Balasar

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CAPITOLO 9
(1938)

LA PRIMA ESTASI DI PASSIONE

Accetti, mia eroina, un calvario ancora piu doloroso? Io sarò sempre al tuo fianco e il tuo padre spirituale non ti abbandonerà per darti fòrze: sarà il tuo cireneo. - Si mio Gesù, accetto ma vorrei che non si sapesse. - Gesù mi ha condotta dall 'Orto al Calvario. Che grande grazia! Ora posso dire: sono crocifissa con Cristo.

Un fenomeno mistico essenziale nella vita spirituale, e fisica, di Alexandruna è quello di rivivere con il corpo, con il cuore e con l'anima la Passione di Cristo. Questo si attua per la prima volta il giorno 3 ottobre 1938. Ma Gesù la preparava già da 4 anni, come abbiamo detto.

Preparazione prossima.

In questo capitolo consideriamo la preparazione più prossima, che si svolge durante l'anno 1938. P. Pinho scrive in «No Calvario de Balasar»: «In verità è dal marzo 1938 in avanti che ella cominciò a vivere in uno stato quasi abituale di terrore, di abbandono, di oppressioni e di agonia, che potremmo chiamare un prolungato Orto. Alle volte erano ore di séguito e persino notti intere di indescrivibili angustie. Il Signore le mostrava nello stesso tempo i grandi castighi che stavano per cadere sulla Terra» (si fa prossima la 2° guerra mondiale!) Nell'Autobiografia Alexandrina, riferendosi a questo periodo, detta: Già da tempo sentivo grandi agonie nella mia anima e mi sentivo a volte in procinto di cadere in abissi spaventosi. In questi giorni (prossimi alla l’estasi di Passione) si moltiplicarono le mie sofferenze: gli abissi erano spaventosi. La giustizia dell'Eterno Padre cadeva su di me ed Egli mi gridava ripetutamente: - Vendetta, vendetta! - Aumentavano le sofferenze dell'anima e del corpo. Èimpossibile descriverle: possono essere solo sentite o partecipate. Passavo i giorni e le notti rotolandomi sul letto nell'udire la voce terrificante dell'Eterno Padre. Alexandrina si era offerta vittima di espiazione e ora comincia a sentirsi lei stessa colpevole dei peccati dell'umanità, di fronte alla giustizia divina. Il più sublime vertice dell'amore genera questa immedesimazione con i fratelli colpevoli. In questa luce si possono capire le parole di S. Paolo: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione, minacciata dalla legge, col diventare Egli stesso, in certo modo, una maledizione per nostro bene.» (Gal. 3, 13) L'anima - vittima prolunga nel tempo la missione redentrice di Cristo, quindi sente su di sé la giustizia divina. In mezzo a tenebre spaventose, continua sempre più forte l'azione di Satana, pur senza effetti materiali: Il demonio continua con una rabbia feroce contro di me. Io dico, o anzi è il demonio che dice: "Sono dannata, ho la certezza di essere dannata. Quale mostro orribile io sono! Sono in mezzo all'inferno. Io non credo a nulla di quanto mi dice quel bandito": il bandito è il mio padre spirituale. Ecco l'inizio della Lettera del 17-9-1938: Padre mio, la mia anima soffre, e soffre molto. Mi pare che non vi sia luce che possa illuminare tale oscurità. Mi sono perduta nel mare. Non ho nessuno a mio favore: tutto mi ha abbandonato. Io non voglio bene a nessuno: è ciò che io sento. Ieri volevo porre fine alla mia vita, a qualsiasi costo: buttarmi ad affogare, mettere la testa sotto il treno; insoimria mi pareva insopportabile il mio vivere... Dopo la Comunione mi pareva di avere la mia anima morta. Ero in un abisso tanto spaventoso! In tenebre tanto dense! Ero tanto spaventata: avevo paura del Signore. Stetti così terrorizzata per un bel pezzo... Alla fine subentra la pace e Alexandrina sente Gesù dirle: - Vieni, mia colomba innocente, al tuo Amore, al tuo Gesù, al tuo Sposo. Vieni, non temere, non spaventarti. Questo stato non è tuo: tu sei vittima. Sapessi tu quanto soffro nel vedere soffrire così la mia sposa!.. Tutti i terrori, le angosce, le tenebre, lo stato di vittima, non soffocano però l'amore di Alexandrina per il suo Gesù: anzi questo amore esplode sempre più ardente, luminoso, eroicamente generoso, come appare in moltissime sue Lettere a p. Pinho. Riportiamo come esempi tre stralci scelti rispettivamente dalle Lettere del 4 febbraio, dell'il e del 16 luglio di questo 1938. ... Qui vado passando i giorni secondo la santissima volontà del mio amato Gesù: ora in abbandono totale, in una povertà estrema, ora in forti ansie di amare il mio amato Gesù, amarlo fino a morire d'amore. Mi pare che non potrei resistere con desiderii più forti di amarlo: mi pare di non avere posto per più amore. Quando sento molti desiderii di amare il Signore, mi pare di salire al Cielo più rapidamente di un razzo. Vado tra le braccia del mio caro Gesù e della mia cara Mamma celeste, mi perdo in Loro. Non hò più alcun tormento; mi cessano le ansie d'amore: ho trovato tutto quanto potevo trovare. Oggi, dopo la Comunione, mi sentivo tanto fiacca, tanto fiacca: mi sembrava di essere caduta e di essere senza forze per rialzarmi. Io dicevo: - O mio caro Gesù, datemi amore per amarvi! Io voglio morire bruciata nel vostro amore. Datemi forza per accompagnarvi nella croce e vivere con Voi nella santissima Eucaristia: vivere come vivete Voi la vostra vita eucaristica. - Si accese un fuoco ardente nel mio cuore, fuoco che dura ancora. Sentivo che il Signore era vicino, ma non mi parlava: preparava il terreno. Il mio ringraziamento (dopo la Comunione) è stato quasi solo chiedergli amore. Rimasi in ansie d'amore. Ma questi stati di beatitudine durano poco: Mexandrina, in quanto vittima, deve soffrire sempre. Un tormento che le durerà per tutta la vita è quello, a cui abbiamo già accennato, di sentirsi addossati tutti i peccati dell'umanità e inoltre di sentire i peccatori che la fanno soffrire, perché le pare di non poterli soccorrere. Leggiamo per es. quanto è scritto nella Lettera del 15 agosto 1938: ... La mia anima soffre, e soffre molto. Non ha riposo: non so spiegarmi bene. Sento che essa ha un' ansia non so di che cosa. Mi pare di andare in alto mare, sopra l'acqua e di non avere dove riposare per un solo momento. La mia anima non ha dove riposare, ma non vuole neppure riposare; è stanca, ma cammina sempre. Che ansia fortissima, di quale impresa deve occuparsi! Mi procura un tormento molto grande: non vede terra, non vede nulla. Le pare di dover lavorare per tutta la vita e continuare in questa ansia. Cosa sarà, padre mio? Saranno i peccatori che mi fanno soffrire così ? Credo che lo siano. Ma ciò che io voglio èdarli tutti al mio caro Gesù. Soffrire per loro sulla Terra, invocare per loro in Cielo. Sovente ha visioni di abissi orrendi. Per es. nelle Lettere dell'11 luglio e del 12 settembre 1938 leggiamo: ...In quell'abisso tanto pauroso avevo l'impressione che vi fosse tutta l'immondezza dei peccati. Ah, mio Gesù, se lei, padre mio, vedesse! Che movimento! Sentivo l'impressione che lì si praticassero tutte le qualità di crimini. Povero Gesù! Come può sopportare tanto? Ma poveri, ancora più poveri i peccatori! Chi li salverà? Io allora, essendo in una grande afflizione, mi offersi tutta al Signore: non so donde mi venne la forza. Anche ora, quando mi ricordo di quello, Gli dico: - Gesù, io Vi amo. Gesù, io sono la vostra vittima: voglio ripararvi; voglio riparare per tanti crimini. - Gli abissi continuano e in essi vedo, penso che siano il demonio e il peccatore, avvinti l'uno all'altro a spingersi ciascuno dalla propria parte. Non so se il demonio soltanto vuole portare all'inferno, o se lo porta proprio. Poveri peccatori! Gesù, per preparare Alexandrina a rivivere la Passione, oltre che farle viyere le ansie e i tormenti sopra descritti, le si mostra con tutto il Suo dolore, suscitando in lei sempre più lo slancio di buttarsi nell'opera di vittima di salvezza e di riparazione. Ecco per es. quanto si legge nelle Lettere del 3 luglio e del 15 agosto 1938: Ahi, ahi, quanto la mia anima soffre! Io sento tanto al vivo la tristezza di Gesù. Quanto piange Gesù!.. Io vorrei consolarlo; sono tanto arida, tanto sola! Come posso consolarlo? Il cuore si sente oppresso: alle volte mi pare che non mi lasci respirare. È tale il dolore della mia anima, la rivolta che sento in essa, da obbligarmi a sfogarmi dicendo al Signore: - O mio caro Gesù, solo con molta fiducia e con il vostro divino aiuto io posso vivere così. Ma voglio soffrire tutto per amore, per salvarvi le anime. -Altre volte mi pare di morire per tanta fame, per tanta sete, per tante nostalgie del Cielo. Mi pare quasi insopportabile tutta questa sofferenza. Con molto sforzo, è vero, ma dico: - Di più, mio Gesù, di più, di più, e sempre di più. Purché mi diate amore, amore per morire d'amore e tutta bruciata d'amore! - Appena fatta la Comunione, sentivo in me un peso che mi pareva insopportabile: pareva strapparmi il cuore e sprofondarlo sotto terra. Allora dissi subito al Signore: - Accetto, mio Gesù, accetto per amore a Voi e per salvarvi le anime. - E vedevo con gli occhi della mia anima che legavano corde attorno al mio Gesù, Lo strascinavano da una parte e da un'altra e Gli davano calci. Gli lanciavano tante, tante frecce e tutte rimanevano confitte nel corpo santissimo di Gesù. Con una corona di spine trafiggevano anche il suo santissimo capo strappandola poi via da una parte e configgendola fortemente da un'altra. Mi pareva di leggere nella mia anima: sono i maltrattamenti dei peccatori. Soffri per amore a me, salvameli! Il 12 settembre 1938 sente Gesù che invita alla penitenza tutta l'umanità e preconizza la catastrofe (si prepara già la 2° guerra mondiale che scoppierà dopo un anno). Ahi, ahi, mia innamorata. Ahi, ahi, mia eroina. Ascolta il tuo Gesù: io vengo a te non per farti coraggio, nè per darti consolazione; vengo a sfogarmi con te, vengo a versare le mie lacrime nel tuo cuore. Io non ne posso più per la mostruosità del peccatore. Penitenza, penitenza, penitenza in tutto il mondo! O il mondo si rialza rapidamente, o con la stessa rapidità sarà distrutto. Povero mondo! La giustizia divina non può più sopportarlo: rattristati con me. Vivi in questa tristezza almeno tu, che sei la mia sposa più cara, la mia vittima più generosa. Tu non vuoi la consolazione e non vuoi il tuo Gesù in sofferenza tanto dolorosa. Di presto al tuo padre spirituale che voglio che si faccia udire nel mondo con la forza del tuono e con la luce sfolgorante del lampo, questo: penitenza! penitenza! penitenza! Presto verrà il giorno della catastrofe. Io faccio conoscere le mie luci, ma le disprezzano, contro la mia volontà divina. Coraggio, e non dubitare neppure per un istante clic è il tuo Gesù a parlarti... –

Il giorno 3 ottobre 1938.

Il Signore dispone in modo che nel giorno 3 ottobre, in cui Alexandrina rivivrà per la prima volta la Passione, sia presente il padre spirituale. Per questo suscita in Alexandrina il desiderio di avere un Ritiro spirituale, come si legge nell'Autobiografia: Ogni volta che sentivo parlare di persone che andavano a fare un Ritiro spirituale dicevo: - Tutti lo fanno, solo io no! Non so cosa sia un Ritiro. - Osai parlarne varie volte alla presenza del mio direttore spirituale. Egli mi promise di chiedere il permesso al padre Provinciale (dei Gesuiti) e, se glielo avesse consentito, sarebbe venuto qui a tenerne uno. Per alti disegni di Dio il permesso fu concesso e il 30 settembre 1938 il mio padre spirituale venne ad iniziarlo. Ecco il biglietto col permesso: «La autorizzo ad andare a passare, come chiede, due o tre giorni a Balasar per assistere con comodo l'ammalata Alexandrina Maria da Costa. E che Alexandrina mi raccomandi al Signore insieme a tutta la Provincia» (zona in cui ha la giunsdizione quel Provinciale) p. Paolo Durào S. J. Non deve stupire questo biglietto perché il 31 maggio 1937, come vedremo nel Capitolo 12°, il p. Antonio Durào, fratello di questo Paolo Durào, aveva esaminato Alexandrina, come inviato dalla Santa Sede, circa la questione della Consacrazione del mondo alla Madonna e dall'esame aveva avuto una impressione ottima di Alexandrina per la sua serenità e santità. Il preavviso del grande avvenimento viene fatto da Gesù ad Alexandrina nella mattina del 2 ottobre: Il mattino del 2 ottobre 1938 il Signore mi disse che sarei passata attraverso tutte le fasi della sua santa Passione, dall'Orto al Calvario, senza giungere al "consummatum est". Questo sarebbe avvenuto per la prima volta il giorno 3 ottobre e poi avrei sofferto la Passione tutti i venerdì, da poco dopo mezzogiorno fino alle 3 pomeridiane, ma che per la prima volta Egli sarebbe rimasto con me fino alle 6 pomeridiane, a confidarsi con me, presentandomi le sue lamentele. Non dissi di no al Signore. Avvisai il mio direttore spirituale di tutto quanto il Signore mi aveva detto. Attendevo il giorno e l'ora in grande afflizione perché nè io nè il mio direttore avevamo un'idea di quanto sarebbe accaduto. Gli orrori che affliggevano Alexandrina da più mesi si intensificano nella notte dal 2 al 3 ottobre. P. Pinho, che è presente e che ne riceve le confidenze, scrive in «No Calvario de Balasar»: «Alexandrina si vedeva come schiacciata dal peso di tutto il mondo, vedeva la Terra aprirsi come per divorare gli uomini e, al di sopra, il Cielo in furiosissima tempesta, mentre udiva continuamente una voce terribile che la trafiggeva e annichiliva tutta: - Vendetta! Vendetta! ... Maledetta: ti schiaccerò! - E lei prorompeva in: - Ahi! , Ahi! L'ira di Dio! - In quella notte terribile Gesù le ripete il suo invito: - Accetti, mia eroina, un calvario ancora più doloroso? Io sarò sempre al tuo fianco e il tuo padre spirituale non ti abbandonerà, per darti forze: sarà il tuo Cireneo. - Si, mio Gesù, accetto tutto; ma vorrei che non si sapesse. - E non conviene neppure: ti voglio molto nascosta. Non affliggerti: quando ci saranno delle persone che io non voglio che si accorgano (dell'estasi di Passione), non ti succederà nulla. - Faccianio presente che tutto questo colloquio di proposta e di accettazione non si trova nelle Lettere (è naturale, poiché p. Pinho è presente) nè nell'Autobiografia P. Pinho lo riporta in "No Calvario de Balasar": l'avrà sentito lui direttamente, Ai tormenti spirituali si aggiungono anche quelli fisici, molto forti: Nella notte dal 2 al 3 ottobre, se fu grande l'agonia dell'anima, fu pure grande tutta la sofferenza del mio corpo: cominciai a vomitare sangue e a sentire dolori orribili. Vomitai poi per alcuni giorni consecutivi e per 5 giorni non presi nessun alimento. Fu con questa sofferenza che andai alla prima crocifissione. Che orrore io sentivo in me! Che paura, che terrore. È indicibile la mia sofferenza. Della mattinata del 3 ottobre ci dà un resoconto p. Pinho in «No Calvario de Balasar»: «Dopo la Comunione, in séguito a grandi tribolazioni mistiche in cui si vide con Cristo nell'Orto, le venne ripetuto l'invito: - Accetti, figlia mia, un calvario che io dò soltanto alle mie spose più care? - E, udito di nuovo il «sì» generoso, Gesù allora le annuncia, come nel giorno precedente, che dopo le ore 12 comincerà la sua Passione dall'Orto al Golgota e terminerà alle tre del pomeriggio. Poi resterà Lui con lei in un colloquio a confidarle i suoi dispiaceri fino alle 6 del pomeriggio.» Nell'Autobiografia si legge un ultimo invito e una breve descrizione della Passione: Appena passato il mezzogiorno, il Signore viene ad invitarmi così: - Ecco, figlia mia: 1' Orto è pronto e anche il Golgota. Accetti? - Sentii che il Signore mi accompagnò per un po' di tempo lungo la via al Calvario. Poi mi sentii sola: Lo vedevo là in alto, in grandezza naturale, inchiodato sulla croce. Percorsi tutto il cammino al Calvario senza perderLo di vista: era vicino a Lui che dovevo arrivare. Vidi per due volte Santa Teresina. La prima volta la vidi vestita da suora, tra due consorelle, presso la porta del Carmelo; la seconda volta la vidi circondata di rose e avvolta in un manto celestiale. Dopo i tormenti della prima esperienza della Passione, Alexandrina sente il bisogno di esprimere i suoi sentimenti di gratitudine al Signore. Scrive lei stessa, quella sera, sul retro di una immaginetta, questo pensiero: Gesù mi ha condotta dall'Orto al Calvario. Che grande grazia! Ora posso dire: sono crocifissa con Cristo.

Questa estasi di Passione vista dai presenti.

Dopo aver letto quanto della Passione ci descrive Alexandrina, leggiamo in «No Calvario de Balasar» quanto è apparso ai pochi presenti: p. Pinho, Deolinda, forse la madre e qualcun'altro. Noi presenti vedemmo svolgersi il dramma della Passione nel modo più vivo possibile: Orto, prigione, tribunali, flagellazione, coronazione di spine, cammino al Calvario, crocifissione, morte. La Passione fu violentissima; i presenti non poterono trattenere le lacrime davanti a quello spettacolo di dolore ben visibile.» Del colloquio tra Gesù e Alexandrina che si svolge nell'estasi seguita alla Passione (dalle 15 alle 18) p. Pinho riporta in «No Calvario de Balasar» alcuni frammenti: - Come Vi amo? In tanto dolore? O Gesù, non fu in mezzo al dolore che anche Voi mi amaste?! Poiché lo fu, non dovrei ora io amarvi? Oh, come sarei ingiusta, mio Gesù! ... Avete molta pena nel farmi soffrire? Ma io mi sono offerta con tutta generosità? ... Ma, Gesù, io vorrei amore! Non me lo date, Gesù? Datemelo! ... Non potete darmene di più?... Io vorrei morire d'amore! Me 1' avete già promesso ? Non mancate a quanto promettete?... Io lo so bene, Gesù. Io sono vostra? Sempre lo sono stata? Allora mi volete bene così tanto? Sono la vostra eroina? Sono tutta per Voi, nevvero, Gesù? Sono una innamorata che si strugge, si perde nell'amore di Gesù? ... - Dopo questo 3 ottobre Alexandrina, come riportato in «No Calvario de Balasar» e in «Cristo Gesù in Alexandrina» avrà giornate di sofferenze orribili, rimarrà per vari giorni senza mangiare nè bere (come abbiamo letto nell Autobiografia); sarà tormentata in tutti i sensi, anche nell'olfatto perché avrà l'impressione che tutto abbia odore di cani morti. Inoltre la sua sensibilità per il peccato è tanto acuita che al solo sentir pronunciare la parola «peccatori» si sente oppressa, tanto scossa da contorcersi tutta dolorosamente. Alexandrina rimane in uno stato tale da cessare anche di dettare le Lettere per il suo direttore: queste presentano una interruzione dal 24 settembre all'11 novembre 1938.

 

   

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