Alexandrina de Balasar

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CAPITOLO 5
(1933-1935)

GESU' LE INVIA IL DIRETTORE SPIRITUALE, MA È LU IL MAESTRO

Il Signore mi disse: - Obbedisci in tutto al tuo padre spirituale: non sei stata tu a sceglierlo, ma sono io che te l'ho mandato. - Dammi le tue mani che le voglio crocifiggere; dammi i tuoi piedi che li voglio inchiodare con me; dammi il tuo capo, che lo voglio coronare di spine come fecero a me, dammi il tuo cuore, che lo voglio trafiggere con la lancia come trafissero il mio, consacrami tutto il tuo corpo offriti tutta a me, che ti voglio possedere completamente e fare ciò che mi parrà. - Figlia mia, sono io il tuo Maestro. Felice te se imparerai bene le mie lezioni e le metterai in pratica! - Va ai miei tabernacoli. Vivi là: e da là che viene la forza per tutto. Amami molto, pensa solo a me. Lascia il mondo e tutto quanto in esso esiste, che è nulla. - La missione che ti ho affidata: tabernacoli e peccatori. Ti ho elevata a tanto alto grado. E' il mio amore. Per mezzo tuo saranno salvi molti, molti, molti peccatori. Non per i tuoi meriti, ma per me che procuro tutti i mezzi per salvarli. - Che scuola è il libro della tua vita, quali grandi insegnamenti dà, quali istruzioni sulla scienza divina.

Il direttore spirituale p. Mariano Pinho.

Arrivata a questo punto della sua evoluzione spirituale, Alexandrina ha bisogno di un direttore che la comprenda e che sappia guidare la sua anima lungo la difficile via per la quale il Signore vuole condurla. Alexandrina non sa niente, non sa neppure cosa sia un direttore spirituale; ma Gesù sa e glielo invia. Nell'Autobiografia Alexandrina racconta: «come Gesù mi inviò il mio direttore spirituale». Io non avevo un direttore spirituale e nemmeno sapevo cosa fosse: avevo appena il mio parroco come guida della mia anima. Mia sorella, durante un Ritiro delle «Figlie di Maria», si è scelta come direttore spirituale la guida di quel Ritiro: il signor dott. p. Mariano Pinho. Questi, avendo saputo che io ero ammalata, la incaricò di chiedere che io pregassi per lui, con la promessa di ricambiare. Ogni tanto mi mandava una immaginetta. Trascorsero due anni. Essendo io venuta a sapere che egli era ammalato, sentii, senza sapere come, tanta pena che cominciai a piangere. Mia sorella mi domandò perché piangevo, se non lo conoscevo neppure. Le risposi: - Piango perché mi è amico e io lo sono di lui. – Il 16 agosto 1933 sua rev. p. Pinho venne nella nostra parrocchia a predicare un triduo in onore del Sacro Cuore di Gesù: in quella occasione lo presi come mio direttore spirituale. Non gli parlai delle offerte che facevo ai tabernacoli, nè del calore che provavo, nè della forza che mi faceva sollevare, nè delle parole (soffrire, amare, riparare) che ritenevo una richiesta di Gesù. Pensavo che ciò avvenisse a tutta la gente. E solo dopo due mesi che gli parlai delle parole di Gesù, ma del resto non gli dissi nulla, poichè non consideravo affatto questo come cosa del Signore. Qui appare in modo chiaro che Alexandrina non fu suggestionata dal suo direttore p. Pinho, come qualcuno affermò, perché i sopraddetti fenomeni mistici e la vocazione di offrirsi come vittima riparatrice sono anteriori all'incontro con p. Pinho; cosa che abbiamo già fatto notare. L'Autobiografia continua: Nell'agosto del 1934 egli ritornò qui a fare un'altra predicazione: è allora che io gli aprii la mia coscienza. In quella occasione fui molto tentata dal demonio, il quale mi metteva in mente che, se avessi esposto a p. Pinho la mia vita, egli non avrebbe più voluto essere mio direttore spirituale. In quel momento critico il Signore mi disse: - Obbedisci in tutto al tuo padre spirituale: non sei stata tu a sceglierlo, ma sono io che te l'ho mandato. - Sua rev. p. Pinho mi domandò soltanto in quale modo avevo udito le sopraddette parole, ma non mi disse se era stato o no il Signore. Alcuni giorni dopo, mia sorella, avendo notato che impiegavo molto tempo a dire le mie orazioni, mi domandò che cosa dicessi. Le spiegai allora come occupavo tutto quel tempo e ciò che sentivo in quei momenti, aggiungendole che era dovuto certamente alla fede e al fervore con cui recitavo tutte le mie preghiere. Lei fu d'accordo con me. Mi chiese di dirle tutto, per diventare più fervorosa lei pure. Tra le grazie che il Signore le concede in questo periodo ricordiamo la celebrazione della S. Messa nella sua cameretta. Alexandrina appartiene alla «Pia Opera delle Marie dei tabernacoli-calvarii», per cui gode del privilegio della S. Messa in casa, quando è impedita per malattia di andare in chiesa. Grande è il suo giubilo quando, ottenuto il permesso da parte del vescovo, può usufruirne: Il 20 novembre 1933 ebbi la grazia di avere, per la prima volta, il Santo Saciificio della Messa nella mia cameretta. In seguito avrà tale grazia quasi mensilmente; grazia da lei tanto apprezzata che teneva conto delle date in cui si era svolta la S.Messa nella sua cameretta.

Gesù Maestro.

Abbiamo visto come Gesù inviò ad Alexandrina il direttore spirituale p. Pinho, che le sarà indispensabile e sicura guida lungo il difficile e spesso incomprensibile cammino per il quale l'ha destinata. Ma il direttore spirituale è soltanto uno strumento del Signore, un canale attraverso il quale passano le Sue indicazioni, i Suoi chiarimenti. Nei casi di anime chiamate a missioni particolarmente importanti, come quella di Alexandrina, è Gesù stesso che sovente comunica in modo diretto quanto vuole: è Lui il vero Maestro.

Gioia per la vita intima col Signore.

Riferendosi a questi anni, Alexandrina detta nella sua Autobiografia la gioia per la sua vita intima col Signore, per il sentire queste comunicazioni dirette. Gesù mi parlava di giorno e di notte. Sentivo grande consolazione spirituale: non mi pesavano i miei dolori... Fu nel settembre 1934 che compresi essere la voce del Signore (a chiedre: soffrire, amare, riparare), e non una ispirazione come io avevo pensato.

Prima richiesta di crocifissione.

In quel settembre 1934 Gesù comincia a chiederle la partecipazione alla sua Passione. Fu allora che mi fece la seguente richiesta, parlandomi così: - Dammi le tue mani, che le voglio crocifiggere; dammi i tuoi piedi, che li voglio inchiodare con me; dammi il tuo capo, che lo voglio coronare di spine come fecero a me; dammi il tuo cuore, che lo voglio trafiggere con la lancia come trafissero il mio; consacrami tutto il tuo corpo; offriti tutta a me, che ti voglio possedere completamente e fare ciò che mi parrà.- Il Signore mi chiese questo altre due volte. Non so dire il mio tormento perché non potevo scrivere e non volevo dire nulla a mia sorella, ma non volevo neppure tacere perché capivo che non era la volontà del Signore che io tacessi: dovevo dirlo al mio padre spirituale. Mi decisi a fare il sacrificio, chiedendo a mia sorella di scrivere in mio nome quanto le avrei dettato. Ella non mi guardava, nè io guardavo lei e, scritta la lettera, tutto morì per entrambe: non parlammo più dell'argomento. Alexandrina, appena comunicato a p. Pinho quanto sopra, viene presa dal timore di perderlo come direttore: Lui si convincerà che tutte quelle comunicazioni sono falsità, frutto della mia fantasia...» Il tormento è grande, tanto più che per ben due anni e mezzo p. Pinho non le dice se è il Signore a parlarle. Nelle estasi del 6,7,8 settembre 1934 Alexandrina ha avuto la richiesta di una vera, concreta partecipazione alla Passione, ma non lo sospetta neppure, credendo ad un aumento di sofferenze nel senso comune della parola, senza immaginare nulla di soprannaturale. Gesù le chiede veramente delle sofferenze e la richiesta sarà ripetuta molte volte nel corso dei successivi anni. Nell'arco di ben 4 anni Gesù la prepara gradatamente fino a che il giorno 3 ottobre 1938 vivrà per la prima volta la Passione, soffrendo concretamente nel suo corpo e nella sua anima i patimenti dall'Orto al Calvario.

Gesù le fa sentire il Suo amore.

Gesù le chiede sì delle sofferenze, ma nello stesso dà forza mediante consolazioni con una sua presenza sensibile, facendole sentire l'amore reciproco: Sentivo, in tutto, amore per il mio Gesù e sentivo che Lui mi amava, poiché ne ricevevo innumerevoli tenerezze. Desideravo soltanto starmene sola (con Luz). Oh, come mi sentivo bene nel silenzio e molto unita a Lui! Gesù si confidava molto con me. Mi diceva cose tristi, ma le consolazioni e l'amore che mi faceva sentire mi obbligavano a dimenticare le sue lamentele. Passavo notti e notti senza riposare, contemplando le scene che Gesù mi mostrava e stavo in conversazione intima con Lui. Alcune volte vedevo Gesù come giardiniere a prendersi cura dei fiori: li innaffiava, li raddrizzava, ecc.; passeggiava in mezzo ad essi mostrandomene le varietà. Altre volte mi appariva in grandezza naturale e mi faceva vedere il suo Cuore divino circondato da raggi d'amore. Gesù la attira sempre di più a Sé: è Maestro che parte dall'amore. Il Signore mi chiese il mio cuore da collocare entro il suo affinché io non avessi altro amore se non quello a Lui e alle sue opere... (piu avanti, Alexandrina riporta quanto si è sentita dire da Gesù): - Figlia mia, non dubitare che io sono con te e che è il tuo Gesù che ti parla. Ti ho scelta per me, corrispondi al mio amore! Voglio essere il tuo Sposo, il tuo Amato, il tuo Tutto. Ti ho scelta anche per la felicità di molte anime. Poco più di un mese dopo, sente Gesù affermarle che è sempre con lei, che sta in lei: - Figlia mia, non sono con te solo quando mi invochi per consolarti. Sono il tuo Maestro. Felice te se imparerai bene le mie lezioni e le metterai in pratica! Ho stabilito in te la mia dimora. - E mi disse che io ero un tabernacolo non mani umane, ma da mani divine. costruito da mani divine.

Alexandrina corrisponde all'amore di Gesù Giuramento col sangue.

A tanto amore Alexandrina vuol corrispondere con amore e non sa come manifestarlo. Nelle condizioni di vita in cui si trova, l'unica cosa che può fare è quella di aumentare sofferenze da offrire a Gesù: per esempio si batte con palline di cera messe nell'angolo del fazzoletto, scegliendo i posti in cui può soffrire di più, oppure si frusta con un nodo fatto sulla punta della lunga treccia di capelli, o lega gli stessi alla testiera del letto e poi si tira in avanti per soffrire. In una domenica in cui, con sua gioia, rimane sola in casa, scrive col suo sangue un giuramento d'amore a Gesù: Appena mi lasciarono sola con Gesù, gli volli provare quanto Lo amavo. Presi la spilla di sicurezza a cui erano appese le mie medagliette e la conficcai nel mio petto sopra il cuore; non vedendo apparire sangue, la affondai ancora di più, contorsi le fibre della carne fino a che ne sprizzò il sangue. Presi una penna e una immaginetta e, intingendo nel sangue, scrissi così sul retro dell'immaginetta: - Con il mio sangue Vi giuro di amarvi molto, mio Gesù; e sia tanto il mio amore che io muoia abbracciata alla croce! Vi amo e muoio per Voi, mio caro Gesù, e voglio abitare nei vostri tabernacoli, o mio Gesù! - Balasar, 14-10-1934. Appena finito di scrivere questo, fu tale la ripugnanza, l'afflizione che tentai immediatamente di stracciare l'immaginetta; ma non so cosa mi impedì di farlo. Non sentii alcuna consolazione con questa prova d'amore che Gli avevo dato. Alexandrina deve sempre soffrire nella lotta tra il bene ed il male: appena fatta una cosa spiritualmente bella, che la unisce di più a Gesù, ecco che intervengono le forze del male a farle sentire ripugnanza, col fine di distoglierla da quel cammino. Deolinda poi, appena tornata a casa, la sgrida: - Ah, mia birbanteila, cosa 'hai fatto mai! Appena lo saprà p. Pinho!... - Le risposi: - Ah, non glielo dico! - Invece gli raccontai questo e tutto il resto che avevo fatto. Sua rev. mi domandò chi mi aveva dato il permesso, al che risposi: - Non sapevo che fosse necessario chiedere il permesso. - Da allora mi proibì di fare cose del genere.

Il Maestro insegna anche occultandosi.

Ma non bisogna credere che ci sia sempre questo stato di euforia, questo sentire l'unione con Gesù nell'amore. Ci sono momenti di freddezza, di aridità, momenti in cui Gesù si nasconde, tace. E allora il dolore è grande, non solo per la mancanza di comunicazione con il suo Gesù, il suo Tutto, ma anche, e soprattutto, perché viene il tormento dei dubbi: dunque non è Gesù che sento, dunque è tutto falso, è tutto un inganno, è solo frutto della mia fantasia!... E il demonio stimola molto questi dubbi! Il Maestro divino insegna con le parole, nelle estasi, ma insegna anche col silenzio, nascondendosi. Alexandrina è stata quasi due giorni senza che il Signore le parlasse: Cominciai a piangere. Erano dubbi su dubbi che mi fossi ingannata. Quando però ero più calma feci la visita al mio Amore Sacramentato, che non avevo ancora fatta, e alla fine della Comunione spirituale il mio buon Gesù mi parlò così: - Figlia mia, sono con te. Quanto io ti amo! Quando sei fredda, sono io (a renderti così) per fare penetrare di più in te il mio amore: quando non ti parlo, è per infonderti di più la fiducia in me. Non ti dissi io che non ti avrei abbandonata e che non mi sarei assentato da te? Quanto ti amo! Vieni alla mia scuola: impara con il tuo Gesù ad amare il silenzio, l'umiltà, l'obbedienza e l'abbandono. - L'assenza apparente di Gesù fa crescere in Alexandrina il desiderio per Lui, quindi fa aumentare il suo amore; inoltre fa aumentare la sua fede abituandola a credere anche quando non sente nulla in modo concreto. Questi stati di abbandono si susseguono nel corso degli anni. Consideriamo per es. il 1935. Nelle Lettere a p. Pinho rispettivamente del 21 febbraio, del 2 maggio e del 23 maggio, leggiamo: ... Dal giorno 14 il Signore non è ancora tornato a parlarmi. ....Passarono 14 giorni senza che il Signore mi parlasse... Mi pare che il Signore si sia nascosto a me completamente: saranno 15 giorni domani che non è tornato a parlarmi. E in quella del 7 novembre: ... Mi pare che di giorno in giorno mi vada scomparendo tutto, sempre di più. Mi pare che si oscuri di più quel Sole divino che tanto riscaldava e illuminava e dava forza alla mia povera anima. Ma Alexandrina si conforma alla volontà del Signore, sia pure con grande sofferenza, come vedremo più avanti occupandoci della discepola.

La scuola di tale Maestro.

La scuola del divino Maestro è nel tabernacolo. Alexandrina, fìn da giovanissima aveva una grande devozione per Gesù Sacramentato, come abbiamo già fatto notare. Questo amore all'Eucaristia, suscitato in lei fin da piccola dal divino Spirito Santo, viene sempre più rafforzato nei colloqui con Gesù, il quale insiste nel volerla presso il tabernacolo, nell'invitarla a visitare spiritualmente i tabernacoli, specie i più abbandonati, a prendere parte alla sua prigionia d'amore, a riparare tanto abbandono. Per esempio nelle Lettere del 15 ottobre, del 1 e dell'8 novembre 1934 rispettivamente si legge: Il mio buon Gesù mi parlò così: .... Vieni ai miei tabernacoli: sono solo, tanto offeso, tanto disprezzato e così poco visitato! Vieni a prostrarti davanti a me, chiedimi perdono per il tuo disanimo e per la tua sfiducia. - Sa cosa feci io? Dissi l'atto di contrizione per due volte, mi misi in spirito davanti ai tabernacoli dicendo: - Mio Gesù, misericordia! Perdono, Gesù, perdono! - E stavo col mio crocifisso in mano. Che momenti felici, che unione tanto grande! Che forza che mi pareva stringermi tanto! Ed era tale il calore che sentivo da parermi che mi attraversassero fiamme di fuoco. Il Signore mi disse: - Guarda i miei tabernacoli in questa ora (notte dal 27 al 28 ottobre): che grande pioggia di crimini cade là! - E mi disse che in quella notte tante e tante anime sarebbero cadute nell'inferno, che sarebbero passate dal peccato all'inferno... E mi chiese di amarlo tanto, ma disse che non voleva solo il mio amore: che io facessi si che anche altri Lo amassero. Mi chiese di fissare la mia dimora nei suoi tabernacoli, perché voleva molte sentinelle fedeli prostrate davanti ai tabernacoli affinché non lasciassero cadere là tanti e tanti crimini; che almeno io Lo amassi e riparassi... - Fa che io sia amato da tutti nel mio Sacramento d'amore, il maggiore dei miei Sacramenti, il più grande miracolo della mia sapienza. ...Il Signore aggiunse inoltre che mi diceva come alla Maddalena, ossia che io avevo scelto la parte migliore (scegliendo la devozione ai tabernacoli): - Amare il mio Cuore, amarmi crocifisso, è bene; ma amarmi nei miei tabernacoli dove mi puoi contemplare, non con gli occhi del corpo ma con gli occhi dell'anima e dello spirito, dove sto in corpo, anima e divinità come in Cielo! Hai scelto ciò che vi è di più sublime. - Alexandrina vive tanto questa devozione all'Eucaristia da considerare il giovedì come suo giorno prediletto, come si vede per esempio leggendo l'inizio della sua Lettera a p. Pinho del 20 dicembre 1934: Padre mio, eccomi qui oggi, giovedì, a scrivere a vostra reverenza: è il mio giorno. Infatti non fu in un giovedì che il Signore istituì il santissimo sacramento dell'Eucaristia?...

Le lezioni.

Gesù vuol fare di Alexandrina un grande strumento di salvezza, quindi prima di tutto le indica la disposizione in cui deve mettersi per comprenderlo bene e seguire la sua volontà. Prima cosa essenziale, indispensabile è il distacco dal mondo, il silenzio, il raccoglimento. Anche Gesù prima di intraprendere un'opera importante si ritira in preghiera in un "deserto", lontano, isolato da ogni distrazione, da ogni interferenza, da ogni «voce del mondo» per poter udire solo la «voce di Dio». Già nell'Antico Testamento leggiamo che lo Spinto dice, riferendosi all'anima: «la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Osea,2,16) Sentiamo Alexandrina, per esempio, nel 1934: Il Signore mi dice che vuole che io muoia rispetto al mondo e il mondo muoia rispetto a me: che è Lui il mondo per il quale io devo vivere, al quale devo pensare, e che devo amare e imitare; che in Lui trovo tutti i tesori. Inoltre mi dice: - Figlia mia, non dubitare che io sono con te e che è il tuo Gesù colui che ti parla. - Il Signore mi disse che vuole che io mi abbandoni tutta a Lui, che non abbia a che fare col mondo se non in quanto sia necessario. Vuole che io Lo imiti nei suoi tabernacoli. Io alle volte dico: È o mio caro Gesù, io voglio essere tutta vostra e solo per Voi voglio vivere. - E il mio Gesù mi risponde: - O mia cara figlia, e io voglio che tu sia tutta, tutta mia e che solo per me tu viva, che solo me ami, che solo me cerchi. - Il 9 dicembre si sente dire da Gesù: Và ai miei tabernacoli. Vivi là: è da là che viene la forza per tutto. Amami molto, pensa solo a me. Lascia il mondo e tutto quanto in esso esiste, che è nulla. –

La missione.

Il Maestro divino avvisa che vuol fare in Alexandrina una grande opera. Sta preparandola a provare in se stessa i patimenti della sua Passione. Insiste quindi nel chiederle di imparare a soffrire e la stimola ricordandole alcuni dei dolori da Lui patiti durante la Passione. Quando il Signore mi chiede il mio corpo, quando arriva alla coronazione di spine mi dice: - Quali dolori orribili io sentii quando mi coronarono di spine! Persi tanto sangue, e tanto inutilmente! Rimasi esausto di forze, con le mie carni a pezzi: scomparve persino la mia bellezza. E, in mezzo a tanti aguzzini, vuoi, mia cara figlia, partecipare con me a tutta la mia Passione? Oh, non darmi un rifiuto! Aiutami nella Redenzione del genere umano! Manda a dire al tuo padre spirituale che ti vado modellando e preparando per cose le più sublimi. - L'opera di Redenzione di Gesù continua nelle anime che, imitandolo, si offrono come vittime: anime che Egli chiama «mie vittime». Il Signore mi disse che vorrebbe continuare in me la sua opera, che non vorrebbe fermarsi solo a questo punto (delle sofferenze di Alexandrina), che vorrebbe darle il compimento (Passione rivissuta completamente). E disse che io mandassi a dire questo a vostra reverenza (p. Pinho). Un altro aspetto della missione di Alexandrina è quello di ottenere, con le sue sofferenze, una sospensione del castigo minacciato dalla giustizia divina. L'8 dicembre 1934 sente dire da Gesù: Sarai un puntello saldo per sostenere il braccio della mia giustizia divina che è sul punto di cadere sopra quegli infelici peccatori. Sarai un potente e valido aiuto per le anime dei peccatori... Devo fare in te grandi cose... - E il giorni dopo: …La missione che ti ho affidata è quella dei miei tabernacoli e dei peccatori: ti ho elevata a tanto alto grado. E il mio amore. Per mezzo tuo saranno salvi molti, molti, molti peccatori: non per i tuoi meriti, ma per me che procuro tutti i mezzi per salvarli... Se veramente li vuoi salvare, non ricusarmi il tuo corpo. Io non sono ancora soddisfatto: ti voglio ancora più crocifissa. - Io risposi di si al Signore, che non si stancasse fino a che mi avesse distrutta. A quale grado di eroica generosità è già arrivata! Più avanti nella stessa Lettera è detto che Gesù la rassicura e la invita: Il Signore mi disse di non temere perché con le sofferenze mi avrebbe dato la forza, forza per tutto. - …Sii la mia vittima di riparazione per i peccati del mondo e così mi consolerai molto. - Gesù le dà più coraggio a proseguire nella sua vita di martirio anche convincendola che è necessaria, perché ne ha bisogno il mondo tanto depravato. - Figlia mia, la sofferenza, la croce è la chiave del Cielo. Io soffrii tanto per aprire il Cielo all'umanità e per tanti è inutile! Dicono: «Voglio godere: non sono venuto al mondo per null'altro; voglio soddisfare le mie passioni». Dicono che non vi è l'inferno. Io morii per loro e dicono che non me l'hanno comandato loro; e contro di me dicono eresie e proferiscono bestemmie. Io, per salvarli, scelgo delle anime, metto sulle loro spalle la croce e mi assoggetto ad aiutaile. E felice è l'anima che comprende il valore della sofferenza! La mia croce è soave, se è portata per mio amore. - E il Signore aggiunse che, se io soffrissi per suo amore rassegnata e con gioia tutte le sofferenze che mi avrebbe inviate, aprirei il Cielo a migliaia e migliaia di peccatori. Il Signore mi disse pure di mandare a dire a vostra reverenza (p. Pinho) che in questa epoca sono più le anime che si perdono di quelle che si salvano; che vorrebbe guerra aperta contro il peccato dell'impurità, che è quello per il quale l'inferno è più popolato... Più avanti nella stessa Lettera si legge che Gesù le dà anche conforto dicendole che lei Lo consola con la sua opera di vittima: Sapessi tu quanto mi consoli! E come soccorri i peccatori solo dicendomi che sei la mia vittima!... Non pensare a nulla di questo mondo, perché non sei del mondo. Aniami molto. Guarda cosa ti affido: i miei tabernacoli e i peccatori.

La discepola.

Una qualità primaria, essenziale per un buon discepolo è la docilità; e Alexandrina eccelle in questa virtù, oltre che in molte altre. P. Pinho scriverà in «No Calvario de Balasar»: Quante volte nei 9 anni in cui la trattammo da vicino potemmo apprezzare quanto Alexandrina era docile! Ogni indicazione che le si dava, ogni lezione che le si impartiva, era prontamente, rigorosamente e perseverantemente messa ad effetto.» Tale docilità non è poi altro che frutto della sua grande, sincera umiltà: Alexandrina è veramente, profondamente convinta della sua piccolezza piena di miserie. Già nella Autobiografia si preoccupa, come abbiamo visto, di mettere in evidenza i suoi difetti, le sue cattiverie, come lei le chiama. E più avanza nella sua evoluzione spirituale, più la luce di Dio le fa vedere con maggiore chiarezza, le mette più in risalto i piccoli punti neri della sua luminosa anima; per questo non si inorgoglirà mai, qualunque grazia mistica sia chiamata a vivere, qualunque titolo di elogio si senta dare da Gesù e da Maria. Per esempio considera povere le sue orazioni, come dice chiudendo la Lettera a p. Pinho del 28 febbraio 1935: Le mie orazioni sono molto povere, perché molto grande è la mia miseria. In un'altra Lettera, del maggio dello stesso anno, si legge: Mi pare che non vi sia nessuno al mondo come me, che non vi sia nessuna persona tanto peccatrice come me, nè che serva tanto malamente il Signore. Mi pare di non avere alcun fervore. Se non vi fossero tanto forti desiderii che io sento di amare il Signore, non so che cosa sarebbe di me: resterei totalmente scoraggiata. Circa un mese dopo, sempre a p. Pinho, scrive esprimendo il suo forte bisogno di ringraziare, insieme alla consapevolezza della sua nullità rispetto al Cielo: - O mio Gesù, non so come ringraziarvi per tanti benefici. Io, che non sono degna di alzare gli occhi al Cielo nè di chiamarvi col dolcissimo nome di padre, eppure sono da Voi tanto beneficata! Molte grazie, mio Gesù, molte grazie, mio Gesù! Io Vi ringrazio con tutto il mio cuore e mi consegno tutta a Voi: fate in me e di me tutto quanto sarà di vostra santissima volontà. Quest'ultima frase ci introduce nella considerazione di un'altra virtù eroicamente praticata dalla nostra Alexandrina: la conformità al volere di Dio. Innumerevoli esempi abbiamo sin dalle prime pagine della Autobiografia. Considerando l'intervallo di tempo studiato in questo capitolo, ne scegliamo alcuni tra i più espressivi: Vi sono cose che costa molto sopportare. Tuttavia sia fatta la volontà del Signore, e non la mia. Più avanti nel tempo notiamo un ulteriore progresso nella ascesa spirituale di Alexandrina: non sacrifica la sua volontà a quella del Signore, ma addirittura identifica la sua con quella del Signore: ... Sono prigioniera del Signore. Ma sia sempre fatta in tutto la sua santissima volontà, che è anche la mia. Una delle sofferenze più grandi per Alexandrina è il dover lottare col demonio, ma accetta sempre per amore. Quali combattimenti tra me e il demonio! Costa tanto vincere! È solo con la forza dell'Altissimo che potrò riuscire. Le armi con cui lo combatto sono: il mio crocifisso che bacio molte volte e tanta forza di acqua benedetta. Ma se è per aumentare la mia croce per amare di più Gesù e salvargli anime, siano benvenute tutte le cose che Egli mi invia, poiché io non aspiro ad altro se non all'amore a Gesù e alle anime. Anche la sua impazienza di volare al Cielo per andare finalmente ad amare in modo completo ed eterno il suo Gesù, viene vinta dalla sua sottomissione alla volontà divina: Sono quasi senza alimento: poca frutta e con molto sforzo. Non so come posso ancora dire qualcosa (per mancanza di forze). Sto agli ordini del Signore. Sto a vedere quando Egli verrà a prendermi per il Cielo. Sono anelante di arrivare là, ma sia fatta la sua santissima volontà. Come non ricordare a questo punto quanto dice S. Paolo? ..il mio morire è guadagno. Se poi debbo rimanere nel corpo per lavorare ancora, non so cosa scegliere». Questa discepola eccezionale ha anche un'altra caratteristica: il suo comportamento di fronte al dolore, che è eroico e frutto del suo amore e della sua vocazione a vittima corredentrice. Abbiamo visto che molto presto chiede di imparare ad amare la sofferenza e lo chiede con grande generosità, che cresce sempre più mentre percorre il suo cammino di martirio. Già nel 1928, non avendo ottenuta la guarigione neppure in seguito al pellegrinaggio di alcuni suoi compaesani a Fatima, aveva detto: «morirono i miei desiderii di guarigione e per sempre, sentendo sempre più ansie di amore alla sofferenza e di pensare solo a Gesù». (vedi capitolo 4° n. 1) Occupandoci in questo capitolo degli anni tra il 1933 e il 1935, scegliamo come espressione di questo suo atteggiamento due stralci, tolti sempre dalle Lettere a p. Pinho. Benedetto sia il Signore che mi mandò a questo mondo per soffrire e passare tanti dispiaceri! E io aggiunsi tanti e tanti peccati. Sono questi la cosa che più mi affligge perché fanno tanto dispiacere al Signore. Le sofferenze, tutti i giorni le chiedo e sento una grande consolazione spirituale nelle ore in cui soffro di più, poiché mi ricordo che ho più da offrire al mio buon Gesù. Le mie sofferenze continuano ad essere sempre più gravi; io non temo perché il mio caro Gesù soffre con me. Anzi, al contrario, mi sento lieta e soddisfatta perché, aumentandomi le sofferenze, posso meglio soccorrere i poveri peccatori e riparare il Signore.

Alexandrina maestra.

Dopo quanto abbiamo letto, possiamo constatare a quale eroicità fosse giunta già a questa epoca nel praticare gli insegnamenti del divino Maestro. Non fa meraviglia quindi che Gesù consideri lei stessa maestra di virtù. Leggiamo per esempio l'inizio della Lettera del 15 marzo 1935. Padre mio, questa settimana non pensavo di poterle scrivere, dato lo stato in cui mi trovo. Sono tanto priva di forze! E la mia testa è tanto malandata, tanto malandata! Solo il Signore lo sa. Oltre a questo, anche alla mia segretaria (Deolinda) costava tanto scrivere perché è ancora alquanto ammalata. Ma, come vedrà, all'ordine del Signore mi decisi a farlo. Ieri, giorno 14, dalle 9 alle 10 di sera, dopo aver fatto la Comunione spirituale, il Signore mi parlò così: - Sù, figlia mia, ascoltami: sapessi tu come ti amo! Ma non è possibile che tu comprenda il mio amore. Sto sperimentandoti. Io so fin dove arrivano le tue forze; ma faccio questo perché dopo di te restino le tue lezioni: perché si sappia come io mi comunico alle anime che scelgo per tanto alto fine. - E poco più di 14 anni dopo sente Gesù riaffermarle la sua posizione di "maestra": La tua morte fa si che in te restino nascoste le meraviglie, i prodigi della grazia divina che in te opero. Che scuola è il libro della tua vita, quali grandi insegnamenti dà, quali istruzioni sulla scienza divina! Il dolore si è unito all'amore. Chi ama soffre, chi soffre ama. La tua vita mostra chiaramente che sei vittima, che stai sull'altare del sacrificio... - Perfino la maestra Caozinha sente attrazione verso gli insegnamenti di Alexandrina: Caàozinha dimostra di essere una donna istruita; non mi pare che sia come me. Eppure mi dice che viene ad imparare da me la scienza della croce! Che cosa ho da insegnare io? A chi insegnerò?! Io, che ho tanto bisogno di imparare!... Nel settembre del 1935 si sente dire da Gesù: Trovami anime che mi amino e vivano là nei tabernacoli nella stessa unione come vivi tu: voglio che tu sia la loro maestra. Dì al tuo padre spirituale che io voglio che le tue lezioni siano insegnate e ben comprese: sono le vittime dei tabernacoli che devono sostenere il braccio della giustizia divina perché non distrugga il mondo, perché non vengano maggiori castighi. - Proseguendo negli anni, la sua opera di «maestra» si fa sempre più palese ed attiva. Alexandrina riesce a svolgere una intensa attività apostolica, rivelando un secondo aspetto della sua personalità spirituale: apostola, oltre che vittima! Chiusa fisicamente nella sua cameretta, è in realtà «aperta» a moltissime attività spirituali, nelle quali si manifesta il suo compito di «maestra». Per esempio, ecco quanto depone don Umberto Pasquale al Processo: «Preparò molti bambini alla prima Comunione, facendo il catechismo persino nella sua cameretta. Promosse la crociata Eucaristica dei bambini...» Stralciamo il seguente brano dal «Profilo biografico» steso dal Postulatore della Causa in preparazione alla sua «Introduzione»: «È motivo di sorpresa e insieme di edificazione, per chi esamina la vita di Alexandrina, il constatare come essa, nonostante la sua condizione di paralizzata, dal suo lettuccio abbia potuto svolgere tante attività di efficacissimo apostolato. La sua indole dinamica e il suo zelo per la salvezza delle anime moltiplicarono le sue energie e le occasioni per fare del bene. La sua stanzetta diventò di fatto il centro di attenzione e di animazione della vita della parrocchia... La raccolta di lettere «A diversi» fa vedere come essa avesse relazioni con persone di ogni categoria sociale e sui temi più disparati: sulla direzione spirituale, sulle vocazioni, sulla vita matrimoniale, su affari materiali, ecc. Ispirava a tutti estrema fiducia e si ricorreva a lei per consiglio. Allargò la sua azione anche fuori dell'ambito della sua parrocchia (basta pensare alla sua cooperazione per ottenere la Consacrazione del mondo alla Madonna: vedi cap. 12°). Per promuovere la moralità pubblica in Portogallo scrisse lettere al cardinale Patriarca (Cerejeira) e a Salazar (vedi Appendice). In rapporto alle attività della Serva di Dio sono caratteristiche nella sua vita le visite che riceveva da parte dei fedeli, sia del paese, sia di altre località lontane (vedere in particolare il capitolo 22°). Tali visite, per il suo amore alle anime, diventano un momento di efficacissimo apostolato.» La sua attività di «apostola» si manifesta anche in opere di carattere economico e di aiuto al culto religioso. Il sopraddetto «Profilo biografico» dice anche: «Nei Processi si legge ancora di aiuti dati per le vocazioni e i seminaristi, per le fidanzate povere, per le missioni, per giovani collegiali o bisognosi di assistenza, per ospitalità alle Suore povere...» Nello stesso Processo Informativo Diocesano la sorella Deolinda depone, in proposito: «Aveva grande cura nel promuovere il culto divino. Promosse tre Missioni nella Parrocchia, collaborando con il parroco; pagò le spese di varie predicazioni quaresimali, faceva celebrare Messe mensili, varie adorazioni con predicazione, tutto con le elemosine che riceveva. Offri' suppellettili per il culto divino: un tabernacolo, il palio, diversi paramenti, la lampada per il Santissimo, candelieri per gli altari, ecc.»

 

   

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