« Tu parti per il Cielo, ma la tua grazia, le
tue virtù restano sulla terra: è profumo che si estende su tutta l'umanità.
Tu parti per la Patria e resti con Me
nell'Eucaristia :
sarai la colombina eucaristica che non
abbandona il suo nido.
È come colombina e pastorella delle anime che
ti voglio dipingere sulle porticine e sulle cortine dei Miei Tabernacoli. Così
io voglio, figlia Mia, regina del mondo, regina dei cuori.
Voglio, figlia Mia, ho fretta, molta
fretta che la tua vita sia conosciuta : il mondo
necessita di questo. È grazie a te, è attraverso te che lo mostro il Mio Amore,
la Mia Misericordia, le ansie che ho di vedere salve le anime ». (S p.
185)
Gesù ad Alexandrina il 2 marzo 1945
Il 12 gennaio 1996, la Chiesa ha proclamato
venerabile Alexandrina Maria da Costa, membro dell'Associazione dei Cooperatori
di S. Giovanni Bosco. Nata a Balasar (Portogallo) il 30 marzo 1904, morì il 13
ottobre 1955.
Ad un anno di distanza, per ricordare questo,
felice giorno nella storia della Chiesa e della Famiglia Salesiana, abbiamo
pensato di pubblicare una parte degli scritti relativi alla Missione dei
Tabernacoli che Gesù aveva affidato ad Alexandrina con queste parole:
« La Missione che ti ho affidata sono i Miei
Tabernacoli ed i peccatori. Sono stato lo ad elevarti a così alto grado. E’
stato il Mio amore ! ». (20 dicembre 1934) (L p. 51)
Questa iniziativa vuole essere anche il
“nostro grazie » alla Santissima Trinità che ci ha donato Alexandrina per la
felicità delle nostre anime.
Figlia povera di una terra povera, ma ricca
di fede, Alexandrina sotto l'influsso della Grazia e delle lezioni del Divino
Maestro, diventerà un' anima altamente eucaristica, vittima di espiazione in
riparazione sia delle profanazioni e degli oltraggi contro l'Eucaristia, sia in
riparazione di tutti i peccati, per la salvezza delle anime ».
La risposta generosa e senza riserve di
Alexandrina alle richieste del Salvatore di essere « amato, consolato e riparato
nel Santissimo Sacramento dell'Amore », non può che aiutarci ad abbandonare le
nostre freddezze, le nostre indifferenze e negligenze verso questo dono immenso
della Santissima Trinità. Quanto Gesù va richiedendo ad Alexandrina e via via
manifestando nella Missione dei Tabernacoli, si rivela drammaticamente attuale
ancora ai nostri giorni. Basti qui ricordare le Chiese vuote se non addirittura
chiuse, con l'abbandono e la solitudine che ne conseguono per Gesù continuamente
presente ed orante per noi in tutti i Tabernacoli del mondo, l'indifferenza e
l'irriverenza diffusa per la Presenza reale del Corpo, Sangue, Anima e Divinità
di Gesù nell'Ostia consacrata, gli oltraggi ed i sacrilegi che ancora vengono
commessi contro di Essa.
Nell'indifferenza per il Tabernacolo e
nell'indifferenza per il Crocefisso Gesù, possiamo oggi ravvedere
l'offesa più diffusa verso nostro Signore, ovvero la mancanza
d'amore che maggiormente colpisce sia i cristiani che tali si professano, sia i
cristiani che lo sono in virtù del Battesimo ricevuto, ma che non si riconoscono
tali per una scelta personale di allontanamento dalla Chiesa. Le conseguenze che
ne derivano riguardano l'indebolimento della fede stessa che si protende verso
un Dio lontano nei Cieli e non vicino a noi, presente nel Tabernacolo della
Chiesa accanto a casa nostra; viene resa così vana ed inutilizzata la Sua
Presenza viva tra di noi. L'altra conseguenza si riflette sull'indebolimento
della coscienza stessa del peccato ovvero delle offese arrecate a Dio e al
prossimo, col rischio di rendere vana la morte di Cristo sulla Croce, ed il Suo
perenne Sacrificio reso attuale nella Eucaristia; ne conseguono scelte di vita e
di valori che non si radicano nell'Umanità di Cristo, ma che sono espressione
dei valori predominanti del tempo.
L'invito di San Paolo nella lettera ai
Romani, risuona ancora ai nostri giorni, con tutta la forza della sua
validità :
« Non conformatevi alla mentalità di questo
secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la
volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.
Ma ancora una volta, Gesù risorto, ci viene
incontro attraverso le anime che, come Alexandrina, Egli sceglie per
Sue portavoce e che per noi associa alla Sua missione di Redenzione. L'amore per
Gesù Eucaristia e per Alexandrina, ci spinge a non far cadere nel silenzio gli
insegnamenti e gli inviti che ancora oggi Gesù rivolge a noi, attraverso la Sua
portavoce, Alexandrina da Costa.
La Missione dei Tabernacoli, l'opera d'amore
e di riparazione a Gesù Sacramentato, continuerà attraverso quanti la
accoglieranno e la faranno propria nel silenzio del proprio cuore. Anche noi,
come Alexandrina, saremo così accompagnati da Gesù, alla scuola dei Tabernacoli
e là introdotti nel Cuore sempre pulsante d'amore del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Dal Tabernacolo Gesù continua ad essere il Divino Maestro per la
sua Chiesa e per quanti desiderano ed amano essere ancora suoi discepoli ».
Ciò corrisponde anche al desiderio di Gesù
espresso ad Alexandrina il 24.3.1938 :
« Di' che Mi trovino anime che Mi amino nel
Mio Sacramento d'Amore le quali ti suppliscano nella adorazione ai Miei
Tabernacoli, alla tua partenza per il Cielo ». (AIex. p. 89)
Ci aiuti Alexandrina e ci guidi Maria
Santissima affinché la lettura e la diffusione di queste pagine, facciano
fiorire intorno ai Tabernacoli di tutto il mondo, tanti eucaristici fiori che
consolino il Cuore di Gesù con il loro profumo di amore e di adorazione.
Milano, 12 gennaio 1997
COOPERATORI SALESIANI DI LOMBARDIA
Centro di Bonvesin de la Riva Milano
Il Tribunale ecclesiastico della diocesi di
Braga iniziò il processo sulle virtù e fama di Santità della Serva di Dio
Alexandrina Maria da Costa il 14 gennaio 1967.
Interrogati 48 testimoni ed approvati gli
scritti, fu chiuso felicemente il 10 aprile 1973.
Nel maggio seguente tutta la documentazione
passò alle Congregazioni romane.
Nel dicembre 1975 i teologi specializzati in
dogma, morale e mistica diedero il loro voto positivo sugli scritti della Serva
di Dio.
Il 31 gennaio 1983 il Promotore generale
della Fede, mons. A. Petti, firmò il Decreto di Introduzione della Causa.
Il 12 gennaio 1996 la Chiesa ha proclamato
Alexandrina Maria da Costa Venerabile.
Penso che per ciascuno di noi esista un
mistico pozzo di Sicar, dove Gesù lo attende.
L'esperienza e la storia di questo incontro,
è quanto di più personale ed irripetibile possa accadere all'essere umano:
personale ed unico come ciascuno di noi è per il Padre che, solo, conosce i
segreti dei nostri cuori ed invia il Figlio Gesù ad attenderci là dove passeremo
ad attingere l'acqua della vita quotidiana.
Egli attende nell'amore, e all'incontro,
rivela la Sua sete, il desiderio intenso che ha di vivere con me, con te...
« Dammi da bere », ripete al nostro cuore.
E l'unica acqua che ora lo può dissetare è il
nostro amore così come è, povero, fragile, infedele.
Sì, con nostra sorpresa, come lo fu per la
Samaritana, Gesù vuole il nostro amore. Vuole il nostro cuore umano per potervi
versare Lui l'acqua del Suo Amore, l'acqua del Perdono : la Grazia, unica
sorgente d'acqua viva che ci disseterà per sempre restituendoci la « gioia piena
della Sua Presenza ».
Sì, come davanti alla Samaritana, Gesù legge
nei nostri cuori : sa che per amare come Lui e il Padre ci amano, non bastano i
nostri cuori umani, ci vuole un cuore nuovo, il Suo Cuore: l'Eucaristia.
Ritorneremo così sulle strade della vita, ma
ora le ripercorriamo con Lui, e nella nostra vita di comunione, nuovi percorsi e
nuove finalità mai intraviste, si dischiudono ai nostri occhi.
Alexandrina da Costa è stata il mio mistico
pozzo dove Gesù mi ha attesa e dove è avvenuto e si è sviluppato il mio cammino
di conversione. La Sua pazienza nell' attendermi è stata veramente infinita, e
desidero per questo ringraziarLo, offrendogli, attraverso le Mani Sante di
Maria, le pagine di questo lavoro scritte per la Sua gloria.
Aveva detto Gesù ad Alexandrina :
« Voglio che tu, Figlia Mia, appaia come una
fontana d'amore, con uno stormo di colombine che bevono in essa :
significano le anime che tu infiammi
nell'amore Divino e quelle che tu purifichi e salvi ». (S p. 334)
Ad Alexandrina, fontana viva d'amore anche
per me, tutto il mio grazie riconoscente.
Desidero inoltre ringraziare in modo
particolare i coniugi Proff. Eugenia e Chiaffredo Signorile, che con il loro
libro « Figlia del dolore, madre di amore », hanno contribuito a preparare il
mio incontro ; ed inoltre li ringrazio per aver messo a mia disposizione
ulteriore materiale per la preparazione di questo lavoro.
Un grazie affettuoso a don Ettore Bonaldi,
Salesiano del Centro di Bonvesin de la Riva, per aver letto queste pagine
fornendomi preziosi suggerimenti.
Ed infine, ma non ultimo per importanza ed
affetto, un grazie a tutti i fratelli che in Gesù Eucaristia hanno contribuito
alla nascita di questa iniziativa, con la loro preghiera silenziosa e nascosta.
Milano, 24 maggio 1997 Festa di Maria Ausiliatrice
MARIA RITA SCRIMIERI PEDRIALI
Cooperatrice Salesiana
Gesù ad
Alexandrina il 4 ottobre 1934
Alexandrina nacque a Balasar, un piccolo
paese agricolo situato a Nord del Portogallo, il 30 marzo 1904, mercoledì della
Settimana Santa.
Trascorse la sua infanzia a Balasar con la
mamma Maria Anna e la sorella Deolinda, maggiore di lei di 3 anni, nella
frazione dal nome profetico Calvario. Il padre, emigrato in Brasile, alla
ricerca di lavoro, al suo ritorno abbandonò la famiglia per sposare un'altra
donna, venendo così meno alle promesse di matrimonio fatte in precedenza alla
madre di Alexandrina. Da quel momento Maria Anna si occupò da sola della
famiglia, continuando a lavorare in campagna; durante tutta la sua vita si
prodigò per le persone ammalate e povere del paese e benché vivesse in
condizioni economiche ristrette, aiutò generosamente chiunque avesse bisogno.
Fin da bambina, Alexandrina amava aiutare la
mamma nei campi, perché questo lavoro le permetteva di restare per ore ed ore a
contatto con la natura: si alzava all'aurora ed il sorgere del sole, il
cinguettìo degli uccelli ed il mormorìo del fiume, la lasciavano con il fiato
sospeso nella contemplazione della potenza di Dio.
« Quanto più crescevo, scrive nella sua
autobiografia, tanto più aumentava in me, il desiderio della preghiera ». (A
p.4)
Il raccoglimento nelle profondità del cuore,
non tolsero ad Alexandrina la vivacità e la spensieratezza giocosa che la
contraddistinguevano anche tra le sue compagne. Le piaceva giocare, inventare
scherzi come quello di annodare tra di loro le frange degli scialli delle donne
durante la funzione in Chiesa, le piaceva farsi trainare dai carretti ed
arrampicarsi sugli alberi, dai quali più di una volta cadde. Frequentò la scuola
fino alla seconda elementare, a Povoa do Varzim, paese distante 7 Km da Balasar,
ospite con la sorella presso una famiglia. Quando Deolinda tornò a casa, a
conclusione del ciclo delle elementari, anche Alexandrina volle seguirla perché
la lontananza da casa le procurava una grande sofferenza emotiva. Continuò a
lavorare nei campi fino all'età di 14 anni, quando iniziò ad accusare dolori
alla schiena e all'addome. Nello stesso periodo, si verificò un fatto
traumatico: Alexandrina si gettò dalla finestra di casa, da un'altezza di 4
metri circa, per sfuggire a tre uomini male intenzionati che si erano introdotti
in casa con forza. Da allora la sua salute andò peggiorando: fece sempre più
fatica a camminare ed i dolori nel corpo divennero molto forti.
A 18 anni, il dottor Giovanni de Almeida di
Oporto, formulò l'ipotesi che si trattasse di una mielite alla spina dorsale, e
per la prima volta Alexandrina fu messa al corrente del rischio che questa
malattia comportava, quello cioè di non poter più camminare. La previsione del
medico non fu azzardata, ed infatti tre anni dopo, nell'aprile del 1925,
Alexandrina non si alzò più dal letto, rimanendo per sempre paralizzata: aveva
21 anni. Ma non si arrese.
Aveva voglia di vivere, di ritornare nei
campi per poter sentire nelle bellezze della natura, il Cuore pulsante del Dio
Creatore. Aveva voglia di perdersi ancora con lo sguardo nell'immensità del
cielo stellato, aveva sognato di sposarsi per poter allevare tanti bambini
nell'amore di Dio, voleva continuare a cantare con le amiche e la sorella, nel
coro parrocchiale. Non si arrese e sperando nel miracolo, pregò intensamente e
fece diversi voti a Dio.
« Se un giorno mi sentirete cantare per le
strade – diceva alle amiche – sappiate che sono io a ringraziare il Signore per
il dono della salute ». (A p. 14)
Per il dono della salute, rinunciò a tutti i
suoi sogni, promettendo che sarebbe andata missionaria in terre lontane.
Trascorsero alcuni anni senza che la guarigione avvenisse; Alexandrina comprese,
allora, che la volontà del Signore era un'altra, ed in questa consapevolezza,
incominciò per lei la trasformazione del cuore: accettò la sua malattia
rinunciando al desiderio di guarigione, desiderò sempre più immergersi nella
preghiera, e nella preghiera intuì l'intimo legame che la univa a Gesù nel
Tabernacolo: entrambi erano prigionieri, lei nel suo letto di dolore e Gesù
nelle sue Prigioni d'amore.
Si consacrò ai Tabernacoli Eucaristici per
riparare l'abbandono in cui è lasciato nostro Signore. Al mattino iniziava la
sua giornata unendosi a Gesù Eucaristia con questa preghiera :
« Mi unisco spiritualmente ora e per sempre a
tutte le Messe che, giorno e notte, si celebrano sulla terra. O Gesù, immolami
ogni momento con Te sull'altare del Sacrificio : offrimi all'Eterno Padre
secondo le Tue intenzioni ». (A p. 16)
Consacrò tutta se stessa alla Madonna,
facendo della consacrazione non soltanto la recita di una preghiera, ma un
quotidiano vivere con la Mamma del Cielo, dalla quale dipendeva totalmente per
compiere la volontà del Signore.
« Madre di Gesù e Madre mia. Ascoltate la mia
preghiera. lo consacro il mio corpo e tutto il mio cuore a Voi. Purificatemi
Madre Santissima, riempitemi del Vostro Santo amore. Collocatemi proprio Voi
presso i Tabernacoli di Gesù, affinché serva da lampada finché durerà il mondo.
Beneditemi, santificatemi, o mia cara Mamma del Cielo ». (Alex. pp. 53-54)
In questo periodo, 1930/31, ogni volta che
chiedeva al Signore che cosa desiderava che lei facesse, si sentiva sempre
ripetere « soffrire, amare, riparare ». È l'intimo invito di Gesù
all'immolazione, al quale seguirà nel 1934 quello di essere crocifissa a Sua
somiglianza, per la salvezza dei peccatori e per ricordare al mondo la Sua
Passione. In questo stesso anno Gesù le affidò i suoi Tabernacoli, rendendole
così esplicita la missione per la quale era stata creata e scelta. Il 3 ottobre
1938, venerdì, per la prima volta dalle 12 alle 15, Alexandrina visse la
Passione di nostro Signore.
Da allora questa esperienza mistica si
ripeterà ogni venerdì fino alla Settimana Santa del 1942. Durante la Passione,
Alexandrina riacquista i movimenti del corpo e attraverso lei diventano visibili
le sofferenze vissute da nostro Signore dal Getsemani al Calvario fino alla
Crocifissione.
(...)
Da allora in poi, Alexandrina, nelle estasi
del venerdì visse la Passione intima di Gesù, l'agonia dell'anima, senza i
movimenti del corpo e contemporaneamente cessò di nutrirsi e di bere, fino al
giorno del suo passaggio in Cielo avvenuto il 13 ottobre 1955. Gesù la fece
vivere di sola Eucaristia per 13 anni, per dimostrare al mondo il valore
dell'Ostia consacrata che è Vita e Salvezza per l'umanità.
Privata del primo direttore spirituale nel
'42 venne successivamente seguita dal 1944 al 1948 da don Umberto Pasquale,
sacerdote salesiano che la iscrisse tra le Cooperatrici Salesiane e tra
le Lampade Viventi di Milano. Negli ultimi anni visse la vita pubblica di
Gesù, ricevendo migliaia di persone che uscivano da quella cameretta toccate nel
cuore dal sorriso di Alexandrina e dalle parole che, nelle estasi, Gesù
rivolgeva a tutti attraverso di lei. Il segreto di quel sorriso era racchiuso in
due nomi: Maria Santissima e Gesù Eucaristia. La Madonna, che ogni primo sabato
del mese non mancava di apparirle visibilmente, le aveva donato il Suo sorriso:
dalla bellezza e dalla dolcezza di quel sorriso, Alexandrina trasse la forza non
solo per sostenere le sofferenze del corpo e dell'anima, ma ancor di più, per
nasconderle, come era desiderio di Gesù.
Scriveva nel suo diario :
« La Madonna non mi lasciò tutta sola nel mio
martirio: mi soavizzò il dolore con la Sua Santissima presenza. Quanto era
bella! Ebbe per me un tenero e dolce sorriso. Alcuni di questi momenti danno
forza all'anima per sopportare molto dolore ». (Sp. 118)
E Gesù le aveva fatto comprendere quanto Lui
desiderasse, e quanto amasse il suo sorriso, trasfigurazione del suo dolore.
Le diceva :
« Voglio che il tuo sorriso abbia lo
splendore del sole, i fascini delle stelle. Io voglio, si lo voglio, che la Mia
Vita traspaia da te; lo voglio che il Mio amore, grazie a te, vada a penetrare
nei cuori come i raggi del sole attraverso la vetrata.
Offrimi il tuo dolore nascosto nel sorriso e
nell'amore. Sorridi al dolore, perché io possa sorridere quando giudico i
peccatori.
Tutto quanto hai ricevuto dallo Spirito
Santo, passerà alle anime attraverso i tuoi sguardi, attraverso i tuoi sorrisi,
attraverso la tenerezza e la dolcezza del tuo cuore.
lo sto nel tuo cuore con il Padre e con lo
Spirito Santo: parlo con le tue labbra e sorrido sulle tue labbra ».
(S pp. 108, 150, 216, 10)
L'Eucaristia fu la fonte dalla quale
Alexandrina ricevette la forza necessaria per sorridere al Redentore nella
missione di vittima per la salvezza dei peccatori.
Fu solo la forza dell'amore di Dio Padre,
riversato nel cuore della sua creatura, e l'amore della creatura che volle
riamare con lo stesso amore, che fece del Calvario di Balasar un nuovo Tabor e
delle tenebre del Venerdì un'alba di Resurrezione. E il miracolo dell'Eucaristia
che in Alexandrina si compì perfettamente, facendo del suo cuore un solo cuore
con quello del Padre, del Figlio Gesù e dello Spirito Santo, diventando così
Tabernacolo vivente, dove la Santissima Trinità aveva stabile dimora. Amava con
il Cuore di Dio, l'amore e la vita divina si irradiavano da lei su quanti la
avvicinavano.
Gesù volle sigillare questa profonda
assimilazione a Sé nell'amore, con il dono delle mistiche stigmate ai piedi,
alle mani e al costato (1954): doveva infiammare il mondo con l'amore di
Gesù e di Maria ora, nel tempo, e poi nell'eternità. Per desiderio di
Alexandrina le stigmate rimasero occulte, non visibili all'occhio umano, ma
sempre dolorose.
Il 6 maggio del 1955, la Madonna le
preannunciò :
« Tra poco vengo a prenderti », ed il 13
ottobre dello stesso anno Alexandrina raggiunse il Cielo.
« Sono felice perché oggi vado in Cielo! »
andava ripetendo fin dal mattino ed alle 8 di sera baciò per l'ultima volta il
suo Crocifisso.
« Desidero essere sepolta, se sarà possibile,
con il viso rivolto verso il Tabernacolo della nostra Chiesa. Come in vita
desiderai sempre unirmi a Gesù Sacramentato e guardare quanto più spesso mi
fosse possibile il mio Tabernacolo, voglio, dopo la mia morte, continuare a
vegliarlo mantenendomi rivolta verso di Esso. So che con gli occhi del mio corpo
non vedrò più Gesù, ma voglio essere collocata in quella posizione per
dimostrargli l'amore che nutro per la Divina Eucaristia ». (A p. 49)
La compiacenza e l'amore del Signore verso
questa umile e generosa figlia del Portogallo, andarono ben oltre il suo
semplice desiderio: dal 1978, infatti, il corpo di Alexandrina riposa nella
Chiesa Parrocchiale di Balasar, accanto al Tabernacolo.
Il capolavoro della Grazia in quest'anima, ci
è stato tramandato dalle migliaia di pagine che costituiscono il suo diario,
scritto in obbedienza ai direttori spirituali: « Documenti di autentico valore
letterario, ascetico e persino teologico di tale interiorità che non è facile
eguagliare » scriverà il suo primo direttore spirituale P. Mariano Pinho.
La condizione mistica è un fenomeno noto
nella Chiesa. Essa comporta una dilatazione di percettività che, a differenza
delle esperienze parapsichiche, sempre contenute nella sfera dell'umano, si
immerge più o meno profondamente nel mondo soprannaturale, con manifestazioni
esterne inconfondibili sempre improntate a santità.
A differenza delle manifestazioni
pseudo-mistiche provocate ad arte con varie tecniche di tipo orientale, e delle
manifestazioni provocate da vari stati di psicosi, le esperienze mistiche
autentiche non dipendono dall’iniziativa di chi ne è soggetto,
il quale rimane puramente recettivo, passivo. Il panorama divino che si schiude
al mistico, astraendolo spesso dal mondo sensibile, provoca in esso una
dilatazione delle facoltà spirituali, cioè di personalità, e, di riflesso, un
accrescimento sovrumano di gioia e di dolore.
La prima esperienza mistica di Alexandrina fu
come l'immersione di un metallo nel fuoco : ne uscì rovente d'amore, con un
senso di pesantezza per tutto ciò che è terreno.
« Quale confusione prova l'anima nel
ritornare in sé stessa, scrive in quell'occasione. Quali ardenti desideri di
impegnarsi nel servizio di Dio in qualunque modo egli desideri! Si vorrebbe
avere mille vite per impiegarle tutte per Dio, e si desidera che tutte le cose
della terra siano altrettante lingue che lodino per noi. Vivissimi i desideri di
penitenza, benché non si soffra molto per la gran forza d'amore che impedisce di
sentire ciò che si fa » (8 settembre 1934).
Al dileguarsi di queste impressioni mistiche,
tuttavia, la capacità di soffrire ritorna in tutta la sua ampiezza, e
Alexandrina si inoltra in quell'incessante alternarsi di gioie indicibili e di
dolori sovrumani che sono caratteristici di uno stato mistico prolungato: per
lei sino al termine della vita, secondo una spirale sempre più avvolgente. Ora
lo Sposo Divino l'avvolge con abbaglianti fiammate d'amore che la fanno gemere
per lo spasimo d'essere tutta di Lui; ora la immerge nella desolazione e
nell'oscurità, col dubbio che tutto sia un'illusione, un inganno satanico.
« Ho stabilito in te la mia dimora, le dice
Gesù, colmandola di gioia. O figlia mia cara, lo voglio che tu sia tutta mia e
che viva solo per Me, e ami solo Me e cerchi Me solo... lo sono il tuo Maestro:
te felice se imparerai bene le mie lezioni e le metterai in pratica ». (L p. 40)
Alexandrina rimane talmente presa da queste
visite Divine, che quasi non riesce più a distrarsi da questa presenza. Poi Gesù
l'abbandona alla prova. Scrive al suo direttore spirituale :
« Da parecchio tempo sentivo agonie nella mia
anima, e sovente ero sull'orlo di cadere in abissi spaventosi. Ma nei giorni di
ritiro le mie sofferenze si raddoppiarono. Gli abissi erano minacciosi. La
giustizia dell'Eterno Padre cadeva su di me, aumentando i miei dolori dell'anima
e del corpo ». (A p. 39)
Il mattino del 2 ottobre 1938 informa :
« Il Signore mi disse che mi avrebbe fatta
passare attraverso tutta la sua Passione, dall'Orto al Calvario, ma che non
sarei arrivata al "Consummatum est"... L'avrei sofferta tutti i Venerdì subito
dopo il mezzogiorno fino alle tre pomeridiane ». (A p. 39)
Dal giorno dopo la sorella, la mamma e le
altre persone che erano ammesse in casa cominciarono ad assistere alle sue
estasi dolorose in cui riviveva nel corpo e nello spirito i dolori della
Passione di Gesù.
Dal 3 ottobre del '38 al 20 marzo del '42
Alexandrina partecipa quindi, ogni venerdì, estaticamente alla Passione di Gesù,
con segni visibili nelle membra e nel corpo e soffre la purificazione dei sensi
attraverso una sete bruciante e una persistente nausea olfattiva. Dal 7 gennaio
1942 al 24 ottobre 1944 vive un'ulteriore tappa nella esperienza mistica:
subisce la seconda morte mistica, (la prima è del 1936) con una diuturna
sensazione di dissolvimento del propno corpo. Dal 1942 il suo corpo non sarà più
alimentato da alcun cibo né da alcuna bevanda, e per il resto della sua vita,
tredici anni, Alexandrina vive di sola Eucaristia.
L'ulteriore fase inizia nel 1944 periodo in
cui si sente tutta impregnata di peccato e sperimenta le pene del purgatorio e
dell'inferno, contemporaneamente comincia una partecipazione più intima alla
Passione di Gesù che durerà fino alla morte.
Queste indicibili pene interiori sono
accompagnate da molte sofferenze che le vengono dagli uomini: viene privata
della direzione spirituale, viene sottoposta a controlli dolorosi, soprattutto
per il soggiorno di 40 giorni all'ospedale per la verifica del suo digiuno,
clinicamente inspiegabile, soffre per il rovescio economico della famiglia, per
le dicerie calunniose che circolano nei suoi riguardi. Queste esperienze
dolorose di purificazione sono intramezzate da interventi mistici unitivi che
lasciano Alexandrina in una pregustazione della gioia del Paradiso, ed il
ricordo di questi momenti rimane in lei come viatico per continuare fino
all'ultimo l'ardua salita del Calvario.
Dopo una prima promessa di fidanzamento da
parte di Gesù con lei (ottobre 1934, rinnovata il 5 aprile del 1938), il 3
luglio 1944 Gesù la introduce per un giorno nella gloria Celeste, preparandola
alle singolari effusioni di grazia che culmineranno il 29 dicembre 1944 nelle
nozze mistiche, seguite dallo scambio dei cuori, dalla mistica resurrezione e
ascensione al Cielo, da momenti di specialissima unione con la Trinità e infine
dalle stigmate d'amore (aprile 1954). In assenza del sacerdote riceverà la
Comunione da mani angeliche. L'unione a Cristo la porta ad essere da Lui
assimilata alla missione redentiva: nel suo mondo interiore, ed anche nel suo
corpo, si ripercuote, a ondate sempre più penetranti, il dramma della redenzione
nelle sue fondamentali componenti, il bene e il male, Gesù e Satana. Il suo
essere è come uno scoglio di cristallo posto tra ìl fluttuare permanente di due
opposti oceani che si infrangono su di lei e la compenetrano: Dio, Gesù, il
regno della luce con riflessi luminosi di Paradiso ; il male, il peccato coi
rigurgiti tenebrosi della perdizione, dell'inferno. E più di una volta essa
esprime la sensazione che sotto il turbinare di questi opposti marosi il corpo
stesso non regga più e si dissolva nella morte.
Riecheggia insieme, nei suoi scritti, il
grido disperato :
« Chi mi libererà da questo corpo di
morte ? », e il grido gioioso :
« Compio nelle mie membra ciò che manca alla
Passione di Cristo a pro del Suo Corpo che è la Chiesa ».
Finché amore e dolore, i due dissolventi
universali, ne infrangono l'involucro terreno, per la beatitudine eterna.
O Dio, Tu sei il mio Dio, all'aurora Ti
cerco, di Te ha sete l'anima mia... Salmo 63 (62)
« Figlia mia, figlia mia, luce e stella
eucaristica, tu sarai per il mondo ciò che fui lo in un'altra ora e continuo ad
essere: fui Redentore, morii per dare il Cielo alle anime, mi feci alimento per
le anime.
Ti ho creata perché tu in tal modo
assomigliassi a Me: ti ho scelta come vittima perché tu continuassi la Mia opera
di Redenzione, ho posto nel tuo cuore l'amore, l'amore folle per l'Eucaristia. È
grazie a te, è alla luce del fuoco che hai lasciato accendere, che molte anime,
guidate da questa stella, scelta da Me, trascinate dal tuo esempio, si
trasformeranno in anime ardenti, in anime veramente eucaristiche.
Povero mondo, senza l'Eucaristia !
Povero mondo senza le mie vittime, senza
ostie immolate con Me continuamente. lo voglio, figlia mia, di'che lo voglio un
mondo nuovo, un mondo di purezza, un mondo tutto eucaristico... ». (S p. 318)
Siamo nel gennaio 1952: sono passati 18 anni
dalla prima volta in cui Gesù aveva rivelato ad Alexandrina la Missione che le
stava affidando sulla terra e per la quale era venuta al mondo.
Nel dicembre del 1934, infatti, Gesù le aveva
detto :
« La missione che ti ho affidato sono i Miei
Tabernacoli ed i peccatori. Sono stato lo ad elevarti a così alto grado: è stato
il Mio amore; grazie a te saranno salvi molti e molti peccatori, non per i tuoi
meriti, ma grazie a Me che procuro tutti i mezzi per salvarli ». (L p. 51)
Risulta evidente come Alexandrina sia rimasta
fedele alla chiamata del Signore, sino all'ultimo giorno della sua vita,
perseverando anche tra terribili sofferenze, rispondendo sempre con generosità
alle richieste di amore e di immolazione che le venivano via via rivolte da Gesù
e non opponendo ostacoli alle azioni della Grazia che operava in lei le
trasformazioni necessarie affinché potesse adempiere la sua missione.
Vogliamo ora ripercorrere lo sviluppo di
questa dinamica spirituale che vede da un lato l'iniziativa della Grazia, e
dall'altra la risposta d'amore di Alexandrina. La prima percezione cosciente di
un vincolo d'amore avvenuto tra lei e Gesù risale alla Prima Comunione, quando
Alexandrina aveva 7 anni. Nel suo diario così la ricorda :
« Il Padre Alvaro Matos che mi esaminò in
catechismo, mi confessò e mi diede Gesù. Ho voluto stare sempre in ginocchio
sebbene molto piccola, fissando poi bene la mia Sacra Ostia cosicché mi rimase
molto impressa nell'anima. Mi parve di unirmi a Gesù in modo da non separarmi
mai più da Lui. Mi parve che mi prendesse il cuore. La gioia che provai non si
può esprimere. Davo a tutti la buona notizia. Da quel giorno la signora di
Povoa, alla quale eravamo affidate, mi conduceva alla Comunione ogni mattina ».
(A p. 4)
Successivamente, è a partire dal 1924, da
quando cioè Alexandrina appena ventenne rimase paralizzata per sempre nel letto
che, abbandonato ogni desiderio di guarigione, ella comprese ed accettò senza
riserve la volontà del Signore.
Infatti, nella solitudine della sua
cameretta, Alexandrina intuì l'intimo legame che la univa a Gesù nel Tabernacolo
ed in risposta a Colui che per primo aveva scelto per amore nostro di restare
prigioniero nelle nostre Chiese, si consacrò totalmente a Lui :
« Un giorno in cui ero sola ricordandomi che
Gesù stava nel Tabernacolo dissi: – Mio buon Gesù, Voi siete prigioniero ed
anch'io lo sono. Siamo prigionieri entrambi, Voi siete prigioniero per mio bene,
io lo sono delle Vostre mani. Siete il Re, il Signore di tutto ed io sono un
verme della terra. Vi ho lasciato in abbandono pensando solo a questo mondo che
è perdizione delle anime. Ma ora, pentita di tutto cuore, voglio quello che voi
volete e soffrire con rassegnazione. Non venitemi meno, o Gesù, con la Vostra
protezione ». (A p. 15)
« Madre di Gesù e Madre mia, ascoltate la mia
preghiera. Io consacro il mio corpo e tutto il mio cuore a Voi. Purificatemi
Madre Santissima, riempitemi del Vostro Santo amore. Collocatemi proprio Voi
presso i Tabernacoli di Gesù affinché serva da lampada finché durerà il mondo.
Beneditemi, santificatemi, o mia cara Mamma del Cielo ». (A p. 27)
Alexandrina aderisce docilmente alle
ispirazioni della Grazia che in questo primo periodo si manifesta intimamente
attraverso le vie ordinarie, senza manifestazioni straordinarie. « Senza sapere
come », si offre volontariamente al Signore come vittima per la salvezza dei
peccatori e contemporaneamente aumenta in lei il desiderio di amare e di essere
sempre unita a Gesù nel Tabernacolo.
« O mio caro Gesù, vorrei visitarvi nei
vostri Tabernacoli, ma non posso perché la mia malattia mi trattiene al mio caro
lettino di dolore. Sia fatta la Vostra volontà, Signore, ma almeno mio Gesù,
permettete che neppure un momento trascorra senza che io venga in spirito alle
porticine dei Vostri Tabernacoli a dirvi :
― Mio Gesù, voglio amarvi, voglio incendiarmi
tutta nelle fiamme del Vostro amore e pregarvi per i peccatori e per le anime
del purgatorio ». (A pp. 15-16)
Compone in questo stesso periodo la
bellissima preghiera per i tabernacoli, ed è proprio nella preghiera, durante
gli slanci generosi d'amore per Gesù, che Alexandrina inizia a percepire un
forte calore che brucia internamente con « una forza che mi abbracciava tanto
che pareva strapparmi dal mondo». In questi momenti di intensa preghiera, fu
vista dalla sorella Deolinda restare sollevata dal letto sospesa nell'aria come
una piuma (levitazione). E’ in questo periodo che sente l'invito del Signore
racchiuso nelle parole « soffrire, amare, riparare ».
« O Gesù, eccovi qui la Mamma. Ascoltatela. È
Lei che Vi parlerà per me, e Voi, cara Mamma del Cielo, andate a dare baci ai
Tabernacoli, un'infinità di baci e di abbracci, un'infinità di tenerezze e
carezze. Tutte per Gesù Sacramentato, tutto per la Santissima Trinità, tutto per
Voi. Moltiplicateli, moltiplicateli, dateli pieni di un amore puro e santo di un
amore oltre ogni amore, di sante nostalgie per non potermi più muovere e andare
io a baciare e abbracciare Gesù Sacramentato, la SS. Trinità, e Voi, o Madre
cara.
O mio Gesù, io voglio che ogni mio dolore,
ogni palpito, ogni respiro, ogni minuto secondo che passerò, siano
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
lo voglio che ogni movimento dei miei piedi,
delle mani, delle labbra, della lingua, degli occhi, ogni lacrima e sorriso,
ogni allegria e tristezza, ogni tribolazione, distrazione, contrarietà o
dispiacere siano
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
lo voglio che ogni lettera delle orazioni che
recito o sento recitare, ogni lettera che leggo o udirò leggere, che scriverò o
vedrò scrivere, che canterò o udirò cantare siano
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
Io voglio che ogni bacio che darò a Voi nelle
Vostre S. Immagini, in quelle della Vostra e mia Madre amata, in quelle dei
Vostri santi e sante siano
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù io voglio che ogni goccia di pioggia
che viene dal cielo alla terra, che tutta l'acqua del mondo offerta a gocce,
tutta l'arena del mare e tutto ciò che il mare racchiude siano
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
lo vi offro le foglie degli alberi, tutti i
frutti che possono avere, i fiori offerti petalo per petalo, tutti i granelli di
semente che sono nel mondo e tutto ciò che vi è nei giardini, nei campi nelle
valli e nei monti, io tutto Vi offro come
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù Vi offro le penne degli uccelli e il
loro canto, i peli e le voci di tutti gli animali come
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù, Vi offro il giorno e la notte, il
caldo e il freddo, il vento, la neve, la luna e i suoi raggi, il sole,
l'oscurità, le stelle del firmamento, il mio dormire e il mio sognare come
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù accettate tutto quanto vi è nel mondo,
le grandezze, le ricchezze, i tesori, tutto quanto avviene in me, tutto quanto
ho per abitudine di offrirvi, tutto quanto si possa immaginare come
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù accettate il cielo e la terra, il
mare, tutto ciò che contengono come se tutto fosse mio e io potessi disporne e
offrirvelo come
atti di amore per i Vostri Tabernacoli ». (A
pp. 18-19)
Qualche anno dopo, nel dicembre del 1934,
diventa esplicito anche da parte di Gesù, il suo invito a fare del Tabernacolo
il centro di tutte le sue attenzioni, pensieri e atti d'amore.
Seguiamo il dialogo di amore e di passione
che ne segue, tra Gesù ed Alexandrina:
« Vieni
ai miei Tabernacoli, vivi là: è da là che viene la forza per tutto. Amami molto,
pensa solo a Me ». (L p. 51)
Ecco la risposta di Alexandrina all'invito
del Signore :
« lo
faccio il possibile per passare il tempo spiritualmente in tutti i Tabernacoli
del mondo unita al Signore. Così dico molte volte al mio Gesù :
io voglio vivere unita a Voi in tutti i Tabernacoli del mondo, in tutti i luoghi
ove abitate Sacramentato non assentandomi un istante, né di giorno, né di notte.
Gli offro il mio cuore e gli chiedo che lo
collochi come lampada luminosa e amorosa per illuminarli. E chiedo alla Madonna
di venire con me e di mandare una moltitudine di Angeli, Cherubini, Serafini per
amare, lodare, far compagnia a Gesù Sacramentato ».
(L p. 81)
Gesù la incoraggia e la conferma
ulteriormente nel desiderio di vivere unita a Lui :
« Accostati al tuo Gesù, mia sposa, mia
bella, tutta mia. Fammi compagnia nei miei Tabernacoli: sono tutto solo... ».
(L p. 169)
Alexandrina :
« lo mi sentivo tanto viva nei Tabernacoli!
Il mio cuore volava presso Gesù: svolazzava sopra al Tabernacolo e con le ali
batteva sulla porticina ». (L p. 288)
« Mio
Gesù, io vorrei che il mio cuore fosse una lampada sempre ardente in ciascuno
dei Vostri Tabernacoli e nel mio stesso petto, vorrei la medesima lampada di
amore per proiettare luce sulle Persone Divine, alle quali solo voglio
appartenere. Fate sì che non vi sia nulla che possa spegnere la lampada del mio
amore, e che, giorno e notte, senza interruzione di un solo istante voglio arda
presso di Voi ». (S p. 121)
« Rabbì, dove abiti ?
» disse loro :
« Venite e
vedrete ».
Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di Lui.
Gv 1,38-39
Gesù :
« Vieni ai Miei Tabernacoli. Vivi là, Io pure
là vivo ».
Imitare Gesù nella Sua vita eucaristica, è la
prima lezione di Gesù Maestro ad Alexandrina, lezione che attraverso di lei
desidera estendere a tutti noi. La scuola è il Tabernacolo.
Scrive Alexandrina in una lettera a Padre
Pinho, suo primo direttore spirituale:
« Il
Signore mi disse che vuole che io mi abbandoni tutta a Lui, che non abbia a che
fare col mondo se non in quanto sia necessario: vuole che io lo imiti nei
suoi Tabernacoli.
...Io alle volte dico :
― O mio caro Gesù, io voglio essere tutta
Vostra e solo per Voi voglio vivere -.
E il mio Gesù mi risponde:
― O mia cara figlia, e lo voglio che tu sia
tutta, tutta mia e che solo per Me tu viva, che solo Me ami, che solo Me cerchi.
Vieni alla mia scuola, impara dal Tuo Gesù ad
amare il silenzio, l'umiltà, l'ubbidienza e l'abbandono ».
(L pp. 36, 37, 38)
Vita nascosta, silenzio, affidamento, amore
puro: Gesù continua le sue lezioni.
« Contempla oggi molto i Miei Tabernacoli !
Osserva attentamente quello che lo faccio là perché è ciò che voglio che tu
faccia.
Ama la solitudine ;
va' ai Miei Tabernacoli, è là dove impari, è là ove la solitudine è più
praticata da anni, da secoli.
Stai in raccoglimento con Me, mantieni il
silenzio. Mettiti come in un esilio, in un deserto.
Parliamo l'un l'altro con amore e tenerezza
di sposi. Metti su di Me tutte le preoccupazioni della tua vita e chiedimi ciò
che vorrai. Confida in Me. La tua fede, la tua speranza ti ha salvata.
Non lasciarmi, figlia mia, nemmeno un
momento, solo, nella Mia Eucaristia: sia là il tuo deserto ».
(L pp. 63, 50, 179)
La risposta di Alexandrina è di totale
adesione all'invito di Gesù :
« Parlate
o mio Gesù, parlate che la vostra figliolina Vi ascolta. Sento l'ansia di
istruirmi alla Vostra scuola ».
Gesù :
« Sono il tuo Maestro. Felice te se imparerai
bene le mie lezioni e le metterai bene in pratica !
Ho stabilito in te la Mia dimora. Sei un Tabernacolo non costruito da mani
umane, ma da mani divine...
...Cercami nei Miei Tabernacoli, così Mi
consolerai molto; ma cercami (anche) dentro di te, nel Tabernacolo della tua
anima che lo ho preparato per Mia abitazione. Là Mi troverai... lo desidero
ansiosamente che tu impari le Mie lezioni, ed io ho molto da insegnarti, e tu
hai molto da imparare affinché molti vengano ad imparare da te le stesse
lezioni, calcando le stesse orme per seguire gli stessi cammini ».
(Lp.40)
Nel Tabernacolo l'amore di Gesù per l'umanità
raggiunge il vertice massimo :
mentre sulla Croce vi era ancora il corpo umano che da tutti poteva essere
visto, e quindi non ignorato, nell'Eucaristia l'annientamento è totale: solo una
piccola ostia, bianca, leggera, inerme. Con maggior facilità Gesù Eucaristico è
quindi esposto alla dimenticanza, al misconoscimento, pur vivendo molto vicino a
noi, nel Tabernacolo della nostra Chiesa.
Gesù dice ad Alexandrina :
« Come la Maddalena, hai scelto la parte
migliore: amare il Mio Cuore.
Amarmi Crocifisso è bene, ma quando hai
scelto di amarmi nei Miei Tabernacoli, ove Mi puoi contemplare non con gli occhi
del corpo, ma con quelli dell'anima e dello spirito, ove Mi trovo col Corpo,
Anima e Divinità, come in Cielo, hai scelto quello che vi è di più sublime ».
(L p. 44)
Alexandrina fa sentire quanto è grande il suo
desiderio di essere discepola di Gesù e con la forza del suo amore vorrebbe
essere sempre presente nel Tabernacolo, la sua scuola :
« Vorrei essere con Te, o Gesù, giorno e
notte e in ogni ora. Però ora non posso venire, ben lo sapete... sono legata
mani e piedi, ma più legata, vorrei essere unita a Voi nel Tabernacolo, e non
assentarmi un momento solo.
...Voi sapete i miei desideri che sono di
stare alla Vostra Presenza nel Santissimo Sacramento, ma siccome non posso, Vi
mando il mio cuore, la mia intelligenza, per imparare tutte le Vostre lezioni;
Vi mando il mio pensiero perché io pensi solo a Voi, il mio amore perché solo
Voi io ami, in tutto e per tutto ».
(A p. 21)
La garanzia di poter realizzare i propri
aneliti d'amore è Maria, la Mamma Celeste, ed a Lei Alexandrina affida tutti i
suoi desideri :
« Mamma,
venite con me ai Tabernacoli, a tutti i Tabernacoli del mondo, in ogni parte e
luogo dove Gesù abita Sacramentato. Fategli la mia umile offerta. O Mamma,
voglio andare da Tabernacolo a Tabernacolo a chiedere grazie a Gesù, come l'ape
di fiore in fiore, va a succhiare nettare. O Mamma, io voglio formare una rocca
d'amore, in ogni luogo dove abita Gesù Sacramentato, affinché non vi sia nulla
che possa intromettersi nell'amore per andare a ferire il Suo Cuore Santissimo.
Mamma, parlate Voi nel mio cuore e nelle mie labbra, rendete più calde le mie
preghiere e più forti le mie domande ».
(A p. 17)
Beato chi abita la tua Casa: sempre canta
le Tue lodi !
Beato chi trova in Te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio Salmo
84 (83)
Gesù :
« Vieni
a passare un po' della notte sveglia nei miei Tabernacoli, nelle mie Prigioni.
Sono tue e Mie. Ciò che mi portò là fu l'amore
». (L pp. 45-46)
La vita di intima unione con Gesù, porta ora
Alexandrina a partecipare degli stessi sentimenti e condizioni che sono proprie
dell'Amato, ed in tal senso i Tabernacoli, le prigioni d'amore di Gesù,
diventano anche le prigioni d'amore e di dolore di Alexandrina.
Il fine è di consolare l'Amato offeso dal
peccato dell'indifferenza verso la Sua Presenza Eucaristica; conseguenza
benefica della riparazione è il perdono dei peccatori e quindi la loro salvezza:
la più grande consolazione e gioia di Gesù, e della Santissima Trinità.
« Sei un canale per il quale »,
le dice Gesù, « devono
passare le grazie che dovrò distribuire alle anime e per il quale le anime
dovranno venire a Me.
Per mezzo tuo saranno salvi molti, molti
peccatori: non per i tuoi meriti, ma per Me che cerco tutti i mezzi per
salvarli ».
« Vieni,
figlia mia a rattristarti con Me partecipando alla Mia prigionia d'amore e
riparando tanto abbandono e oblìo ».
(L pp. 31, 29)
Alexandrina :
« ...Ore
della notte sveglia in continua unione con Gesù. Le sue Prigioni d'amore sono le
mie prigioni, sempre consumata in ansie di amarlo. Tutto in silenzio, io con
Lui.
― Non sei solo, mio Amore: io sto con Te, Ti
amo, sono tutta tua...
― Mio Gesù, dissi con la mente, ad ogni
palpito del mio cuore, voglio strappare un'anima dagli artigli del demonio e
voglio tanti atti d'amore per i Vostri Tabernacoli, quanti granelli di sabbia ha
il mare... ». (S pp. 96,
359)
Gesù triste...
« Vuoi consolarmi ?
Vuoi consolare il Santificatore della tua anima ?
Sai chi è ? È il tuo Gesù !
Va' ai Tabernacoli !
Va' a praticare opere di Misericordia. Va' a consolare i tristi. lo sono tanto
triste ! Sono tanto offeso !
Va' al tuo compito :
soffrire, amare, riparare ».
(L p. 48)
Alexandrina :
« Contemplavo il Cielo e le stelle. Chiedevo
a Gesù di moltiplicare milioni e milioni di volte più del numero delle stelle, i
miei atti d'amore verso i Tabernacoli.
Non lo volevo solo e volevo che là avesse
solo amore ». (L pp.48,
163-164)
Gesù carcerato e schernito...
« Non hai compassione di Me ?
Sono nei Tabernacoli tutto solo. Tanto schernito, abbandonato e tanto offeso...
Va' a consolarmi e a riparare :
ripara tanto abbandono.
Visitare i carcerati e consolarli è opera
buona. Io sono carcerato e carcerato per amore. Io sono il Carcerato dei
carcerati ». (L p. 31)
Alexandrina :
« Vorrei, mio Gesù, stare alla Vostra
Presenza giorno e notte, ad ogni ora stare unita a Voi e non lasciarvi, mio
Gesù, tutto solo; vorrei non assentarmi neppure per un istante e darvi tutto
quanto posseggo e che appartiene tutto a Voi: il mio cuore, il mio corpo con
tutti i suoi sensi: è tutta la mia ricchezza ».
(A p. 22)
Gesù invita ora Alexandrina ad essere
presente spiritualmente con maggior assiduità nei Tabernacoli più abbandonati :
« Sono tanti, tanti e tanti quelli in cui
sono lasciato solo :
per giorni e giorni
le anime non Mi visitano, non Mi amano, non riparano ;
quando vanno, lo fanno per abitudine, per un obbligo.
Sai che cosa non manca colà ?
Un torrente di peccati e di crimini. Sono i loro atti di amore, così Mi
consolano, così Mi riparano, così Mi amano ».
(Lp.43)
Alexandrina :
« O mio caro Gesù, io mi unisco in spirito,
in questo istante e da questo momento per sempre a tutte le Sante Ostie della
terra in ogni luogo dove abitate Sacramentato. Lì voglio trascorrere tutti i
momenti della mia vita, contnuamente, di giorno e di notte, allegra o triste,
sola o accompagnata, sempre a consolarvi, ad adorarvi, ad amarvi, a lodarvi, a
glorificarvi ». (A p. 30)
Pochi giorni dopo Gesù gliene indica altri :
« Ciò
che mi portò nelle Prigioni fu l'amore. E per tanti, per che cosa ?
Non credono alla Mia esistenza, non credono che lo abito là! Bestemmiano
contro di Me. Altri credono, ma non Mi amano e non Mi fanno visita: vivono come
se lo non fossi presente là.
Vieni qui, sono tue e Mie. Ti ho scelta per
farMi compagnia in questi piccoli rifugi: tanti sono così poverelli... ma là
dentro che ricchezza ! Vi è
la ricchezza del Cielo e della Terra ».
Alexandrina :
« Mio Gesù, mio Gesù, Vi offro la mia
tristezza, le mie nostalgie, il desiderio che ho di riceverVi, per
coloro che Vi dimenticano, che Vi disprezzano e che vivono come se voi non
esisteste nella Santissima Eucaristia ».
(L pp. 46, 368)
Mesi dopo il Signore rivolge ai fedeli ed ai
sacerdoti un accorato appello :
«
Manda a dire al tuo Padre Spirituale che lo voglio che si predichi bene la
devozione ai Tabernacoli, che voglio molto, ma molto che accenda nelle anime la
devozione verso queste Prigioni d'amore ;
non sono rimasto là soltanto per amore di coloro che Mi amano, ma per tutti: in
ogni attività Mi possono consolare...
Che sia ben predicata e ben propagata la
devozione ai Tabernacoli, perché non sono solo coloro che non vogliono credere
alla Mia esistenza nel Santissimo Sacramento, ma sono tanti, tanti coloro che
entrano nelle Chiese e si fermano là senza salutarmi, non pensano a Me neppure
un momento ». (L pp. 29,
39-40)
Alexandrina condivide il dolore di Gesù :
« ...Benedette sofferenze che mi fanno unire
sempre più al mio Gesù !
Mi vengono in mente le sue prigioni d'amore.
Mi sento sola e abbandonata così come Gesù lo è in tanti e tanti Tabernacoli del
mondo. E da qui, da questa cameretta, il mio spirito ed il mio cuore vanno
volando presso di Lui per più e meglio poter condividere i dolori, le tristezze,
le agonie di Gesù ». (L p. 379)
Gesù desidera e cerca tante guardie fedeli
per i suoi Tabernacoli...
« Di' che Mi trovino anime che Mi amino nel
Mio Sacramento d'Amore le quali ti suppliscano alla tua partenza per il Cielo.
...Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate
davanti ai Tabernacoli per non lasciarvi accadere tanti e tanti crimini ».
(Lp.42)
In particolar modo, Gesù cerca le
« sentinelle » per i Tabernacoli più abbandonati, ma vuole che siano solo
sentinelle per amore. E’ un passaggio chiave importante: la Missione
dei Tabernacoli, può nascere solo da una personale risposta d'amore ad una
realtà conosciuta: la solitudine di Gesù nel Tabernacolo e l'amore è anche
l'unica garanzia per la riuscita della Missione stessa.
Ecco come viene oggi consegnato a noi questo
desiderio di Gesù, attraverso la Sua portavoce Alexandrina :
« Figlia,
ascolta : lo sono abbandonato in tanti Tabernacoli. Manda a dire al tuo Padre
Spirituale, che cerchi di sapere quali sono tutti i Tabernacoli del mondo poveri
e abbandonati, e cerchi un numero di persone per ogni Tabernacolo che Mi amino,
Mi riparino e Mi facciano spiritualmente visita, e Mi aiutino con le loro
offerte.
Sono colà come un povero mendico, sporco e
trasandato. Facciano le anime che sia pulito e decoroso ! ». (Lp. 106)
Alexandrina nella lettera al padre spirituale
continua :
« Chiesi al Signore quale numero volesse per
ciascun Tabernacolo ; mi rispose, a seconda delle persone che si sarebbero
trovate ».
Gesù :
« Ma non voglio che le preghi, (il
Padre Spirituale) perché altrimenti non portano a termine questa missione :
voglio che ciò sia pubblicato, e che sia
il loro cuore che lo chiede. Avete capito ? Rendi noto tutto ». (L p. 106)
Alexandrina :
« Senza nemmeno un momento di consolazione io
vado vivendo in mezzo alle tenebre e nell'abbandono, ma sempre nelle braccia di
Gesù, facendo la sentinella davanti ai Suoi Tabernacoli. Gli dico :
― O mio Gesù, se io mi distraessi o dormissi
e venissero sopra di Voi i crimini dal mondo, chiamatemi con una grande
afflizione e forti dolori affinché venga io in Vostra difesa per non lasciare
avvicinare alle Vostre Prigioni d'amore i peccati del mondo ». (L p. 146)
Ed ancora, è a Maria, Madre del Divino Amore,
che Alexandrina affida il compito di creare un baluardo d'amore intorno ai
Tabernacoli di tutto il mondo :
« O cara Mamma del Cielo, andate a dare baci
ai Tabernacoli, una infinità di baci, un'infinità di tenerezze, una infinità di
carezze. Tutto per Gesù, tutto per la Santissima Trinità, tutto per Voi ». (A p.
18)
Io quando sarò elevato da terra attirerò
tutti a Me. Gv 12,32
Gesù :
« Figlia mia, Figlia mia, perla, pietra
preziosa che adorni la pisside della Mia Eucaristia! Io voglio cuori ardenti,
anime eucaristiche che Mi diano riparazione e consolazione nelle Mie Prigioni
d'amore. Ne ho così poche che si avvicinano a Me con la purezza ed i sentimenti
di cui sono degno. Oh, quanto soffro !
Mio fiore eucaristico, tu Mi ami e Mi
consoli, tu sei tutta veramente Mia ». (S p. 320)
Grazie all'amore ed alla generosità con cui
Alexandrina ha corrisposto alla Grazia Divina, Gesù, nel settembre del 1935, ad
un anno di distanza da quando le aveva rivelato la missione dei Tabernacoli, la
vuole ora maestra di altre anime che Egli cerca ansiosamente.
« Trovami anime che Mi amino e vivano là nei
Tabernacoli nella stessa unione come vivi tu: voglio che tu sia la loro maestra.
Di' al tuo Padre Spirituale, che
io voglio che le tue lezioni siano insegnate e ben comprese: sono le vittime dei
Tabernacoli che devono sostenere il braccio della giustizia Divina, perché non
distrugga il mondo, perché non vengano maggiori castighi ». (L pp. 129-130)
È l'immolazione, il dono totale di sé, senza
riserve, in unione a Gesù Vittima che continuamente si immola in ogni
celebrazione eucaristica, per il perdono dei peccatori.
Le dice Gesù :
« Se tu sapessi come furono profanati i Miei
Tabernacoli, come lo fui offeso! Là, puoi servirmi come vittima per i peccati
del mondo, in questo tempo in cui il mondo si rivolta contro di Me e contro la
Mia Chiesa ». (L p. 129)
Ed ancora, usando il linguaggio della
delicatezza dei fiori :
« Figlia Mia, sono il giardiniere, vengo al
mio giardino, al giardino più bello che ha ciò che vi è di più ricco. Vengo a
prendere fiori per la Mia Eucaristia, per ornare i Miei Tabernacoli. Vengo a
prendere il loro nettare per le mie ferite, per la piaga del Mio Divin Cuore.
Vengo a prendere riparazione per tanti crimini ».
(L pp. 257-258)
Alexandrina è pronta per accogliere i
desideri di Gesù. Ma ancora una volta è alla Madonna che si affida per poter
compiere la volontà di Dio: nella sua grande umiltà, non conta su stessa, sulle
proprie forze umane, ma, riconoscendosi debole, chiede tutto a Maria e a Gesù.
« O mia Mamma del Cielo, ecco qui ai Vostri
Santissimi piedi un' anima che desidera amarVi. O mia amabile Signora, voglio un
amore che sia capace di soffrire tutto per amore a Voi e per amore del mio caro
Gesù! Sì, del mio caro Gesù che è il tutto della mia anima.
Egli è la Luce che mi illumina, è il Pane che
mi alimenta, è il mio cammino, quello solo che voglio seguire. Ma, mia Sovrana
Regina, mi sento così debole per passare attraverso tante contrarietà della
vita! Che sarebbe di me, senza Voi e senza il mio caro Gesù ? !... » (A p. 20)
Gesù le chiede di riparare con il suo amore e
con la sua sofferenza le profanazioni, i sacrilegi, gli oltraggi, le
indifferenze.
« Figlia mia, fiorellino eucaristico, fa' che
Io sia amato nella Divina Eucaristia: sono tanti e tanto gravi i sacrilegi !
Dammi riparazione, ripara figlia mia. Amami e fa' che
sia amato, fa' che sia consolato. È un Dio che chiama, è un Dio che chiede, è un
Dio che vuole salvare ». (S p. 25)
Alexandrina :
« Piansi con grande dolore.
Nello stesso tempo dicevo a Gesù :
― Accettate le mie lacrime, voglio che
ciascuna di esse sia un mare immenso di amore nel quale io possa rinchiudere
tutti i vostri Tabernacoli affinché non possano essere più offesi e profanati
dai vostri figli ». (S p. 69)
Dopo aver ricevuto l'Ostia consacrata,
Alexandrina sente Gesù che le parla :
« Sto tremando di freddo. Mi sono seduto qui
per riscaldarmi al calore del tuo amore. A raggelarmi così furono le anime
tiepide che si accostarono alla Mia Eucaristia e fu tanto grande il loro
numero ! Il Mio Divin Cuore non è lacerato solo dai pugnali di coloro che si
comunicano sacrilegamente, che mi offendono con ogni varietà di crimini, ma è
anche lacerato da queste anime gelide che non avanzano per nulla nel cammino
della virtù e della perfezione, anzi indietreggiano, e a poco a poco deviano dal
giusto cammino. Soffrì tanto per queste anime ! Ripara per questa freddezza :
dammi il tuo amore al posto loro ! »
Alexandrina :
« Vorrei bene, Gesù, ma non sarò io pure in
questo numero ? Prendete come mio tutto l'amore del Cielo, e tutto l'amore puro
dei cuori della terra, così sono sicura di accontentarVi ». (S p. 244)
Gesù la rassicura :
« La tua vita è un insieme della vita di
Cristo e della Madre Mia benedetta. Confida in me. Io non vengo meno. Tu sei il
nido del Mio amore o colomba dell'Eucarestia; il tuo volo continuo verso di Me
nell'Eucaristia, delizia il Mio Cuore : è per questo che ti chiamo sposa
Eucaristica. Grazie al tuo fuoco eucaristico, avrò dopo la tua morte, molte
anime e spose eucaristiche ». (S p. 53)
Alessandrina :
« lo voglio riparare, o mio Gesù, per tutti i
cuori, per tutte le anime. Sì, voglio, voglio Gesù che esse credano in Voi,
voglio che vadano nei Vostri Tabernacoli, voglio vedere il mondo ardere in quel
fuoco in cui Voi state ardendo e nel quale fate ardere il mio cuore...
― Mia cara figlia, il fuoco in cui ardo e ti
faccio ardere è il fuoco dell'Eucaristia ». (S p. 144)
L'amore, la preghiera e la sofferenza
sono i mezzi che Gesù indica ad
Alexandrina per
riparare le offese.
Gesù, Presenza orante per noi, in tutti i
Tabernacoli del mondo, chiede ad Alexandrina di essere, a sua somiglianza,
preghiera continua e vivente per il perdono dei peccatori :
« Vengo a chiederti di venire a passare parte
della notte nei Miei Tabernacoli.
Prostrati in una orazione continua,
implorando il perdono per i peccatori.
Vivi là e ripetimi molte volte :
“lo Vi riparo le offese, Vi consolo Signore,
per le offese che ricevete in queste prigioni d'amore” ». (L pp. 84, 112)
Ed ancora :
« Vieni a guarire oggi, le Mie piaghe col tuo
silenzio, con i tuoi dolori, sacrifici ed afflizioni. Offrimi tutto. Vieni con
il balsamo prezioso delle tue preghiere a guarirmi le piaghe che sono tanto
vive...
Dimmi molte e molte volte :
"lo Vi offro tutto, Signore, per curarvi le
piaghe, fatte con tanta malizia e tanta crudeltà e senza alcun rimorso".
Quale ingratitudine ! Chi offendono! Un Dio
Creatore, il Re del Cielo e della terra ! ». (Lpp. 130,115)
Per i peccati che si commettono durante la
notte :
« Ti chiedo il sacrificio di venire a passare
una parte di questa notte con Me nei Miei Tabernacoli. Abbi compassione di Me,
abbi compassione del prigioniero d'amore in questo momento in cui sono tanto
offeso. Con i tuoi dolori vieni a formare un riparo sopra i Miei Tabernacoli
affinché i crimini non vengano su di Me. lo ti prometto una grande ricompensa,
la Madonna e la Santissima Trinità ti sono molto riconoscenti ». (L p. 52)
Alexandrina, per l'amore grande che la lega a
Gesù, non Gli rifiuta nulla :
« Facevo di tutto per stare sveglia, molto
sveglia con il mio Gesù nella Santissima Eucaristia, senza nessuna
consolazione : mi pareva di non essere là. Che tremenda desolazione ! ».
Passo ore ed ore della notte a servire da
sentinella delle sue prigioni d'amore.
« Mi sentivo tanto male che solo verso le tre
di notte potei riposare. Con questo ero contenta perché il mio più grande
desiderio, era ed è, non dormire mai nè di giorno, nè di notte perché così posso
fare meglio compagnia a Gesù Sacramentato ». (L pp. 211, 331, 148)
Attraverso Alexandrina Gesù, chiarisce la
continuazione della Redenzione grazie alle anime che, per amore suo e degli
uomini, accettano la croce diventando Ostie viventi in unione con la Sua
Passione perpetua nel Sacrificio Eucaristico.
Gesù :
« Figlia mia, la sofferenza, la Croce è la
chiave del Cielo. Ho tanto sofferto per aprire il Cielo all'umanità e, per
molti, inutilmente.
Dicono :
― Voglio godere, venni al mondo soltanto per
questo, voglio soddisfare le Mie passioni.
Dicono :
― Non esiste l'inferno ! – Io sono morto per
loro e dicono che non Me lo avevano chiesto, e contro di Me pronunciano eresie e
bestemmie. Per salvarli Io scelgo anime e metto sulle loro spalle la Croce e Mi
assoggetto ad aiutarle. Felice l'anima che comprende il valore della
sofferenza ! La mia Croce è soave se è portata per amore Mio ». (L p. 60)
Ricordiamo qui alcuni tra i peccati, per i
quali Gesù le chiese riparazione sottolineando anche contemporaneamente, con
fermezza, la necessità che su di essi non cada il silenzio.
Sono i peccati di impurità, di immoralità,
della profanazione della domenica. Le chiese inoltre riparazione per le vanità,
lo spreco, la mancanza di fede.
Il loro diffondersi oggi è drammaticamente
attuale, facilitato anche da una cultura che tende a giustificarli omologandoli
tra le conquiste emancipative dell'uomo.
Alexandrina, per essi, accettò di vivere nel
suo corpo e nella sua anima la Passione di Cristo, dal Getsemani al Calvario,
oltre ad accettare e ad offrire le sofferenze relative alla sua malattia.
Seguiamo i dialoghi di amore e di dolore che si svolsero tra Gesù ed
Alexandrina, uniti in un unica Passione Redentrice :
Alexandrina :
« ...leri pomeriggio... ho sentito come se
l'anima piangesse nella massima tristezza e amarezza, non solo su una città, ma
sul mondo intero. Mentre l'anima così piangeva, le lacrime tentavano di uscire
dagli occhi del corpo e scendermi sulle gote; mio Dio che dolore! La mia agonia
non era solo sopra il suolo dell'Orto, ma agonizzavo in tutta l'umanità...
Il mio cuore pareva coprire tutta la terra;
l'amore mi assoggettò a tutte le sofferenze.
Durante la notte mi unii il più possibile a
Gesù; in questa unione percorsi il cammino del Calvario...
― O mio Gesù, vedi come sono piccola, vedi il
mio dolore, vedi che io sono niente e Tu sei tutto...
lo vorrei piangere ai Tuoi piedi le mie
miserie e colpe. Perdonami mio Gesù e perdona il mondo ! ».
Gesù :
― Vi è motivo per le lacrime : tu sei
vittima, l'ora è grave.
Le famiglie, le spiagge, i casinò, i
cinema sono nella febbre di crimini innominabili.
Le mie Chiese sono vuote, le anime fuggono da me; non si avvicinano ai miei
Tabernacoli, tra quelle che lo fanno, poche ci vanno con le debite disposizioni,
poche mi amano.
Dammi dolore, dammi riparazione...
Figlia mia, per un mondo di dolore un mondo
di amore; il tuo dolore è mondiale, si estende a tutta l'umanità. Per essa
soffri, ma per mezzo tuo il povero e ingrato mondo riceve il mio amore: è
attraverso te che glielo do.
Ti do amore per le anime; pace, conforto e
luce per il tuo cuore. (S pp. 289-290)
Mettiti nei Miei Tabernacoli che non corri
pericolo ; vivi là e fammi compagnia, consolami e invocami per i peccatori.
Figlia mia, lo non fui mai tanto offeso come ora. Mai in nessun altro tempo
della storia, la malizia fu tanto grande. Per questo più che mai, ho
bisogno di vittime...
È dal dolore che nascono anime eucaristiche,
Ostie immolate per amore.
Manda a dire al tuo Padre Spirituale che è
proprio necessario che si predichi contro l'impurità che copre ed avvelena
tutto il mondo... (L p. 110)
I fanciulli, i
fanciulli, le pupille dei Miei occhi, quanto sono trascinati al male! Quanta
innocenza perduta! Come sono offeso dai piccoli con malizia e cattiveria!
Chiedi, chiedi che si raccomandino al Mio nome tutta la cura e la vigilanza per
i fanciulli.
Oh il mondo dove è incamminato, povero mondo,
cosa lo aspetta ! ».
Prosegue Alexandrina :
« Gesù parlava e singhiozzava...
Rimanemmo noi due uniti in profondo silenzio,
ma io con un dolore di morte nel cuore ». (S p. 310)
Gesù chiede riparazione per i peccati di
impurità nelle famiglie e nella vita consacrata :
« Vengo a chiederti ciò che in nome mio venne
a chiedere a Fatima la Mia Madre benedetta: penitenza, orazione, emendamento di
vita. Dammi il tuo dolore, placa la giustizia di Mio Padre, ripara il Mio Divin
Cuore. Lo esigono i peccati di lussuria, le iniquità degli sposi, delle anime
pie a Me consacrate ». (S p. 56)
È con la sua purezza che Alexandrina ripara
il dolore di Gesù. Ella amò questa virtù più di ogni altra, e per essa fu
martire adolescente a 14 anni.
Fu compito poi della Vergine Maria, la
« Tutta Pura », alla quale Alexandrina aveva consacrato il suo corpo, la sua
mente, il suo cuore, quello di prepararla, con il dono della Sua Purezza a
diventare come Lei, Tabernacolo vivente dove la Santissima Trinità aveva preso
stabile dimora.
Gesù poteva ben dirle che era veramente
pura :
« La purezza, la castità è il fior fiore
(delle virtù), è quello che Mi incanta di più.
Poiché sei veramente pura, vengo alla tua
purezza a chiedere riparazione per gli impuri e la riparazione per le famiglie.
Quale dolore per me !
Le famiglie profanano il grande Sacramento
del Matrimonio. Peccano, e io a vederli peccare! Peccano alla mia
Divina Presenza. Io volto le spalle, nascondo il mio volto. Non hanno vergogna
di me, mi vergogno Io di loro. Riparami, riparami per tante anime folli, che,
mostrandosi nude invitano al peccato, mi offendono gravemente ». (S p. 331)
Gesù chiede riparazione ad Alexandrina per i
peccati di vanità ed attraverso lei rivolge a tutti l'interrogativo più
che mai attuale : « Perché
tanto sperpero ? ».
Gesù :
« lo posso dire con tutta ragione ciò che
Giuda disse (circa il profumo versato dalla Maddalena) :
― Perché tanto sperpero ?
Questo spreco grida al Cielo: ciò che si
spreca in vanità estinguerebbe la fame a tanti affamati, coprirebbe tanti
ignudi. Diffondi, figlia mia, nel mondo le mie lamentele. (S pp. 56-57).
Io piango, Io piango, mia cara figlia per non
poter aiutare di più i miei figli. Io li amo ed essi non mi amano ; Io li voglio
ed essi non Mi vogliono; voglio perdonare loro ed essi non vogliono il Mio
perdono ! ».
Alexandrina :
« Lo vogliono, lo vogliono mio Gesù !...
Accettate tutte le sofferenze del mondo come
se fossero mie. Accettate tutto l'amore del mondo come se fosse mio... Tutto in
unione al dolore della Mamma e ai Vostri meriti, ai meriti della Vostra Santa
Passione, mio Gesù ! Formate uno scudo che sostenga il braccio del Padre
Celeste.
"Presto", Voi dite, perché si convertano. E
ora io dico :
― Aspettate !
Voi... Voi dite: "Presto!", perché si
convertano, e io dico :
― Aspettate ! Date loro tempo.
Gesù !... lo sono la vostra vittima, Gesù,
sono la Vostra vittima e voglio perdono per il mondo... ». (S p. 166)
In riparazione per la mancanza di fede,
Alexandrina vive la desolazione, la morte dell'anima, e sostiene la
tentazione della disperazione per il vuoto e la nullità dell'esistenza che ne
conseguono:
« Dopo aver perduto Gesù e Mammina, sento che
sto qui nel mondo a fare nulla.
Una tremenda tentazione vorrebbe persuadermi:
dal momento che l'eternità non esiste, che faccio qui, senza godere e
sempre a soffrire ?...
Così sono salita al Calvario, senza fede,
senza credere nell'eternità e in tale tentazione sentivo di volermi suicidare;
mi pareva di voler liquidare la vita senza vita, in qualsiasi modo.
Con fatica chiamavo Gesù e mammina, ripetendo
loro il mio "credo"; nelle tenebre dell'agonia e della morte ho voluto ripeterlo
e non ho potuto.
È venuto Gesù, a voce alta e con dolcezza :
― O Mia figlia, la tua riparazione è per
quelli senza fede, per i senza-Dio, per gli increduli.
Ripari la Maestà Divina per tutto e per
tutti.
Sei stata scelta per la missione più nobile e
più difficile... La tua vita è simile a quella della Santa Chiesa: sempre
combattuta, mai vinta fino alla fine dei secoli. La tua vita, la mia divina
causa, sempre perseguitata, ritardata; ma vincerà, trionferà sino alla fine dei
secoli e poi per tutta l'eternità ». (S p. 374)
Gesù, nell'invito fatto giungere al Padre
Spirituale di Alexandrina sollecita i sacerdoti a parlare della profanazione
della domenica :
« ...Manda a dire al tuo Padre
Spirituale che predichi contro la profanazione della domenica. Che non
dimentichi devozione alla Mia Eucaristia, perché lo ho molto bisogno di essere
amato in quel Sacramento di Amore. Continua, figlia Mia, a vivere con Me, e ad
offrirti a Me tutta senza condizioni e riserve ». (Lp. 110)
Gesù insiste sull'amore all'Eucaristia, ed
indica nell'adorazione Eucaristica, il rimedio per tutti i mali ed il mezzo a
noi offerto per collaborare con lui nella salvezza delle anime. Con
la dolcezza dell'animo poetico Gesù invita ancora Alexandrina ai Tabernacoli :
« Va', tortorella dei Tabernacoli, tortorella
delle Prigioni Divine, canta con gioia il tuo inno di dolore, che sale al Cielo
come inno del più grande amore. Sei mia e lo sono tuo ». (S p. 48)
Gesù cerca gli adoratori, le rondinelle dei
suoi Tabernacoli :
« Io voglio molte anime eucaristiche: io
voglio anime, molte anime che stiano attorno ai Tabernacoli, che volino a Me
come le rondinelle a stormo volano verso i loro nidi. (S p. 143, 48)
Che mi chiedano tutto ciò che vorranno
davanti a Me, nella Santissima Eucaristia :
è da là che viene il rimedio per tutti i mali. Che mi
invochino per gli infelici peccatori, che si abbandonano alle passioni, e non si
ricordano che hanno un' anima da salvare e un'eternità li aspetta tra breve ».
(L p. 84)
L'Eucaristia è la Vita dell'anima, da Lei
riceviamo la Vita Divina :
per dimostrare al mondo il suo valore e la Sua esistenza nell'Ostia consacrata,
Gesù fece vivere Alexandrina di sola Eucaristia per tredici anni ; ma anche di
fronte a questo segno straordinario, a questa prova d'amore, molti rimangono
indifferenti, continuando a restare lontani da Lui e lontani dalla Sua Mensa.
Gesù confida ad Alexandrina il Suo dolore per quanti non traggono profitto
spirituale, neppure di fronte al miracolo della sua vita.
Gesù :
« Vivi, vivi fiorellino eucaristico, vivi la
Mia vita, tu che vivi del Mio Corpo e del Mio Sangue, che continui la
mia opera di salvezza.
Che pena, che pena, figlia mia! Il Mio Cuore
soffre per l'indifferenza di tanti e tanti cuori ; il Mio Cuore soffre per
l'insensibilità degli uomini.
Nell'ora presente,
Nota:
(Siamo nel 1953) nell'ora gravissima che l'umanità
attraversa, lo ho posto in questo Calvario un mezzo di salvezza, ho dato agli
uomini questo Calvario come prova del Mio infinito Amore.
Soffro perché non traggono profitto tutti
quanti il mio cuore desidera. Soffro perché non corrispondono ad una grazia
tanto grande, prova dell'Amore del Mio Divin Cuore ». (S pp. 143-144)
Alexandrina :
« Nel ricevere Gesù e nel sentirmi un mondo
orribile di miserie e di crimini dicevo :
― Mio Gesù, io vorrei che questo mondo che
sento tanto terribile, fosse un mondo pieno di ardente amore per Voi, e con
tutto questo amore vorrei amarVi e con esso circondare tutti i Vostri
Tabernacoli per potervi dire :
"State sicuro, Gesù, siete circondato di
amore, solo l'amore regna attorno a Voi ; non potranno più ferirvi i crimini
dell'umanità..."
In altre ore di dolori più acuti Gli dicevo :
― Accettate, mio Gesù, questa pioggia di
dolori ; fate che salga dalla terra al Cielo, fate che cada sul Vostro trono
Divino, fate che cada sulla Vostra Divina Eucaristia.
Permettete che i dolori si trasformino in
rose con le quali io possa adornarvi meglio. Fate del mio corpo un giardino,
preparate in esso il terreno: dai dolori fate spuntare fiori. Venite Voi, mio
Amato, venite a coglierli e fateli cadere sulle anime dei peccatori affinché
esse diventino tanto belle, tanto incantevoli e profumate da obbligarvi a
chinarvi su di loro e a dimenticare la ingratitudine che da loro avete
ricevuto ». (L p. 324)
Le parole d'amore di Alexandrina, toccano il
Cuore di Gesù : è la debolezza di Dio che non resiste ad ogni pur piccolo
pensiero, gesto e palpito che nascano dal cuore della creatura per puro amore
Suo. Le onde della Sua Misericordia, infatti, si riversano sull'umanità, la
diretta beneficiaria della Passione che unisce Alexandrina a Gesù. Ecco come
prosegue questo dialogo d'amore.
Gesù :
« Figlia mia, Tabernacolo Divino
ove Io abito, prigione di dolcezza e di amore ! Ho legato il Mio Cuore al tuo
con i vincoli del più santo amore. Mi hanno legato a te i tuoi lacci
incantevoli...
Nulla ci può separare, non vi è nulla che
possa tagliare i vincoli coniugali che ci uniscono.
O mia colomba... per il tuo amore serafico
il mondo Mi amerà... sei e sarai sempre la calamita dei peccatori.
Alexandrina :
― Sì, Gesù, voglio attirarli a Te a qualsiasi
costo. La grande grazia di racchiuderli tutti nel Tuo Divin Che nessuno si
perda. Non Ti rifiuto sofferenze, non negarmi anime.
Gesù :
― Figlioletta, eroina del mondo senza pari,
così come senza pari sono il tuo dolore ed il tuo amore. Sei ricca e potente.
Ho preparato in te un armamento forte, armamento di guerra : non armi né fuoco
distruttore, ma armamento delle virtù più eroiche, della purezza più angelica,
dell'amore dei cherubini e serafini non solo per combattere per il Portogallo,
ma per il mondo intero. Combatterai e vincerai... ». (S pp. 156-157)
La vittoria di Alexandrina sul dolore e sul
peccato si chiama Maria, Regina di tutte le vittorie. Più che mai la Madonna è
presente lungo la strada del Calvario di Alexandrina; la sollecitudine, il Suo
amore ed il Suo dolore di madre per questa figlia generosa e per l'umanità
intera, vanno al di là di ogni nostra stereotipata aspettativa:
« Ti voglio, figlia mia, tra le mie braccia
come tenni il mio Gesù sul Calvario : Lui, lo tenni morto, per l'umanità, invece
tengo te fra le mie braccia, per confortarti affinché tu possa continuare ad
essere la grande vittima per la stessa umanità.
Non negare a Gesù il tuo dolore: sono tanti e
tanto gravi i crimini! Il mondo si trova in pericolo imminente. Il Cuore del tuo
e mio Gesù, in unione col Mio, non può soffrire di più.
Soffri, soffri per le anime: non permettere
che il Sangue di Gesù vada perduto ! ».
Alexandrina :
« In quel momento la Mamma scoppiò in un
pianto. Non volli più saperne di riposare tra le sue braccia. Mi buttai al suo
collo e Le dissi :
― No, no, Mamma ! Non voglio che piangiate.
lo non ho con che asciugarvi le lacrime, ma
lo ha il Vostro Gesù – Afferrai con le mani la tunica di Gesù e con essa gliele
asciugai.
― Soltanto Gesù, o cara Mamma, solo Lui può
soavizzare il Vostro pianto.
Non piangete più ! ». (S7.5.49, pp. 235-236)
È’ commovente l'impeto d'amore di Alexandrina
di fronte al dolore della Madonna, un dolore che sembra inconsolabile per la
creatura che ha fatto della propria nullità la sua forza : Gesù è lì accanto,
basta la sua tunica per asciugare le lacrime di Maria. Accanto all'umile c'è
sempre Dio che si fa sua forza, e come un tempo, per le strade della Palestina
fu sufficiente il desiderio ardente di una donna di sfiorare il Suo mantello,
per ridarle la gioia della guarigione, così oggi, il Risorto è qui accanto
ad ogni creatura che in Lui spera, per asciugarle le lacrime con le Sue candide
vesti.
« Ecco la dimora di Dio con gli uomini !
Egli dimora tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed Egli sarà il
Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate ».
Venite a Me, voi tutti, che siete
affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò. Mt 11,28
Gesù :
« Va', fiorellino eucaristico, invita tutti a
venire al Mio Tabernacolo con purezza, con amore.
Va', astro del mondo, vai ad istruirlo con la
Mia scienza, vai ad arricchirlo con la Mia ricchezza! Chiedi agli uomini
penitenza e preghiera, perché non odano la sentenza di condanna ». (S p. 341)
Gesù invita i Sacerdoti a predicare la
devozione ai Tabernacoli per poter condurre le anime a conoscerlo e ad amarlo
nelle sue Prigioni d'amore :
« Scrivi che lo voglio che si predichi la
devozione ai Tabernacoli, che voglio che si accenda nelle anime la devozione
verso queste prigioni d'amore.
Di' al tuo Padre Spirituale, che
non indugi a diffondere per il mondo ciò che ho detto della Mia Eucaristia; non
vi è altro rimedio: è da lì che vengono gli aiuti saldi per sostenere la
giustizia Divina.
Il Santo Padre dia ordine a tutto il mondo
Cattolico, che Io regni nei Miei Tabernacoli, ma in mezzo a zelo e amore. Che
riprenda i Miei discepoli, perché sono loro che dovrebbero amarmi di più e dare
l'esempio, ma molti non lo fanno. (Lpp.29, 113)
Parla alle anime figlia Mia, abbi coraggio,
abbiate coraggio.
Tu spandi la rugiada Celeste, semini semente
Divina. È attraverso te che mi do al mondo; parlo Io nelle tue labbra. Qualunque
cosa sgradevole che sorga, non è nulla in confronto al bene. È il demonio
rabbioso, che vuole bruciare la semente Divina, ma si ostinerà invano.
Si faccia preghiera, si faccia penitenza!
Incominci la Chiesa ! Quante cose deve correggere e perfezionare ! Le Case
Religiose, le Case Religiose ; frati e suore che non vivono la vita dei loro
fondatori. Incominci la Chiesa! Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa.
Si risollevi il mondo verso di Me ».
(S pp. 364-365)
È’ il Tabernacolo il luogo dove rivolgere di
nuovo il nostro sguardo :
Alexandrina :
« Gesù mi apparve nel Tabernacolo con la
porticina del Tabernacolo aperta:
― Ascolta, innamorata folle delle anime,
ascolta, innamorata folle dell'Eucaristia ! Sto qui nel tabernacolo solo per
amore : gli uomini non comprendono questo amore; sto qui per essere alimento e
vita : gli uomini non vogliono alimentarsi e vivere la mia vita.
Parla loro del Mio amore, comunica loro il
Mio amore ! Tu che sei stata creata per essere distributrice di tutto quanto è
Mio, parla Mia innamorata, parla, sposa Mia, della Eucaristia.
Chiedi alle anime di venire al Tabernacolo e
di vivere del Tabernacolo.
Mostrandomi la corona del Rosario mi fece
sentire come se la intrecciasse molto stretta alle mie mani e continuò :
― Parla del Rosario di Mia Madre benedetta,
parla alle anime dei grandi mezzi di salvezza. (Eucaristia e Rosario).
Vidi Gesù che irradiava amore, sentii che era
tutto dolcezza e carità e vidi che le Piaghe Sue spargevano sangue vermiglio,
molto vermiglio.
― O Gesù, io non ho fede, sono miserabile, io
sono un nulla per parlare del sublime, per parlare di cose tanto belle e grandi,
per parlare dell'Onnipotente !
Essendo Voi nel Tabernacolo, cosa rappresenta
quel sangue ?
― Tu hai fede, figlia mia, hai amore, hai
tutto. Sei la più grande vittima di espiazione. Parla al mondo, ricordagli le
minacce e la giustizia di Mio Padre, se esso non si converte e non vive una vita
nuova, una vita pura e santa.
Questo sangue è sangue versato per amore, le
Piaghe sono ravvivate giorno e notte da tante, tante anime che Mi ricevono nel
l'Eucaristia sacrilegamente.
Venite al Tabernacolo, veniteci in grazia
e ardenti d'amore ! ». (S pp. 383-384)
« Lontano
dal Cielo, lontano da Gesù sta chiunque è lontano dal Tabernacolo. lo voglio
anime, molte anime eucaristiche. Il Tabernacolo, il Tabernacolo, il Tabernacolo,
oh se fosse ben compreso il Tabernacolo !
Il Tabernacolo è la Vita, il Tabernacolo è
l'amore, il Tabernacolo è la gioia e la pace.
Il Tabernacolo è luogo di dolore, è luogo di
offesa, è luogo di sofferenza: il Tabernacolo è disprezzato, il Gesù del
Tabernacolo non è compreso.
Del Tabernacolo vivono alcune delle Mie
vittime, delle Mie spose elette. Il Tabernacolo non è compreso, no, no, figlia
Mia, e come può essere compresa la tua vita ? Coraggio, coraggio avanti !
Poveretti coloro che non vogliono riconoscere
ed amare il Signore del Tabernacolo ! Poveretti coloro che non vogliono vedere
con quella luce sprigionata dal Tabernacolo !
Tu vivi di Me e per Me; vivi di Me e per le
anime. Coraggio e fiducia, sposa diletta ! La tua vita è ricca, piena di prodigi
del Signore: trionferà, trionferà, trionferà !
― O Gesù, o Gesù, o mio Amore, la mia anima
vede il Vostro Divin Cuore fatto Tabernacolo : le porte sono spalancate. I
raggi, le fiamme divoratrici che escono da Esso, vengono incontro a me :
bruciatemi, Gesù, bruciatemi ! Consumatemi, fate che io sparisca in Voi ; fate,
fate Signore che tutte le anime si accostino al Tabernacolo e vivano sempre e
soltanto del Tabernacolo !
― Guarda, guarda mia sposa diletta il tuo
sposo Eucaristico, il Prigioniero d'amore ! lo voglio anime eucaristiche, ma
veramente eucaristiche e non anime che profanano e oltraggiano il Mio Cuore
Divino ». (S pp. 242-243)
Un richiamo importante viene fatto da Gesù,
sulla sua presenza reale nell'Eucaristia come Uomo e come Dio, mettendo in
guardia quindi dalla tentazione di considerare o solo la dimensione umana
escludendo la Divinità, o considerando solo quest'ultima, escludendo
l'Incarnazione :
« Figlia Mia ! Come lo vedo il mondo !...
Parla della Mia Eucaristia : di' che lì sto
come Uomo e come Dio.
Di' che voglio che Mi amino come amo Io.
Parla loro dell'amore Eucaristico, e della necessità di ricevermi
». (S p. 396)
« Fa'
che lo sia amato da tutti nel Mio Sacramento d'amore, il maggiore dei Miei
Sacramenti, il maggior miracolo della Mia sapienza.
...È l'alimento che genera le vergini, le più
pure, le più care e amate dal Mio Divin Cuore. Quanto Mi devi, figlia mia,
quanto Mi devi, figlia amata, tu insieme a tutta l'umanità, per avere Io
istituito questo Santo Alimento ! ». (L p. 39)
In diverse estasi Alexandrina vide
l'istituzione dell'Eucaristia, la sera del Giovedì Santo.
Gesù :
« Vieni al Cenacolo: medita quanto Io là già
soffrii, ma non volli lasciarvi soli: istituii il Mio grande Sacramento ». (L p.
87)
Alexandrina :
« Salii con Gesù e con gli apostoli verso la
grande sala dove si tenne la Cena.
Mentre salivo la scalinata, sentivo che Gesù
era affamato di andare a mangiare quella cena con gli apostoli.
Durante questa, Gesù con gli occhi al Cielo,
si infiammò tutto in fuoco, tutto in amore. Che volto bellissimo ! E gli
apostoli, in quell'ora, più che mai si saziarono di Gesù, si infiammarono
d'amore giunsero a comprendere tutto quanto Egli diceva.
Vidi il dolce Gesù benedire il pane e in quel
momento d'amore e di meraviglia senza pari, sentii che il mondo era un altro:
Gesù si dava a lui in alimento, partiva per il Cielo e rimaneva col mondo.
Quell'amore si estese su tutta l'umanità. Questa benedizione fu fatta prima che
San Giovanni si abbandonasse sul petto del Signore. (S pp. 124, 78-79)
...Mentre si sedeva, parlò tra sé il Suo
Divin Cuore :
― Cibo Divino, la Cena del Mio amore !
Tutta la sala si illuminò, tutti gli apostoli
restarono imbevuti in quell'amore che Gesù irradiava dai suoi divini occhi,
dalle labbra e da tutto il Suo Essere, perché Egli era tutto amore.
Solo Giuda, disperato, con il demonio e il
fuoco infernale in sé, non ricevette l'amore di Gesù.
Come Egli amava, soffriva, sorrideva! Come
vedeva tutto ciò che l'attendeva !
...Mai sentii tanto al vivo le tenerezze e
l'amore di Gesù verso i Suoi apostoli.
Gesù, con gli occhi fissi al Cielo, in fiamme
di fuoco, pregò per molto tempo il Suo Eterno Padre. Erano tali le tenerezze che
Egli aveva verso gli apostoli, che io sentivo come se li prendesse in braccio,
in un abbraccio amoroso ed eterno, li stringesse al Suo Divin Cuore.
Giuda pareva avere in sé il demonio.
Tutti gli apostoli ricevettero la Comunione
dalle mani di Gesù, ardenti d'amore. Devo dire che anche Giuda la ricevette !
Egli stava appartato, Gesù stese verso di lui la sua mano Divina con il Cibo
Celeste. E subito dopo, Giuda uscì con un aspetto tale da far disperare : non
solo aspetto di un demonio, ma di molti demoni. Tutte le persone presenti
rimasero in pace e in amore.
Vorrei che tutti conoscessero quel mistero
del pane e del vino trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore. Miracolo
prestigioso! Abisso insondabile d'amore !...
Fu tale la luce, fu tale l'amore che imbevve
tutti gli apostoli e me ! ». (S pp. 259,43-44, 121)
Io sono il Pane della Vita. Se uno mangia
di questo Pane vivrà in eterno e il Pane che Io darò è la Mia Carne per la Vita
del mondo. Gv 6,48-51
Gesù :
« Non ti alimenterai mai più sulla terra.
Il tuo alimento è la Mia Carne, il tuo sangue
è il Mio Divino Sangue, la tua vita è la Mia Vita: da Me la ricevi quando ti
alito sopra e ti consolo, quando unisco il Mio Cuore al tuo. Non voglio che usi
medicine, eccetto quelle a cui non si possa attribuire alimentazione.
Grande è il miracolo della tua vita ». (S p.
133)
Con il venerdì santo del 1942, Alexandrina
non vivrà più la Passione di Gesù nel corpo e con movimenti esteriori, ma vivrà
l'agonia dell'anima e dello spirito condividendo il martirio di Gesù iniziato
nel Getsemani.
Inizia contemporaneamente per lei una nuova
sofferenza legata all'impossibilità di ingerire qualsiasi alimento e bevanda,
sofferenza che permarrà per tredici anni, fino al giorno della sua morte
avvenuta il 13 ottobre 1955. È’ l'Eucaristia il suo unico alimento.
La causa di tale digiuno resterà per un certo
tempo misteriosa e sconosciuta fino a che ne viene svelato il senso e l'origine
dalla Madonna stessa e da Gesù.
Infatti nel giorno dell'anniversario
dell'inizio del digiuno, la Madonna le dice :
« Figlia mia, Vengo a confortarti in questo
giorno di anniversario per la liturgia della Santa Chiesa, giorno in cui il Mio
Divin Figlio modificò in te la sua Santa Passione perché continuasse nel
profondo e misticamente nascosta; vi aggiunse poi il tuo digiuno, come prova
per l'umanità, per chiamarla a sé, al Suo Divin Cuore, mediante tale
meraviglia ».
« Figlia mia, le dice Gesù, faccio che tu
viva solo di Me, per mostrare al mondo il valore dell'Eucaristia e ciò che è
la Mia Vita nelle anime.
Sei luce e salvezza per l'umanità : fortunati
coloro che si lasciano illuminare ! ». (S pp. 220, 319)
Questa nuova situazione fa provare ad
Alexandrina nostalgie fortissime di cibo e di acqua, una fame ed una sete
struggenti ed inestinguibili, pur sentendosi contemporaneamente sazia. Ella vive
in sé la fame e la sete delle anime che non si nutrono di Dio, e che rischiano
quindi di morire, cioè perdersi per sempre, e che lei nutre e salva con la sua
sofferenza, fonte di perdono e di Vita.Contemporaneamente conosce misticamente
la fame e la sete che Gesù ha delle anime, e cioè il Suo desiderio infinito di
salvarle.
« Io, senza la Grazia Divina, non posso
resistere al pensiero di non poter mai più alimentarmi, alla nostalgia di cibo :
è un tormento vivissimo che ferisce invisibilmente.
Con questo dolore e queste nostalgie posso
pensare e sentire più al vivo ciò che sono le Vostre nostalgie, Gesù, le ansie e
la Vostra fame di anime, il dolore che esse Vi causano con il loro perdersi... ».
(S pp. 14, 206)
Gesù, nel ribadire che è Lui a tenere in vita
Alexandrina con l'Eucaristia, fornisce ulteriore comprensione sul valore
redentivo della sua sofferenza :
« lo sono la tua vita : tu vivi di Me.
Di', scrivi, te Io ordina Gesù. Di' perché
sappiano: sei la Mia sposa ed Io il tuo Sposo.
Di' perché comprendano. Per te faccio di più
di quanto feci nel deserto : ti do la Mia Carne, ti do il Mio Sangue.
E questo non è vita migliore, manna migliore,
più dolce della manna del deserto ?
Donandomi Io tutto a te, non ti lascio senza
conforto.
― Gesù mio, perché mai, poiché Vi possiedo
così, io sento tanta nostalgia di alimentarmi, e tante volte nei miei leggeri
sonni sento questa voglia e mi sveglio come se stessi inghiottendo per
alimentarmi ?
― Figlia Mia, stella del mondo, arcobaleno di
tutta l'umanità, possedendoti interamente, amandoti ed arricchendoti come
nessun'altra anima e facendo in te la copia più fedele della Mia Divina
Passione, non potevo tralasciare di associarti alla Mia sete, alla fame che ho
di anime. Non sai che lo soffro questa sete, questa fame notte e giorno ? È più
completo il ritratto di Gesù nella Sua sposa. Abbi coraggio ! Questa nostalgia e
questa ansia non cesseranno : termineranno solo nei tuoi ultimi momenti ». (S p.
66)
Alexandrina vive quindi un nuovo martirio
dell'anima : percepisce in sé l'umanità che non crede in Dio, sotto la forma del
mondo o dello stormo di uccelli che si aggrappano a lei, esile stelo, per non
perdersi :
« Non ebbi mai tentazioni tanto terribili
contro la fede. Gesù mi ordina di ripetere molte volte la parola "credo". Non
credo in Dio, nell'eternità, nel Cielo e nell'inferno. Ecco il pensiero
tremendo: muoio, e tutto finisce. A che mi serve questa vita di sofferenza ?
Meglio sarebbe uccidermi o non essere nata.
Separarmi da Deolinda e da tanti che mi sono cari e non vederli più, mio
Dio, mio Dio ! Però il maggior tormento è di non vedere Dio nell'eternità, di
non poterlo amare perché non esiste. L'eternità che io vivo è morte,
è putrefatta. Povera vita, povera eternità senza Dio !
Nuovo martirio dell 'anima mia: essa è come
un gambo di lino già sfruttato ; a queste fibre insanguinate il mondo viene a
succhiare tutto il mio essere.
Ora è uno che ha la grandezza del mondo, ora
sono molti che si presentano come uccelli in stormi, hanno mani con artigli,
occhi stralunati, capelli scapigliati, sono degli affamati insaziabili, sono
dei perfetti scheletri. lo non ho più sangue, non ho più essere da dare
loro. L'anima si stanca e muore di sgomento. Essa poi ha una fame infinita che
viene ad aumentare il tormento del corpo. Questa fame dell'anima mi causa
nostalgia della alimentazione :
ho nostalgia di ogni alimento e sentendomi
sazia sento un vuoto che solo il mondo può colmare.
Gesù, in estasi, mi disse che questo che
sento nell'anima è il mondo, sono le anime che vedono già gli orrori
dell'inferno : restano aggrappate alle fibre della mia anima, a succhiarmi tutta
per non perdersi. Mi ha detto poi che la fame infinita è Sua ». (L p. 138)
Nel 1942, poco prima che iniziasse il suo
digiuno, Alexandrina aveva rivolto al Signore questa preghiera :
« O mio amore Sacramentato, non posso vivere
senza di Te ! O Gesù, trasformami nella Tua Eucaristia ! Mammina, o mia Mammina
cara, voglio essere di Gesù, voglio essere Tua ».
La sua preghiera è stata esaudita: se le
anime che restano aggrappate all'esile stelo, non si perdono è perché
Alexandrina è ostia vivente: può trasmettere la Vita Divina anche a quanti la
avvicinano perché Cristo ha assunto la sua umanità e vive in lei :
Gesù :
« Faccio questa trasformazione Sacra,
trasformazione Divna: trasformarmi in te, trasformarti in Me ».
(S p. 390)
Nel donarle le sue gocce di Sangue per farla
vivere, aggiunge :
« ...ti faccio una nuova trasfusione,
affinché Cristo viva nella sua crocifissa e la Sua crocifissa viva in Cristo.
Vengo ad alimentare la tua anima come Medico Divino e a dare al tuo corpo quello
che il medico della terra non può darti: il Mio Divino Sangue, il Mio Divino
Amore, perché tu viva e dia la Vita alle anime ». (S pp.
75,110)
Attraverso lei, Gesù può donarsi a quanti la
avvicinano :
« O sposa cara, Io sono qui nel Tabernacolo
del tuo cuore... Tu sei il Tabernacolo ove abito giorno e notte senza
assentarmi.
Tu sei l'ostia che con Me si immola, tu sei
l'ostia con la quale le anime comunicano con me.
Tu vivi con Me nell'Eucaristia, vivi la Mia
Vita.
In questa immolazione continua, in questa
unione indissolubile, in questa vita tanto mistica e Divina, le anime Mi
ricevono attraverso te ».
« Comunica al mondo, comunica alle anime
questa Vita. Lascia che se ne servano e traggano da essa profitto, a misura
delle loro ansie di unione con Me...». (S pp. 397, 308) Lascia che
dai tuoi sguardi, dalla tua vita, traspaia tutto ciò che è Celestiale, e le
anime che si accostano a te, ricevano da te questa Vita, come aria pura che si
respira. È Gesù ad affermarlo, e Gesù non mente, non inganna : le anime che si
accostano a te ricevono la Vita Celeste ». (S p. 435)
Per gli scettici e gli increduli di tutti i
tempi, valgano le seguenti parole di Gesù :
« La vita che vivi, la vita delle più alte
meraviglie, può essere veramente compresa solo da alcune anime di grande e
profonda vita interiore, da anime veramente mistiche. E sono tanto rare! Quale
pena per il Mio Cuore Divino... L'Eucaristia è l'alimento che ti fa vivere, è
l'alimento cui gli increduli non credono.
Non posso Io far vivere le Mie vittime nel
modo che voglio, ossia con la Vita Divina ? ». (S pp. 32, 249)
Se uno Mi ama, osserverà la mia parola, e
il Padre Mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui. Chi non
mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del
Padre che mi ha mandato. Gv 14,23-24
« Figlia
mia, sempre nella croce con Me, sempre con Me nella Mia Eucaristia : la croce è
segno di Redenzione, l'Eucaristia è amore. Quanto soffro, quanto soffro,
prigioniero lì !
Di' alle anime che Mi amano, che vivano nei
loro lavori unite a Me.
Quando sono nelle loro stanze, molte volte,
sia di giorno che di notte, si inginocchino con il capo chino dicendo :
― Gesù, io Vi adoro in ogni luogo dove
abitate Sacramentato; Vi faccio compagnia per coloro che Vi disprezzano, Vi amo
per coloro che non Vi amano, Vi do sollievo per coloro che Vi offendono. Gesù,
venite nel mio cuore.
Questi momenti saranno per me di grande gioia
e consolazione ». (S p. 131)
Alexandrina :
« O mio Gesù, venite al mio povero cuore ! lo
Vi desidero, non tardate ! Venite ad arricchirmi delle Vostre grazie, aumentate
in me il Vostro Santo e Divino amore. Unitemi a Voi, nascondetemi nel Vostro
Sacro Costato ; non voglio altro bene se non Voi, sospiro solo per Voi.
Vi ringrazio, Eterno Padre, per avermi
lasciato Gesù nel Santissimo Sacramento, Vi ringrazio, mio Gesù, e infine Vi
chiedo la Vostra Santa benedizione.
Sia lodato e ringraziato ogni momento il
Santissimo e Divinissimo Sacramento ». (A p. 8)
Forse non è senza significato il fatto che
Gesù abbia affidato la missione dei Tabernacoli, ad una ragazza totalmente
paralizzata come Alexandrina. La sua immobilità fisica, ci costringe ad entrare
inevitabilmente nella dimensione interiore dell'uomo, nell'unico spazio in cui
può avvenire l'incontro con il Signore: è nella cella del cuore, che può
avvenire il nostro incontro con Lui, ed è solo nell'amore che si può sviluppare
la vita di comunione con Lui.
È’ solo la forza dell'amore che ci rende
misticamente presenti là dove Lui è, in tutti i Tabernacoli del mondo, e rende
presente Lui in noi, ovunque noi siamo, nel Tabernacolo del nostro cuore.
Più volte, attraverso Alexandrina, Gesù ci ha
ripetuto che nell'abitudine, nell'obbligo, nella freddezza, nell' indifferenza
non avviene nessun incontro vivo, nessuna unione feconda con Lui, e noi restiamo
umanamente e tristemente uguali a noi stessi senza la Sua gioia e senza la Sua
pace. Come a Nazaret Gesù compì pochi miracoli per la mancanza di fede dei suoi
abitanti, così il nostro cuore può essere ora una nuova Nazaret, dove Gesù
Eucaristia non può compiere il miracolo della nostra trasformazione da figli
dell'uomo in figli di Dio, per la nostra incredulità, e per la mancanza in noi
del reale amore e desiderio di Lui.
È’ solo l'amore che ci fa vivere in continua
unione con Lui e che ci porta a desiderare ardentemente il momento del nostro
incontro nella Santa Eucaristia.
« Se uno Mi ama, osserverà la Mia
parola, e il Padre Mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora
presso di lui... » Gv 14,23-24
Anche qui, le parole di Gesù ribadiscono come
la grande promessa della vita di comunione con il Padre può avvenire solo
nell'amore :
la Santissima Trinità tutta, entra nelle
nostre case, abitando nel Tabernacolo del nostro cuore.
Chi Lo ama osserverà la Sua parola.
L'amore per Gesù non è separabile dal fare la
Sua volontà che ci viene indicata nella Sacra Scrittura come ricorda il
salmista, lampada per i miei passi è la tua parola » e, dalla Chiesa
che ne custodisce le verità di fede.
Non è pensabile un Cristianesimo « fai da
te », che trovi la propria autogiustificazione nella concezione e relazione
individualistica, al di fuori quindi della vita Ecclesiale e Sacramentale. È la
posizione di quanti oggi affermano : « Cristo sì, la Chiesa no ».
Né è pensabile un Cristianesimo che separi il
momento della celebrazione liturgica dalla vita vissuta e testimoniata oltre la
soglia della porta della propria Chiesa, se non si vuole correre il rischio di
alimentare una falsa coscienza di sé, andando ad aumentare le fila dei
« sepolcri imbiancati ».
« Chi Mi ama osservera la Mia parola », ci
ripete Gesù, e la vita di comunione con Lui nasce e persiste nella condizione di
Grazia e si interrompe al di fuori di Essa. Cosa comporti per l'anima essere
separata da Dio ce lo dice Alexandrina che rivisse la profonda sofferenza che ne
deriva, mentre Gesù, nel dialogo che segue, ci ricorda che è nel peccato che
avviene la separazione da Lui.
Alexandrina in un giorno in cui non poté
ricevere la Santa Comunione :
« ...in tutto il giorno ho lottato per il
vuoto indicibile della mancata Comunione, contro una fame di Lui
insopportabile.
Senza fede, senza sentirla e senza sentire il
dolore salii la montagna : non fui capace, nel mio intimo, di ripetere il mio
"credo" e di fare un atto di amore. Volevo dire con il pensiero – Credo, mio
Gesù –, ma era una cosa tanto vaga che non giungeva al Cielo: ciò che nasce
alla superficie, non vale nulla. Avevo bisogno di dirlo dal profondo, ma non
fui capace, tale era la mia sfinitezza.
Con molto ritardo venne Gesù: pareva non
venisse più, che separazione tremenda !
Venne, ma non portò luce, però mi rialzò e mi
parlò con dolcezza e con amore.
― Figlia Mia, sposa cara, sono Gesù, sono
Gesù, rialzati, abbi coraggio, vieni a Me.
Sai già che è tutto tuo il Mio amore, tutto
tuo il Mio Cuore con tutti i tesori e le grazie perché tu distribuisca tutto. I
tuoi sono sentimenti simbolici, sentimenti Divini: il tuo allontanamento da Me è
l'allontanamento delle anime. Come possono dire che credono in Me, se peccano
come se Io non esistessi ? Come possono dire di amarmi, nei loro peccati e vizi,
rinnovando giorno e notte la Mia Passione ? Sentimenti simbolici: leggete e
comprendete, maestri delle anime ! ». (S pp. 363-364)
E durante l'estasi precedente a questa, Gesù
aveva raccomandato :
« Obbedienza al Papa, obbedienza alla Chiesa ».
(S p. 356)
Ecco invece come Gesù comunica la Sua
presenza continua, la Sua unione indissolubile dall'anima che vive nella Grazia,
in risposta ad Alexandrina che aveva espresso il suo intenso desiderio di
riceverLo Sacramentalmente :
« Figlia Mia, non giudicarmi assente da te,
perché mai ti abbandono.
In te abita sempre la Santissima Trinità,
credi nella Mia Presenza Sacramentale in te, perché mai, mai ti abbandono ». (L
p. 125)
Come a Santa Margherita Maria Alacoque il
Signore affidò la richiesta della Comunione nei primi venerdì dei nove mesi
consecutivi in riparazione delle offese fatte al Suo Sacro Cuore, come a Fatima
venne richiesta la Comunione nei primi sabati dei cinque mesi consecutivi in
riparazione delle offese fatte al Cuore Immacolato di Maria, ad Alexandrina Gesù
affidò la richiesta della Comunione nei primi giovedì dei sei mesi consecutivi
in onore della Santissima Eucaristia, adorando in Essa la Sua perenne Presenza e
contemplando contemporaneamente il Suo perenne Sacrificio.
Gesù :
« Mia figlia, Mia cara sposa, fa' che lo sia
amato, consolato e riparato nella Mia Eucaristia.
Di' in Mio nome che a quanti faranno bene la
Santa Comunione, con sincera umiltà, fervore ed amore nei primi sei giovedì
consecutivi e passeranno un'ora di adorazione davanti al Mio Tabernacolo in
intima unione con Me, prometto il Cielo.
È per onorare attraverso l'Eucaristia, le Mie
Sante Piaghe, onorando per prima quella della Mia Sacra spalla, così poco
ricordata.
Coloro che al ricordo delle Mie Piaghe
uniranno quello dei dolori della Mia Madre benedetta e per essi ci chiederanno
grazie sia spirituali che corporali, hanno la Mia promessa che saranno
accordate, a meno che non siano di danno per la loro anima.
Nel momento della loro morte condurrò con Me
la Mia Santissima Madre per difenderli ». (S p. 197)
Nelle pagine del suo diario, Alexandrina ci
ha lasciato una splendida testimonianza di come lei affidasse ancora una volta
alla Madonna, il compito di preparare la sua anima a ricevere Gesù Eucaristia :
Alexandrina dipendeva in tutto da Maria, e la « Piena di Grazia » non deluse il
suo abbandonarsi fiducioso in Lei.
« Ieri ebbi la consolazione di ricevere il
mio caro Gesù. Avevo l'abitudine di chiedere alla Madonna di inviare una
moltitudine di Angeli, Cherubini e Serafini per accompagnare il mio Gesù dal
Tabernacolo fino a me, e di venire Lei stessa con un'altra moltitudine a
preparare il trono dell 'anima mia, di ricevere Gesù, e infine, a fare il
ringraziamento per me. Questa volta avvenne così. E dopo aver ricevuto il
Signore, che pace io sentii !
Stavo ad occhi aperti e cominciai a vedere
davanti a me una quantità di Angeli formanti un grande arco. Da un lato figure
più grandi che tenevano in mano qualcosa: non so cosa fosse. In mezzo una figura
più grande ancora, ma non la distinguevo bene. Di fronte vi era un trono con
colori tanto belli e di là uscivano ad inondarli raggi dorati.
Nel vedere questo, pensavo fosse la Madonna
accompagnata dai Suoi Angeli, come Le avevo chiesto ». (L p. 68)
Alexandrina rimase dubbiosa se parlarne o
meno con il Padre Spirituale, ma ricevette questo ordine e questa spiegazione da
Gesù :
« Di' tutto, tutto. Ti ho presentato questo
perché tu veda che le tue preghiere sono accette al Cielo. Hai visto la Madonna
con i Suoi Angeli, i Cherubini e Serafini con i loro strumenti; vennero a
preparare la tua anima; poi Mi hanno ringraziato, amato e lodato come in Cielo.
Sono su un trono dentro di te ». (L pp. 68-69)
Affidiamo alle parole di Gesù il compito di
ricordarci che la Sua Presenza Eucaristica è solo presenza d'amore, e che la
comunione è tale se è comunione di due cuori che si amano e che si donano
totalmente l'uno all'altro senza riserve.
Sono le parole che Gesù rivolse ad
Alexandrina nel giorno in cui volle renderla simile a Sé anche nel corpo, con il
dono delle Mistiche Stigmate :
« È venuto Gesù, e in un impulso d'amore, mi
ha dato più forza e mi ha parlato così :
― Vieni, Figlia mia ! lo sono con te. È con
te il Cielo con tutta la forza.
In quel momento dalla Piaga del Suo Divin
Cuore è uscito un lampo così grande con raggi tanto luminosi che fecero
risplendere tutto. Poco dopo, da tutte le Sue Piaghe Divine sono usciti raggi
che mi hanno trapassato i piedi e le mani; dal Suo Capo sacrosanto veniva verso
il mio un "sole" che mi ha trapassato il cervello.
Circa il primo lampo e i raggi che uscivano
dal Suo Divin Cuore, Gesù mi ha detto con tutta chiarezza :
― Mia figlia, come Santa Margherita Maria, lo
voglio che tu accenda nel mondo questo amore del Mio Divin Cuore oggi tanto
spento, nei cuori degli uomini. Accendilo, Accendilo! lo voglio dare, voglio
dare ad essi il Mio amore. lo voglio essere da loro amato. Essi non lo accettano
e non Mi amano.
Per mezzo tuo voglio che questo amore sia
acceso in tutta l'umanità, così come, per mezzo tuo fu consacrato il mondo a Mia
Madre Benedetta.
Fa', o Mia sposa amata, che si diffonda nel
mondo tutto l'amore dei nostri Cuori.
Alexandrina :
« Ma come, Gesù, come fare ? Se non lo
accettano da Te, gli uomini, come lo riceveranno per mezzo mio ? ».
Gesù :
« Con il tuo dolore, figlia Mia! Soltanto con
il dolore le anime rimangono attaccate alle fibre della tua anima e poi si
lasceranno incendiare i cuori nel Mio Amore. Lascia che questi raggi delle Mie
Piaghe Divine penetrino nelle tue piaghe nascoste, nelle tue piaghe mistiche.
Lascia che il Mio balsamo le addolcisca, come
anche le spine del tuo capo.
Tu non vivi la vita del mondo, anche se sei
nel mondo. Vivi la Mia Vita Divina... ». (S p. 370)
« Donna,
ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua Madre ! ». E da quel
momento il discepolo la prese nella sua casa. Gv 19,26-27
Era il 30 maggio 1862, la sera in cui don
Bosco raccontò ai suoi ragazzi il sogno profetico sulla Chiesa, diventato poi
famoso come il sogno delle due colonne.
In questo sogno, don Bosco vide la nave, che
rappresentava la Chiesa, pilotata dal Papa, navigare con grande difficoltà in un
mare pieno di navi schierate in battaglia contro di lei.
Ma dalla distesa del mare, vide elevarsi due
colonne, molto alte e robuste: su una colonna c'era la statua della Vergine
Immacolata, che recava ai piedi il cartello con la scritta «Auxilium
Christianorum », sull'altra colonna, più alta e più grossa, vide l'Ostia
e sotto un cartello con le parole « Salus Credentium » (Salvezza dei
credenti). Il Papa, per due volte, venne colpito e ferito, la seconda volta
muore.
Il suo successore riesce a raggiungere le due
colonne e a legare ad esse la Chiesa.
« Allora succede un gran rivolgimento»: Tutte
le navi avverse colano a picco, la tempesta cessa.
La Chiesa aveva vinto la terribile battaglia
con l'aiuto della Madonna e dell'Eucaristia.
Alexandrina da Costa fu, con la sua vita, la
testimone fedele del messaggio racchiuso nel sogno di don Bosco: il Signore
condusse questa umile figlia del Portogallo a diventare Eucaristia Vivente,
nutrendosi solo dell'Ostia Consacrata, durante gli ultimi tredici anni della sua
vita, per dimostrare al mondo che Lui esiste e che è la fonte della Vita Eterna.
Inoltre, per ricordare al mondo ed alla
Chiesa il posto che occupa Maria Santissima nel Cuore di Dio Padre e nel piano
di salvezza dell'umanità, Gesù chiese, attraverso la sua portavoce Alexandrina,
che il Papa consacrasse il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria. Ecco le
due colonne di don Bosco, che continuamente ci vengono riproposte, a memoria di
Colui che solo può sedare le tempeste del mondo, insieme a Sua Madre, così come
un giorno sedò quella che minacciava la piccola barca sulla quale si trovava
insieme agli Apostoli sul lago di Tiberiade.
« Maestro, non ti importa che
affondiamo ? ! », fu il grido di Pietro, sconcertato dal sonno tranquillo di
Gesù.
« Taci, fa' silenzio », ordinò Gesù al vento
e si fece gran bonaccia. Ma disse loro :
« Perché siete così paurosi? Non avete ancora
fede ? ».
Abbiamo bisogno anche noi, uomini e donne del
2000, di sentire risuonare nel profondo del nostro cuore la voce di Gesù che ci
ripete quelle parole eterne, soprattutto ora che l'onda del mondo impazzito in
un delirio di autosufficienza e di onnipotenza, sotto diversi nomi, tenta di
offuscare e di nascondere ai nostri occhi la presenza stessa del Signore che,
invece, continua a viaggiare con noi, sulla nostra barca personale perché il Suo
nome è Emmanuele, Dio con noi.
Ecco come Gesù e Maria, attraverso le labbra
di Alexandrina, ci consegnano, oggi, gli stessi mezzi di salvezza ; a noi la
libertà di condividere o meno il progetto d'amore in essi racchiuso, offrendo la
nostra disponibilità per attuarlo :
Alexandrina :
« ...venne Mammina: aveva un manto bianco e
dorato.
Mi prese tra le Sue braccia, mi accarezzò,
avvolse attorno alle mie mani il Rosario che pendeva dalle Sue e così pure la
Croce del Rosario, dopo averla baciata :
― Figlia mia, lo sono la Vergine del Rosario:
gioisco quando vedo che tu ne consigli la recita di almeno una terza parte per
onorarmi. Continua a farlo : è devozione di Salvezza.
Il mondo agonizza e muore nel peccato. Voglio
preghiera, voglio penitenza. Avvolgi, figlia Mia, in questo Mio Rosario, coloro
che ami e che sono tuoi: anch'Io li amo e Gesù pure li ama; avvolgi chi si
raccomanda alle tue preghiere, avvolgi il mondo intero, in un mazzo, come Io ho
avvolto te, stringilo al tuo cuore come Io ho stretto te fra le Mie braccia.
...Parla alle anime dell'Eucaristia, parla
loro del Rosario; di' che si cibino del Corpo di Cristo e dell'alimento della
preghiera del Mio Rosario ». (S pp. 308, 373)
Alcuni giorni dopo, è Gesù che pone tra le
mani di Alexandrina la Croce del Rosario ; l'esperienza mistica che ne segue e
che Alexandrina ci consegna nelle pagine del suo diario è di estrema importanza
per comprendere il valore del Rosario e dell'Eucaristia:
« ...Gesù mi pose in mano la Croce che
pendeva dalla corona del Rosario : questa volta, non rimase avvolta nelle mani,
ma distesa e aperta; qualcuno dal lato opposto la sosteneva.
Gesù si pose in mezzo alla corona aprendola
sempre più e disse :
― Tieni nelle tue mani la Croce, stringila
forte al cuore.
L'umanità intera
rimarrà dentro al Rosario.
Parla alle anime, parla loro del Rosario e
dell'Eucaristia.
Rosario, Rosario, Rosario! Eucaristia, il Mio
Corpo, il Mio Sangue !
L'Eucaristia con le Mie vittime: ecco la
salvezza del mondo... ».
Alexandrina :
« Allora, senza sapere come, fui elevata
molto in alto. La Croce che avevo in mano rimase dietro di me come se io vi
fossi crocifissa.
Il mio cuore diventò un vaso che custodiva
sangue. Si alzarono due scale che appoggiavano sui bracci della Croce : quella
a destra era la scala del Rosario,
quella a sinistra della Eucaristia.
A metà di questa un mazzo di spighe bionde e due
grappoli di uva.
Le anime vi salivano in fretta, riempivano
tutta la larghezza delle scale ; passavano dai bracci della Croce dentro il vaso
con il sangue. Lì si bagnavano poi volavano in alto ed entravano in Cielo.
Quanto sarei contenta se tutti vedessero questo !
Gesù mi disse :
― Figlia Mia, la tua vita è una predicazione
continua :
quando parli, quando sorridi, quando piangi e
gemi sotto il peso gravoso della Croce : è esempio per i grandi e per gli umili,
per i sapienti e i dottori della Chiesa.
Se tu potessi vedere, figlia cara, tutta la
gloria che fu data al Cielo, le anime che hai salvato, il bene che hai fatto a
tutta l'umanità in questi sedici anni di crocifissione continua, moriresti per
la gioia abbagliante.
Il tuo dolore porta anime al Rosario, alla
Eucaristia.
Per il tuo dolore salgono le due scale di
salvezza : dolore e sangue, dolore e Croce, Croce di salvezza...
Mi consolano di più le sofferenze di un solo
giorno delle anime vittime, che tutte le preghiere e le opere del mondo intero.
L'umanità senza vittime sarebbe un giardino
senza fiori, un cadavere senza vita, una vita senza luce. Tu sei la vita di
questi cadaveri che il peccato uccise, tu sei il faro e il giardino fiorito, sei
luce che splende.
Da te le anime sono arricchite prima e dopo
la morte. Che pioggia di grazie !... ». (S pp. 377, 163)
Nell'ultimo anno di vita terrena di
Alexandrina, Gesù affida ancora alla Sua portavoce, parole di amore e di invito
per tutti noi: l'Eucaristia ed il Rosario sono le armi che Gesù consegna alle
sentinelle dei Suoi Tabernacoli per sconfiggere con Maria, Aurora del nuovo
giorno, il potere e la seduzione del male in ciascuno di noi e nell'umanità
intera.
Le dice Gesù :
Figlia Mia, violetta nascosta, piccola, ma
grande agli occhi di Dio...
Sei violetta nascosta, anche se il tuo nome,
la tua vita percorrono già il mondo. Le vere grandezze, l'opera mia, il mio
lavoro Divino in te, saranno veduti e compresi soltanto dopo la morte, alla luce
dell'eternità.
Quante meraviglie! Quanti prodigi ! Questo
per la tua corrispondenza e la tua fedeltà. Il mondo, come ti è debitore !
Riposati qui e parliamo delle Mie cose, del
Mio amore». Apparve un altare, scrive Alexandrina, la porta del Tabernacolo era
aperta. Nella pisside c'erano le Ostie bianche. Gesù si sedette a fianco
dell'altare e mi fece sedere dall'altro lato. Non vidi su cosa sedevamo. Gesù
posò sull'altare la Sua mano e su di essa il Suo capo Santo; la stessa cosa fece
fare a me. La mia mano destra rimase unita alla Sua mano sinistra.
Dal Tabernacolo, da quelle Ostie così bianche
uscivano raggi più splendenti del sole e passarono tra noi.
Gesù, pieno di dolcezza, mi disse :
― Mia Figlia, gioiello eucaristico, lo sono
lì nel Tabernacolo, in quell'Ostia pura, in Corpo, Anima e Divinità, come sono
qui. Confida, figlia Mia !
Parla al mondo di questo amore. Di' agli
uomini che si avvicinino a Me. Voglio darmi a loro. Molte volte, tutti i giorni
se è possibile. Vengano con cuore puro, molto puro e assetato. Se verranno al
Tabernacolo con le dovute disposizioni e reciteranno il Rosario, o la sua terza
parte, tutti i giorni, non occorrerà altro per allontanare la giustizia di Dio.
Il Rosario, il Tabernacolo e le mie vittime,
la vittima di questo Calvario, sono sufficienti perché al mondo siano dati il
perdono e la pace. Chi viene al Tabernacolo vive puro ; chi vive all'ombra di
Mia Madre benedetta, vive della Sua purezza. E così l'umanità vive la vita
nuova, pura e santa da Me raccomandata tante volte da questa cameretta ». (S pp.
387-388)
Alexandrina :
« O mio Gesù, io vorrei che il mio amore
fosse come la luce che non si spegne, come la brezza continua che si diffonde in
ogni luogo.
Fate che il mio amore entri e si posi in ogni
luogo dove abitate Sacramentato.
Vi amo, Vi amo eternamente ». (S p. 69)
Per questo amore grande e generoso che nulla
negò al Redentore, pur di salvare le anime dall'infelicità eterna, Alexandrina
sarà nell'eternità, l'angelo confortatore per chiunque cercherà in lei forza e
sollievo nella sofferenza. Le dice infatti la Madonna :
« Lasciami coprirti col manto di tristezza,
col Mio manto di dolore, affinché con questo segno, attraverso i tempi tu possa
essere invocata per tutti i dolori dell'anima e del corpo, invocandoti dalla
terra quando sarai in Cielo, come martire dei dolori, per conforto e balsamo dei
dolori umani ». (S p. 220)
E Gesù le preannuncia :
« Che trionfo la tua entrata in Cielo ! »
Le anime che salvasti col tuo martirio,
strette al Rosario, alle perle innumerevoli delle tue virtù e all'ombra del tuo
manto, canteranno, loderanno il Signore per averti creata. (S pp. 424, 443)
Subito dopo la tua entrata in Cielo, andrai
verso il Trono della Santissima Trinità, farai scendere rugiade fecondatrici,
piogge di benedizioni e di grazie...
Su quanti ti sono cari e su quanti
invocheranno il tuo aiuto, lascio che tu mandi una pioggia di pietre preziose.
Ti darò tutto quello che mi chiederai.
Figlia Mia, dove sta scritto tutto quanto è
Divino. In te impareranno ad amare, in te impareranno a soffrire, in te
impareranno a conoscere come Io Mi comunico alle anime.
lo vorrei, sposa cara, che la tua vita
venisse diffusa, arrivando presto ai confini del mondo, come pioggia di belle
rose cadute dal Cielo: quale pioggia di meraviglie, quale balsamo di salvezza
per le anime ».
Così sia...
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo ». Mt 28,20
Card. Carlo Maria Martini :
« 18 giugno 1995, domenica del Corpus
Domini : processione eucaristica sui Navigli. Sto tenendo fra le mani
l'ostensorio con il pane consacrato che è il Signore Gesù morto e risorto per
noi e moltissima gente adora il Signore con me. Si concentrano in quest' ostia i
ricordi dell' anno, la conclusione del Sinodo, le memorie di quindici anni di
episcopato a servizio di questo popolo. Contemplo il Signore e mi prende come un
brivido di spavento per la sua inermità. È qui osannato da tanta gente, eppure è
debole e tutto si lascia fare dalle nostre mani. Potremmo fare di Lui qualunque
cosa e non reagirebbe, come non ha reagito nella Passione. E questo il Signore
della Gloria, l'Onnipotente, Colui che tiene in mano i destini dei popoli! Di
questo Signore della Gloria noi conosciamo poco ; davvero è al di là di ogni
nostro atto di intelligenza, non comprendiamo il rapporto tra la sua infinità e
la sua inermità. E Dio e perciò al di sopra di ogni nostro pensiero : Deus
semper maior, Dio sempre più grande di quanto non possiamo immaginare e
comprendere.
Eppure Tu, Signore Gesù, sei qui per noi e
l'ostia che contemplo è la Tua vita per noi. Tu sei il nostro tutto, Colui al di
là del quale non possiamo cercare altro, perché in Te vediamo il Padre. A Te
consegno le intercessioni e le preghiere di tutta la Chiesa di Milano al termine
del Sinodo, in un momento in cui le è chiesto di ripartire per camminare verso
il nuovo millennio.
Ma ripartire come ? e da dove ? Qui la Tua
essenzialità, o Signore, mi grida : mi sono spogliato di tutto, ho lasciato
perdere tutto, per mostrare solo il Padre, il suo amore per voi. Sì, ne sono
certo : da Dio occorre ripartire, dall'Essenziale, da ciò che unicamente conta,
da ciò che dà a tutto essere e senso.
Signore, Ti sto sostenendo fra le mie mani,
mentre la gente Ti adora e Ti loda, ma in realtà sei Tu che stai sostenendo me,
sei Tu che stai sostenendo questo popolo. Esso contempla il primato del tuo
amore, che ti ha messo qui nelle specie del pane, in memoria vivente della tua
passione e morte, della tua debolezza e solitudine.
Signore, nella tua debolezza e solitudine Tu
sei la nostra forza. Tu sei il risorto, Tu cammini in mezzo a noi dando vita e
speranza. Tu non deludi coloro che si appoggiano a Te e credono al primato del
tuo amore.
Tu ci inviti a ripartire da Te, a ripartire
dopo il nostro Sinodo dalla proclamazione del primato del Padre tuo, a rifarci a
quelle cose essenziali da cui deriva ogni nostra forza e gioia. Nutrici, o
Signore, col tuo pane. Nutrici con quelle cose che danno senso alla nostra vita,
fa' che nella contemplazione di Te nel tuo vangelo noi attingiamo coraggio per
riprendere il nostro cammino verso la fine del secondo millennio, incontro al
mistero di Dio.
Maria, Madre di Gesù e della Chiesa, tu che
dall'alto del Duomo vedi il lungo itinerario del tuo popolo, fa' che troviamo la
via gista. Non permettere che ci smarriamo tra le molteplici strade del nostro
mondo. Ci accompagnino in questo viaggio verso l'eternità di Dio i nostri santi,
in particolare i santi vescovi che in questo secolo hanno retto la nostra Chiesa ».
Nell'anno di Dio Padre nel giorno dello
Spirito Santo celebriamo Gesù Eucaristia.
Balasar vive oggi un giorno particolarmente
felice e significativo :
la diocesi di Braga ha convocato qui, per la
prima volta, tutti i suoi fedeli per una solenne giornata di preghiera in
preparazione del 3° Congresso Eucaristico Nazionale (Braga 3-6 giugno 1999).
La scelta di Balasar è legata alla venerabile
Alexandrina da Costa ed al messaggio eucaristico scritto nel suo corpo e nella
sua anima, dall' amore di Colui che, fonte della vita divina, volle trasformarla
in un altro se stesso per la salvezza delle anime : Gesù Cristo.
Con l'incontro di preghiera culminato nella
solenne processione eucaristica lungo il magnifico tappeto floreale che
attraversava le vie di Balasar, e con il Congresso Eucaristico di Braga, la
Chiesa portoghese, si incammina e si prepara a vivere il grande giubileo nella
sua centralità eucaristica, così come la parola del Santo Padre, Giovanni Paolo
Il, ha indicato alla Chiesa Universale :
« Il duemila sarà un anno intensamente
eucaristico : nel sacramento dell'eucaristia, il Salvatore, incarnatosi
nel grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all'umanità come fonte
di vita divina. Essendo Cristo l'unica via di accesso al Padre, per
sottolinearne la presenza viva e salvifica nella Chiesa e nel mondo, si terrà a
Roma, in occasione del grande giubileo, il congresso eucaristico
internazionale» dal 18 al 25 giugno, dal titolo « Gesù Cristo
unico Salvatore del mondo, pane per la nuova vita », tema questo, fatto proprio
dalla Chiesa portoghese per il Congresso Eucaristico di Braga.
Sono trascorsi 44 anni da quando Alexandrina
lasciò la sua cameretta, nella casa di « rua do Calvario », per vivere la sua
Pasqua, l'incontro definitivo con il Signore.
Tu parti per la Patria e resti con Me
nell'Eucaristia: sarai la colombina eucaristica che non abbandona il suo
nido...» le aveva detto Gesù il 2 marzo 1945.
A Balasar, dove il Cielo era entrato in
quella piccola stanza con tutta la forza dell'Amore con cui, duemila anni fa, a
Gerusalemme, era entrato nel Cenacolo il giorno di pentecoste, la Chiesa tutta
ringrazia, oggi, Dio Padre per averci donato e lasciato Gesù nella Santissima
Eucaristia, ed Alexandrina, Suo diletto fiore eucaristico.
«Il Signore suscita i santi tra "i poveri e
gli umili" del suo Regno, nascosti al mondo ed alla stessa Chiesa "visibile" e
li rivela nel momento più opportuno e nelle forme più impensate, per comunicare
un messaggio di speranza e di salvezza per tutti gli uomini.
Alexandrina è certamente una delle figure più
eroiche di questo secolo...
Dio prepara i suoi santi purificandoli nel
crogiolo della "Passione del suo Divin Figlio" per perpetuare il suo amore
infinito e misericordioso nella Chiesa, suo Corpo Mistico, a salvezza del mondo.
Oggi Balasar non è più il piccolo villaggio
sconosciuto del Nord del Portogallo, ma è meta di pellegrinaggi non solo della
diocesi di Braga, ma di tutta la sua patria. Molti pellegrini da ogni parte del
mondo, vanno a rivivere lo stesso clima soprannaturale anche nella semplice
Chiesa parrocchiale di Balasar, dove riposa vicino all'altare il corpo di
Alexandrina... per continuare la sua missione di apostola dell'Eucaristia, con
la Madre di Dio, Maria ».
1. « "Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli
uomini. Io mi aspetto da te riparazione. Dammi almeno tu questo piacere di
supplire alle ingratitudini degli uomini"diceva Gesù a S. Margherita Maria
Alacoque.
In queste parole c'è la definizione più
autentica della riparazione : la riparazione è un supplire alle mancanze altrui.
Si supplisce sia compensando, che espiando.
Gesù nella Eucaristia è dimenticato e
abbandonato : da ciò sorge, nell' anima, il bisogno di compensare le
trascuratezze e le ingratitudini umane. Si sentirà quindi spinta a ringraziare,
adorare, visitare e ricevere Gesù Sacramentato anche per coloro che non Lo
ringraziano, non Lo adorano, non Lo visitano nel Tabernacolo, non Lo ricevono.
Gesù Eucaristico è offeso e oltraggiato con
irriverenze, bestemmie, sacrilegi, profanazioni. Ecco la necessità, per le anime
di riparare e di espiare, che si tradurrà, in pratica, nell'accettazione della
sofferenza con l'intenzione di riparare l'offesa e impetrare il perdono per i
peccatori.
L'espiazione fu e resta l'atto proprio ed
esclusivo del Verbo Incarnato. San Giovanni dice che Dio "ha mandato il Figliolo
Suo nel mondo perché fosse espiazione dei nostri peccati".
La riparazione più efficace è quella fatta in
unione a Cristo mediante la vita Eucaristica. Col Sacramento del Pane
Eucaristico, viene rappresentata e riprodotta l'Unità dei fedeli, che
costituiscono un solo Corpo in Cristo; per cui il peccato di uno nuoce agli
altri, così come la Santità di uno apporta benefici agli altri.
I fedeli cristiani, più sono animati dal
fervore della carità, tanto maggiormente imitano Cristo sofferente, portando la
propria croce in espiazione dei propri e altrui peccati.
È nell'Eucaristia, infatti, intesa come
Sacramento e come Sacrificio, che si effettua nel modo migliore la nostra
conformazione alla Vittima Divina ».
2. « Il Concilio Vaticano II ha messo in
evidenza la necessità e preziosità della collaborazione che ogni cristiano può
dare all'opera del Salvatore "venuto a chiamare i peccatori" (Mt 11,12).
Nei documenti del Concilio si legge :
"Tutte le opere, le preghiere,... se compiute
nello Spirito (cioè in grazia di Dio) diventano spirituali sacrifici graditi a
Dio, per Gesù Cristo, i quali nella celebrazione dell'Eucaristia sono
piissimamente offerte al Padre insieme all'oblazione del Corpo del Signore"
(Cost. Dog. sulla Chiesa n. 34).
E ancora :
"Sappiamo per fede che, offrendo a Dio il
proprio lavoro, l'uomo si associa all'opera redentrice di Cristo" (Cost. Past.
sulla Chiesa n. 67).
E infine :
"Ai poveri, agli ammalati, a tutti coloro che
soffrono : voi siete fratelli del Cristo sofferente, e come Lui, se volete,
salvate il mondo" » (Messaggio – Concilio Vaticano II) 2.
« Era il 30 maggio 1862,
penultimo giorno del mese della Madonna.
A sera, dopo le preghiere, prima che
centinaia di ragazzi andassero a dormire, San Giovanni Bosco iniziò la "buona
notte" così :
― Vi voglio raccontare un sogno. È’ vero che
chi sogna non ragiona, tuttavia io, che a voi racconterei perfino i miei
peccati, se non avessi paura di farvi scappare tutti e di far crollare la casa,
ve lo racconto per vostra utilità spirituale. Il sogno l'ho fatto alcuni giorni
fa.
Figuratevi di essere con me sulla spiaggia
del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di
terra se non quello che sta sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie di
acqua si vede una moltitudine innumerevole di navi schierate a battaglia : le
loro prore terminano con un rostro di ferro acuto a guisa di coltello o freccia
che, dove s'infigge, ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di
cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie
incendiarie, e anche di libri, e avanzano contro una nave molto più grossa e più
alta di tutte loro, tentando di speronarla con il rostro, di incendiarla o
almeno di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave ammiraglia, attrezzata
di tutto punto, fanno scorta molte navicelle e velieri che da lei ricevono i
segnali di comando ed eseguono evoluzioni per difendersi dalle flotte
avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i
nemici.
In mezzo all'immensa distesa del mare si
elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una
dall'altra.
Sopra di una vi è la statua della Vergine
Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa scritta :
"Auxilium Christianrum" (aiuto dei cristiani); sull'altra che è molto più
alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un
cartello con le parole : "Salus Credentium" (salvezza dei credenti).
Il comandante supremo della gran nave, che è
il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e la situazione critica nella
quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare attorno a sé i piloti delle
navi secondarie (cioè i Vescovi) per enere consiglio e decidere il da farsi.
Tutti i piloti salgono e si radunano intorno al Papa. Tengono concilio, ma
infuriando il vento sempre di più e la tempesta, sono mandati a governare le
proprie navi.
Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna
per la seconda volta intorno a sé i piloti, mentre la nave ammiraglia prosegue
la sua rotta. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi
sono diretti a portare la nave in mezzo alle due colonne, dalla sommità delle
quali, tutto intorno, pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene. Le
navi nemiche scattano tutte ad assalirla e tentano in ogni modo di arrestarla e
farla sommergere. Le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie
di cui sono ripiene e che cercano di scaraventare a bordo; le altre coi cannoni,
coi fucili, coi rostri: il combattimento diventa sempre più accanito. Le prore
nemiche l'urtano violentemente; ma inutili risultano i loro sforzi e il loro
attacco. Invano ritentano la prova; sciupano ogni loro fatica e munizione, la
grande nave ammiraglia procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta
che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda
fessura; ma non appena è avvenuto il guasto, spira un Soffio (lo Spirito Santo)
dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Scoppiano intanto i cannoni degli assalitori,
si spezzano i fucili, ogni altra arma e i rostri ; si sconquassano molte navi e
sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi iniziano, a combattere ad armi
corte, cioè a distanza ravvicinata: con le mani, con i pugni, con le bestemmie e
con le maledizioni.
Quand'ecco che il Papa, colpito gravemente,
cade. Subito coloro che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo
rialzano. Il Papa è colpito per la seconda volta, cade di nuovo e muore.
Un grido di vittoria e di giubilo si alza dai
nemici; sulle loro navi dilaga un indicibile tripudio. Ma appena morto il
Pontefice, un altro Papa subentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno
eletto così rapidamente, che la notizia della morte del Papa giunge con la
notizia dell'elezione del successore. Gli avversari cominciano a perdersi di
coraggio.
Il nuovo Papa, sbaragliando e superando ogni
ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e, giunto in mezzo ad esse, la
lega con una catena che pendeva dalla prora a un'ancora della colonna su cui sta
l'Ostia; e con l'altra catena, che pendeva a poppa, la lega dalla parte opposta
a un'altra ancora appesa alla colonna su cui e collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento.
Tutte le navi che fino a quel momento avevano
combattuto contro la nave ammiraglia su cui sedeva il Papa fuggono, si
disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une affondano e cercano di
affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente insieme
col Papa vengono a legarsi a quelle colonne.
Molte navi che, ritiratesi per timore della
battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché
dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena
vogano alla volta di quelle due colonne, dove arrivate si attaccano ai ganci
pendenti e li rimangono tranquille e sicure, insieme con la nave ammiraglia su
cui sta il Papa.
Nel mare regna una gran calma, una calma
sovrana ».
Il 25 maggio 1967 venne pubblicato il primo
ed importante documento ufficiale nato dalle indicazioni e innovazioni del
Concilio Vaticano Il, sul mistero eucaristico : « Istruzione sul
culto del mistero eucaristico » noto come Eucharisticum mysterium.
Questo documento ha avuto il grande merito di
ricomporre l'unità organica dell'intero mistero eucaristico. « Di particolare
rilievo, dopo secoli di separazione in sede teologica e pratica, o celebrativa,
è la stretta connessione tra sacrificio e convito, che appartengono allo stesso
mistero ».
Riportiamo alcuni punti significativi del
documento, rimandando, per un approfondimento, alla sua lettura integrale.
Il documento è suddiviso in tre parti che
riguardano :
1) Principi generali per la catechesi al
popolo sul mistero eucaristico.
2) La celebrazione del memoriale del Signore.
3) Culto della Santissima Eucaristia come
Sacramento permanente.
« Il mistero eucaristico è veramente il
centro della sacra liturgia, anzi di tutta la vita cristiana. (E.M. 1)
Occorre infatti che il mistero eucaristico,
considerato in tutti i suoi aspetti, risplenda agli occhi dei fedeli con la
chiarezza che gli conviene e che i rapporti tra i vari aspetti di questo
mistero, obiettivamente riconosciuti dalla dottrina della Chiesa siano inculcati
anche nella vita e nell'anima dei fedeli ». (E.M. 2)
« Bisogna dunque considerare il mistero
eucaristico in tutta la sua ampiezza, tanto nella stessa celebrazione della
messa quanto nel culto delle sacre Specie, che sono conservate dopo la Messa per
estendere la grazia del Sacrificio ». (E.M. sez. g)
« Nella Messa, il Sacrificio e il sacro
convito appartengono allo stesso mistero al punto da essere legati l'uno
all'altro da strettissimo vincolo ». (E.M. 3)
« La Messa, o Cena del Signore, è
contemporaneamente e inseparabilmente :
― Sacrificio in cui si perpetua il sacrificio
della croce ;
― Memoriale della Morte e Resurrezione del
Signore che disse : "fate questo in memoria di me" (Lc 22,19).
― Sacro convito in cui, per mezzo della
comunione del Corpo e del Sangue del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni
del sacrificio pasquale, rinnova il nuovo patto fatto una volta per sempre nel
Sangue di Cristo da Dio con gli uomini, e nella fede e nella speranza prefigura
e anticipa il convito escatologico nel regno del Padre, annunziando la morte del
Signore "fino al suo ritorno".
Cristo affidò alla Chiesa questo sacrificio a
questo scopo : perché i fedeli partecipassero ad esso, sia spiritualmente
con la fede e la carità, sia sacramentalmente, con il banchetto della
santa comunione. La partecipazione alla Cena del Signore è sempre invero
comunione con il Cristo, che si offre per noi in sacrificio al Padre.
La celebrazione eucaristica, che si compie
nella Messa, è azione non solo del Cristo, ma anche della Chiesa. In essa
infatti il Cristo, perpetuando nei secoli in modo incruento il sacrificio
compiuto sulla croce, mediante il ministero dei sacerdoti, si offre al Padre per
la salvezza del mondo. E la Chiesa, Sposa e ministra di Cristo, adempiendo con
Lui all'ufficio di sacerdote e vittima, lo offre al Padre e insieme offre tutta
se stessa con Lui ». (E.M. 3)
La comunione che in precedenza veniva data
all'inizio o alla fine della messa, con il Concilio Vaticano Il viene riportata
all'interno della celebrazione eucaristica e, a differenza del passato, ne viene
inoltre raccomandata la frequenza quotidiana, riprendendo così le disposizioni
di Pio XII, poiché : « E evidente che la santissima Eucaristia,
ricevuta frequentemente o ogni giorno, accresce l'unione con Cristo, alimenta
più abbondantemente la vita spirituale, arma più potentemente l'anima di virtù e
dà a colui che si comunica un pegno anche più sicuro della felicità eterna, i
parroci, i confessori e i predicatori invitino con frequenti esortazioni e,
molto zelo il popolo cristiano a questo uso tanto pio e salutare ». (E.M. 37)
Il documento invita, inoltre, a fare della
propria vita una vita di comunione con Cristo, non limitando l'unione a Lui
solo alla celebrazione eucaristica :
« Per la partecipazione del Corpo e del
sangue del Signore, si sparge abbondantemente su ciascuno dei fedeli il dono
dello Spirito Santo come acqua viva (cf Gv 7,37-39), purché esso sia
stato ricevuto sacramentalmente e con la partecipazione dell'animo, cioè con la
fede viva, che opera attraverso l'amore. Ma l'unione con il Cristo, cui è
ordinato questo Sacramento, non deve essere suscitata solo durante il tempo
della celebrazione eucaristica, ma deve essere prolungata durante tutta la vita
cristiana, si che i fedeli, contemplando ininterrottamente nella fede il dono
ricevuto, trascorrano la vita di ogni giorno nel rendimento di grazie, sotto la
guida dello Spirito Santo e producano più abbondanti frutti di carità. Affinché,
poi, restino con più facilità in questa azione di grazia, che è resa a Dio in
modo eminente nella Messa, si raccomanda a coloro che si sono ristorati con la
santa comunione, di sostare qualche tempo in preghiera ». (E.M. 38)
Ed infine per quanto riguarda il «culto della
Santissima Eucaristia come Sacramento permanente », fatta propria l'espressione
del Concilio di Trento, « il sacramento istituito come cibo, non sminuisce il
dovere di adorarlo », il documento ribadisce la legittimità ed il dovere dei
cristiani di adorare il Santissimo Sacramento.
« La devozione sia privata che pubblica verso
il Sacramento dell'altare, anche al di fuori della Messa, secondo le norme
stabilite dalla legittima autorità e nella presente Istruzione, è caldamente
raccomandata dalla Chiesa, perché il Sacrificio eucaristico è la fonte e il
culmine di tutta la vita cristiana ». (E.M. 58)
Vengono ricordati i fini per cui vengono
conservate le Sacre Specie ed il contesto dell'adorazione eucaristica :
« La celebrazione dell'Eucaristia nel
sacrificio della Messa è veramente l'origine e il fine del culto che si rende ad
essa al di fuori della Messa. Infatti non solo le sacre Specie che restano dopo
la Messa derivano da essa, ma vengono conservate perché i fedeli che non possono
partecipare alla Messa, per mezzo della comunione sacramentale, ricevuta con le
dovute disposizioni, si uniscano al Cristo ed al suo sacrificio, che è elevato
nella Messa. Perciò lo stesso Sacrificio eucaristico è la fonte ed il culmine di
tutto il culto della Chiesa e di tutta la vita cristiana ». (E.M. sez. e)
« I fedeli poi, quando venerano Cristo
presente nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal
Sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale insieme. La
pietà, dunque, che spinge i fedeli a prostrarsi presso la santa Eucaristia, li
attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale e a rispondere con
gratitudine al dono di Colui che con la sua umanità infonde incessantemente la
Vita divina nelle membra del suo Corpo. Trattenendosi presso Cristo Signore,
essi godono della sua intima familiarità e dinanzi a Lui aprono il loro cuore
per loro stessi e per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del
mondo. Offrendo tutta la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo,
attingono da quel mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità.
Alimentano quindi, così, le giuste disposizioni per celebrare, con la devozione
conveniente, il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che ci
è dato dal Padre.
Attendano,
dunque, i fedeli, con ardore alla venerazione di Cristo Signore nel
Sacramento, secondo il loro stato di vita, e i Pastori li guidino a
ciò con l'esempio e li esortino con opportuni ammonimenti ». (E.M. 50)
« I Pastori provvedano perché tutte le Chiese
e pubblici oratori in cui è conservata la Santissima Eucaristia restino aperti,
almeno diverse ore sia al mattino che alla sera, perché I fedeli possano
agevolmente pregare davanti al Santissimo Sacramento». (E.M. 5])
« La Santissima Eucaristia, si custodisca in
un Tabernacolo solido e inviolabile, e che sia davvero nobile ».
(E.M. 54)
«Secondo la tradizione, davanti al
tabernacolo arda perennemente una lampada, come segno dell'onore che è reso al
Signore».(E.M. 57)
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